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I familiari di vittime di mafia: siamo noi i veri condannati al 41 bis

Di redazione il . Dai territori, Sicilia

 Sotto lo sguardo incuriosito di molti giovani volontari provenienti da tutta Italia, ieri a San Giuseppe Jato all’agriturismo della Cooperativa Placido Rizzotto, nato sul bene che era della famiglia Brusca, familiari di vittime di mafie si sono ritrovati per confrontarsi con il ricordo ma anche con l’impegno alla vigilia dell’anniversario della strage di via d’Amelio, nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino, gli agenti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, e Claudio Traina.

“Un percorso, quello di unire memoria e impegno, nel quale Libera ha creduto da subito, sin dalla prima giornata in memoria delle vittime di mafia che si tenne a Roma nel marzo del ’96, dove – ricorda Davide Pati dell’Ufficio di Presidenza – per la prima volta il ricordo è stato declinato non più al passato ma al futuro, guardare avanti, senza timore e con la voglia di costruire per i giovani di oggi un futuro senza l’ipoteca delle mafie”. “E non era affatto scontato – ricorda Enzo Di Girolamo, del Consorzio Sviluppo e legalità, quando anni fa iniziammo questo percorso non eravamo certi di farcela ne che avrebbe condotto così avanti nella lotta alle mafie, soprattutto in Sicilia, dove il riutilizzo dei beni confiscati dalla mafia è diventato la vera frontiera concreta contro le mafie”. Mafie che soffocano la regione e il futuro di molti giovani che per continuare a respirare in questi anni hanno scelto la via dell’esilio volontario, spesso verso il nord d’Italia.

A loro si rivolge nel suo intervento il presidente della Cooperativa Pio La Torre, Salvatore Gibiino. A loro racconta di altri giovani che a questa pressione esercitata sul territorio da Cosa nostra hanno risposto “puntando i piedi e rimanendo su questa terra” grazie alla nascita delle cooperative, intuizione vincente che ha fornito l’alternativa di lavoro pulito che prima non c’era. Un passo rivoluzionario che sta innescando processi sociali altrettanto rivoluzionari in terra di mafie, anno dopo anno “quando con l’aratro coltiviamo le terre che ci vengono assegnate dopo la confisca, nel capovolgere la zolla di terra, giriamo pagina, riscrivendo la nostra storia”.

Molti gli interventi dei familiari che hanno ricordato il sacrificio fatto a testa alta e con coraggio dai propri cari, gli anni di impegno dentro Libera e la nascita di nuove associazioni che ne condividono e rafforzano il percorso come quella della neonata Aifam, che sottolinea il portavoce “significa il contrario di mafia”. Ma è il padre di Nino Agostino, agente ucciso il 5 agosto del 1989,  a toccare per primo un tema caldo e si stretta attualità come il 41 bis. Con compostezza e lucidità Agostino si chiede perché durante i tentativi legislativi di svuotare il carcere duro per i mafiosi, comprese le due revoche appena emesse, nessuno abbia chiesto ai familiari il loro parere. “E noi? – commenta Agostino – noi lo sentiamo più l’odore dei nostri cari? Noi li accarezziamo più? siamo noi i veri condannati al 41 bis… perché a loro, che sono i responsabili, dovrebbero revocarlo e noi dobbiamo restare condannati a vita a questa mancanza?”. Una pozione condivisa anche dagli altri familiari presenti che non escludono di recarsi sino a Roma per protestare contro queste revoche del carcere duro per i mafiosi. Perché l’odore dei loro cari non sia venuto a mancare, invano.

Oggi a Palermo si terranno numerose iniziative che ricorderanno il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Ieri intorno alle 19 è stata inaugurata la “cittadella delle associazioni” in via d’Amelio, una no stop di stand e dibattiti sulla legalità che è durata tutta la notte sino alle 6 di questa mattina. Stamattina altre iniziative in tutta la città ricorderanno la strage di via d’Amelio e la giornata si concluderà presso la Biblioteca Comunale di Casa professa con la presenza, fra gli altri, di Rita Borsellino e Ilda Boccassini.

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