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Golf Resort nascono all’ombra delle speculazioni edilizie

Di Norma Ferrara il . Sicilia

Appena fuori dalle coste calabresi appare, sontuosa e imponente, fragile e sola. Ad accogliervi, il suo faro, centro di smistamento di pensieri, massicci e profondi, per chi vi arriva e per chi se ne diparte. Benvenuti in Sicilia. Per questa terra e il suo sviluppo economico, c’è in cantiere, un futuro tutto importato targato Golf Resort.

Come dichiara il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, “i giocatori da golf sono in genere persone ricchissime, vanno dove c’è più possibilità di giocare… i campi da golf non si fanno concorrenza” – largo al turismo d’elitè, dunque. Da anni in Sicilia ci si crogiola nella tentazione di provarci e pare che adesso alle parole stiano seguendo i fatti. In silenzio, come sempre da queste parti.
La denuncia arriva dal dossier che Legambiente Sicilia sta ormai da tempo stilando di fronte all’avanzare di progetti sordi alla vocazione territoriale di questa regione e ai suoi vincoli ambientali e che prevedono, su un terreno ad altissimo rischio siccità qual è quello siciliano, più di 40 campi da golf, numerosi porti turisti comodi e alcuni casinò.

Non bastano inoltre, i numeri e i dati a far capire che si sta operando chirurgicamente in un settore già in crisi da tempo. Dal report di Confturismo, infatti, la Sicilia torna a casa con cifre da capogiro. Dal 2001 al 2006 la regione ha speso per la sola promozione del turismo una cifra come un miliardo e 600 milioni di euro con un implemento del flusso turistico che da 4 milioni è passato solo a 4,5. E’ la regione che ha speso di più per “ vendere” se stessa ai turisti, e non vi è riuscita. Non solo, molte altre regioni, con una spesa promozionale pari alla metà delle spese siciliane hanno aumentato i visitatori (ad esempio il Veneto e il Lazio). Sommando tutti i finanziamenti regionali alle imprese turistiche e alberghiere, nel 2006 ogni pernottamento è costato alle casse della Regione circa 21,7 euro a notte rispetto ad una media nazionale si assesta attorno al 4,9 euro.
A fronte di una situazione già complessa, la ricetta studiata dal Governo Miccichè – Cuffaro sarebbe quella di importare tramite società estere capitali utili da investire in strutture alberghiere e sportive International Style, e far diventare la Sicilia il nuovo paradiso turistico per i cugini benestanti d’oltre oceano. Una sorta di piccola Las Vegas, sotto il profilo dei casinò. Una piccola Scozia per il golf di prima classe.

Da anni gli analisti del settore invece indirizzano le politiche del turismo verso una presa di coscienza della vocazione territoriale a partire dall’identità di un luogo e del suo passato, sino all’elaborazione di politiche che partano da dentro il territorio. Altri tentativi imposti dall’esterno sono destinati a provocare squilibri ambientali irreparabili e a fallire, sul lungo periodo, anche sotto il profilo economico. Quello in programma all’Ars, assomiglia sempre più ad una ritoccatina al look della regione mentre dentro, solo per citarne alcuni, rimangono drammaticamente aperti, (anche per i turisti comuni, quelli senza la barca importante) i problemi della viabilità e dei trasporti, quello dell’acqua, che in alcune zone è ancora oggetto del desiderio e del ricatto.

Ed è ancora una volta lo spettro delle speculazioni immobiliari, degli affari, anzi del malaffare, a fare da sfondo a queste scelte. Sono partire infatti le prime manovre legislative per aggirare i vincoli ambientali esistenti: dalla proposta di abolizione del vincolo assoluto sui 150 metri dalla costa alla legge sul demanio che ha esteso la tipologia di strutture realizzabili nella stessa fascia costiera fino a comprendere bar, ristoranti, centri commerciali, a tante altre proposte, non ancora passate in aula. Molte delle strutture in questione dovrebbero sorgere in aree protette, da Sciacca (Ag) sino ad Enna, passando per la costa che da Tusa si snoda sino al Tindari (Me), dove sorgeranno 8 porti in 50 km di costa, quasi uno per Comune. “Il rischio – dichiara Salvatore Granata segretario regionale della Legambiente Sicilia – è quello di una urbanizzazione forzata dei posti più belli della Sicilia e di una dispersione dei fondi comunitari in speculazioni immobiliari”.

I sospetti sarebbero fondati a giudicare dalle prime inchieste della magistratura che hanno messo in luce una serie di truffe nella gestione del finanziamento della Legge 488 proprio nel settore turistico. Si chiude un occhio sulla propria identità, su quello che siamo da sempre stati, per raggiungere immagine e prestigio a buon mercato e in fretta. Ma una buona notizia c’è: la “nuova Sicilia” ospiterà finalmente dei casinò e a tal proposito, Gianfranco Miccichè commenta: “non si capisce perché in altre parti d’Italia devono esserci e qui no”.
E che dirgli: non si capisce?

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