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Rassegna stampa 31 luglio 2013

di redazione il . Rassegne

Antimafia sociale. L’edizione palermitana de Il Corriere del Mezzogiorno pubblica un video e un articolo, a firma di Roberto Chifari, sull’iniziativa dell’associazione antimafia Libera a Favignana. Nell’articolo si legge: “Una 2 giorni per dire no alla mafia e per rinnegare qualunque violenza e sopruso. Si chiama “Liberi in Mare” l’iniziativa che si è tenuta in questi giorni a Favignana, nel cuore delle isole Egadi, grazie all’impegno della campionessa mondiale di windsurf, Laura Linares, che a Favignana si allena tutti i giorni e che ha tenuto ai bambini delle lezioni di approccio ai fondamenti di questo sport”.

L’Avvenire pubblica un articolo a firma di Antonio Maria Mira sull’iniziativa realizzata per i detenuti del carcere di Carinole e le associazioni antimafia casertane. Nell’articolo si legge: “«Caro figlio, non pensare che la vita ci è ostile, si raccoglie quello che si semina e noi non siamo dei buoni contadini». Così scrive un detenuto del carcere di Carinola, nel Casertano, al figlio anche lui carcerato. Ma la storia cambia e proprio tra queste alte mure dei semi stanno crescendo e daranno buoni frutti, prodotti del lavoro di “buoni contadini”, detenuti e volontari, carcere e società civile insieme. Un risultato che si tocca con mano nei due ettari di girasoli che ondeggiano a una leggera brezza. Ma è solo il primo passo. Progetto “Semi di responsabilità”, nato dalla collaborazione tra l’amministrazione penitenziaria il Comitato don Peppe Diana, Libera Caserta, la cooperativa Carla Laudante e col sostegno di Agrinsieme Campania. Il territorio che propone e il carcere che risponde positivamente”.

Mafie a Milano. E’ il business dell’edilizia nel capoluogo lombardo l’argomento dell’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, a firma di Luigi Franco e Gaia Scacciavillani. Tra cantieri aperti e mai conclusi c’è il rischio che la criminalità mafiosa faccia affari d’oro. Intervistando l’esperto di diritto penale Gian Gaetano Bellavia, nell’inchiesta si legge: “E’ in questo contesto estremamente complesso che si possono innestare delle situazioni che riguardano la criminalità organizzata – continua Bellavia precisando che al momento non è tutto così – Su 100 cantieri magari in 10 sono entrati i soldi della droga, ma 90 sono lì inchiodati in attesa di fallire. Certo, ci sono delle situazioni tali per cui chi ha del denaro definiamolo a costo zero e ha interesse a modificarne la natura trasformandolo da denaro a rischio di identificazione di provenienza illecita in denaro investito in attività lecite, ha tutto il vantaggio di fare delle operazioni immobiliari. La mia sensazione però è che questo intervento della criminalità organizzata non sia ancora massicciamente avvenuto. Dal loro punto di vista ancora non è il momento”.

La cronaca milanese è ricca di notizie su mafie e criminalità organizzata. Il Corriere della Sera si occupa della multa inflitta ad una società di Sesto San Giovanni per reati ambientali. Nell’articolo si legge: “Maxi multa di 5 milioni di euro a una società di Sesto che commercia metallo per aver occultato la provenienza di 44 mila tonnellate di rifiuti ferrosi, attribuendoli a 10 mila cittadini inesistenti. Dai registri (falsificati), si sarebbero presentati ai cancelli di una ditta che commercia materiali ferrosi almeno diecimila coscienziosi cittadini in tre mesi: un vero e proprio record. L’unico primato, tuttavia, che la società rischia di battere è quello per la multa in tema di violazione delle norme a tutela dell’ambiente, fiscali e per il corretto recupero dei rifiuti”.

L’edizione milanese de La Repubblica si occpupa della condanna inflitta ad un’organizzazione criminale rumena che sfruttava disabili per accattonaggio e furti in città. Nell’articolo si legge: “Accusati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani e alla riduzione in schiavitù, sette romeni sono stati condannati dal gup milanese Chiara Valori a pene che vanno fino ai dieci anni di carcere: avrebbero reclutato illegalmente nel loro Paese d’origine una schiera di connazionali, in gran parte disabili, e li avrebbero costretti, con sevizie di ogni genere, a mendicare ai semafori e sui vagoni della metropolitana o a rubare per poi intascare “i proventi” dell’accattonaggio e la refurtiva”.

 

 

 

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