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Barcellona Pozzo di Gotto (Me), familiari e società civile in corteo per chiedere verità e giustizia per Attilio Manca

di redazione il . Sicilia

La notizia dell’archiviazione delle indagini sul delitto di Attilio Manca è arrivata come una doccia fredda, sebbene non a sorpresa, per i familiari e per quanti in questi anni abbiano chiesto a gran voce che il delitto dell’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto non rimanga un caso irrisolto. Oggi proprio nella cittadina della provincia di Messina in cui l’urologo è nato e cresciuto l’Associazione Amici di Attilio Manca, organizza un corteo pacifico con l’obiettivo di coinvolgere tutta la cittadinanza locale e sensibilizzare le coscienze sulla gravità di un provvedimento iniquo che lede la dignità di ogni cittadino. Si partirà alle 18.30 da Piazza Falcone-Borsellino, dove ha sede il Tribunale del comune in provincia di Messina, per proseguire lungo la stessa via Falcone-Borsellino, incanalandosi verso la via Roma, raggiungendo Piazza San Sebastiano e proseguendo verso le vie Garibaldi, Spagnolo, San Francesco Bosco, e fermarsi davanti al Comune. Insieme ad Angela, Gino e Gianluca Manca ci saranno Salvatore Borsellino; Piero e Pasquale Campagna, i fratelli di Graziella; Antonio Presti, presidente della Fondazione Antonio Presti- Fiumara d’Arte; l’europarlamentare Sonia Alfano, presidente della Commissione Speciale Antimafia, ma soprattutto figlia di Beppe; Santo Laganà, presidente dell’Associazione “Rita Atria”; il giornalista e scrittore Riccardo Orioles, socio fondatore della rivista “I Siciliani”; oltre, ovviamente, diversi amministratori e politici siciliani.

La storia. Attilio Manca trovato morto a Viterbo nella notte fra l’11 e il 12 febbraio del 2004 è stato uno dei pochi medici  in Italia capace di operare tumori alla prostata in laparoscopia. Nato a Barcellona Pozzo di Gotto il giovane Attilio era diventato un fiore all’occhiello della medicina italiana e dopo la specializzazione aveva raggiunto livelli di eccellenza nel suo settore. Una carriera brillante, un presente sereno e molti progetti in cantiere, fra i quali una partenza in programma all’estero. Sino a quella notte, quando l’urologo venne trovato morto nella sua casa di Viterbo, città nella quale viveva e lavorava.  Secondo le prime indagini portate avanti dalla procura ( poi confermate nelle motivazioni che hanno portato all’archiviazione della pista “mafiosa” sul caso Manca) il medico sarebbe morto iniettandosi per ben due volte con la mano sinistra nel polso sinistro (Attilio era mancino) un mix di droghe. Tutta una serie di indizi legati al ritrovamento del corpo del giovane medico, secondo i familiari e l’avvocato Fabio Repici, farebbero però pensare ad un omicidio. E ancor più,  pesanti coincidenze legherebbero questo inscenato suicidio alla latitanza del boss di Cosa nostra, Bernardo Provenzano. Attilio Manca, secondo i familiari infatti, sarebbe stato «ingaggiato» dalla mafia barcellonese (da sempre operativa sulle latitanze dei grandi boss siciliani) per visitare e operare il finto «Gaspare Troia»  nella clinica di Marsiglia nell’ottobre del 2003. L’avvocato Repici, negli anni, ha portato numerosi indizi chiedendo ai magistrati di indagare anche in questa direzione. Quest’estate, invece, è arrivata la notizia che per cinque dei sei indagati (legati alla pista che porta a Bernardo Provenzano) per la morte dell’urologo di Belcolle si è scelto di archiviare le indagini. Il caso Manca  – sul quale è stato scritto anche un libro a firma di un giornalista spagnolo “L’enigma del caso Manca” edizioni Terrelibere  – rimarrebbe ad oggi, dunque, un suicidio dovuto ad assunzione di droga. Ma familiari, società civile, associazioni e alcuni politici continuano a pensare che le cose non siano andate cosi. E oggi a Barcellona Pozzo di Gotto hanno organizzato un corteo per chiedere che si continui ad indagare e che il caso di Attilio non rimanga irrisolto come molti altri casi simili che hanno attraversato la storia del nostro Paese, soprattutto quando dietro si sono nascosti interessi e strategie criminali di Cosa nostra. 

L’archiviazione. “Considerando la complessità della vicenda, in continuità e nel rispetto del lavoro già svolto dagli inquirenti – ha commentato dopo aver saputo dell’archiviazione del caso Manca per alcuni indagati  don Ciotti, presidente di Libera  – riteniamo che sia necessario che la Procura Nazionale Antimafia prenda in mano il caso per intraprendere ulteriori percorsi di ricerca di verità e giustizia cosi’ come da anni chiedono i familiari di Attilio Manca”. “A noi come alla famiglia di Attilio non interessa avere un assassino a tutti i costi ma solo una verità giudiziaria che coincida con la verità dei fatti, una verità che dia risposte esaurienti ai tanti interrogativi sulle dinamiche di quella morte, su certe preoccupate telefonate di Attilio ai suoi familiari qualche giorno prima del rinvenimento del cadavere, di quel viaggio misterioso in Francia di qualche tempo prima e e le numerose coincidenze con le vicende legate alla latitanza di Provenzano – continua Ciotti”.” Nell’attesa di conoscere le motivazioni dei giudici di Viterbo noi continueremo a camminare accanto alla famiglia Manca nella loro richiesta di giustizia – conclude –  perché ad Attilio venga restituita la dignità della verità”.

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