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Operazione “Xenopolis”, appalti in mano alle cosche reggine. In manette anche il “professore”

Lucio Musolino* il . Calabria

Ciao professore». «È una vergogna, è una vergogna». Il professore è Rocco Palermo, l’ex sindaco di San Procopio che, salutando i parenti accorsi davanti alla questura, ha imprecato mentre, in manette, veniva accompagnato nel carcere di San Pietro. È la seconda volta che viene arrestato in meno di tre anni per reati di mafia. L’inchiesta, denominata “Xenopolis”, ha svelato il monopolio della cosca nella gestione degli appalti pubblici attraverso amministratori locali e imprenditori compiacenti. L’ex sindaco Rocco Palermo era stato già arrestato nel luglio 2010 nell’ambito dell’operazione “Meta”. Anche in quell’occasione, la Dda di Reggio Calabria aveva contestato al politico di essere espressione della cosca Alvaro.

IL BLITZ NELLA NOTTE
Sette persone sono state arrestate questa notte dalla squadra mobile di Reggio Calabria nell’ambito di un’operazione contro la cosca Alvaro di Sinopoli. Il blitz, disposto dalla Direzione distrettuale, è scattato prima dell’alba. Gli uomini di Gennaro Semeraro hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal giudice per le indagini preliminari. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al concorso esterno e all’intestazione fittizia. Nella rete della Direzione distrettuale antimafia finisce una delle cosche più pericolose della Piana Gioia Tauro. Gli Alvaro, infatti, sono considerati la famiglia mafiosa più influente nei comuni reggini di Sinopoli, Delianuova, Sant’Eufemia d’Aspromonte e San Procopio. Oltre all’ex sindaco Rocco Palermo, in manette sono finiti i vertici della cosca Alvaro. La squadra mobile di Reggio ha arrestato Cosimo Alvaro (classe 1964, già in carcere), Domenico Alvaro (classe 1977), Giasone Italiano, Domenico Laurendi e Antonio Alvaro (classe 1966) – tutti in carcere – e Carmelo Giuseppe Occhiuto al quale il gip Tommasina Cotroneo ha concesso i domiciliari. Ad Antonio Alvaro i sostituti procuratori Di Palma e Sottosanti hanno contestato anche il reato di intestazione fittizia del ristorante “Il “Tocco di Bacco” a Villa San Giovanni. Giasone Italiano è accusato solo di concorso esterno in associazione mafiosa.

LA CONFERENZA STAMPA

I dettagli dell’operazione “Xenopolis” sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta in questura dal procuratore Federico Cafiero de Raho secondo cui «nell’operazione sono emersi i contatti degli Alvaro con il mondo dell’impresa e della politica. Si tratta di un’inchiesta fondata sull’attività tecnica della squadra mobile. Tante intercettazioni e nessuna collaborazione. La ‘ndrangheta è forte per i suoi rapporti con la politica». È stato il procuratore aggiunto Michele Prestipino a snocciolare i nomi dei politici coinvolti. Non si tratta solo dell’ex sindaco Palermo finito in manette, ma – ha affermato il magistrato – «sono emersi contatti con il consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi, l’esponente dell’Udc di Milano Domenico Rositano e il sindaco di Bagnara Calabra Cesare Zappia». Il procuratore de Raho ha sottolineato i rapporti tra gli Alvaro e l’ex sindaco Palermo. «Rapporti – dice – che erano frequenti, profondi e finalizzati agli appalti». Il procuratore aggiunto Prestipino si è soffermato sulla figura di Cosimo e Antonio Alvaro, figli di don Mico Alvaro morto nel 2010, «uno degli uomini più potenti della ‘ndrangheta, il paciere della guerra di mafia a Reggio Calabria». Un ruolo questo che ha rafforzato «l’asse tra le cosche di Reggio e quelle di Sinopoli. Abbiamo la presenza di Cosimo Alvaro a Reggio in rapporti con imprenditori e politici. Rapporti che vengono mediati da Domenico Laurendi». L’inchiesta ha fatto luce, inoltre, sul sistema del tessaremento a favore di politici che, così, avrebbero rafforzato la loro influenza all’interno del partito di appartenenza. «Laurendi – aggiunge Prestipino – procacciava voti a Palermo e, in cambio, otteneva vantaggi per le sue imprese impegnate nella manutenzione delle strade provinciali. È questo il modus operandi al quale le cosche non possono rinunciare»

 

Lucio Musolino per “Il Corriere della Calabria”

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