“People have the power”! In arrivo a Marsala i giovani di Libera, i “nuovi” Mille
Questa è una terra dove la parola “potere” continua a essere intesa come “potere criminale”, “potere politico”, un “potere” dal sapore feudale, e non si sbaglia a dare questa lettura. Qui c’è chi infatti comanda con spregiudicatezza e arroganza, il signore, e poi ci sono i vassalli e i valvassori, ma c’èanche la gente, la povera gente, che subisce e spesso sceglie di subire, cosciente, purtroppo, di vivere in una società dove i bisogni sono sfruttati, dove quando le risposte sono date, esse sonoespresse come se fossero concessioni magnanime, una società dove i diritti e i doveri restano uno slogan pronunciato ma non realmente praticato. Una società dove si sopravvive e dove vivono invece i “poteri forti”, occulti, c’è la mafia, che puntualmente è negata, c’è la corruzione che ha invaso la società in tutte le sue parti, c’è la disperazione di chi non arriva nemmeno alla seconda settimana del mese, c’è una forte disoccupazione, si è tornati a vedere giovani, e meno giovani, costretti ad emigrare, ci sono le bande che trafficano e spacciano sostanze stupefacenti, ci sono i giovani morti, dimenticati, uccisi dalle overdosi, stroncati dalla droga, ci sono i grandi appalti truccati e le casseforti di Cosa nostra, ci sono i politici che vogliono zittire i giornalisti e ci sono i giornalisti che si sono messi il bavaglio senza nemmeno attendere la legge sul bavaglio che in Parlamento ogni tanto qualcuno si ricorda di volere fare approvare, c’è l’antimafia recitata, ci sono i sindaci che pensano di dimostrarsi antimafiosi e paladini della legalità solo attaccando nelle pareti delle loro stanze istituzionali le foto di Falcone e Borsellino, pronti a celebrare gli anniversari dei più cruenti delitti mafiosi, e poi lesti nel calpestare il lavoro vero, concreto, fatto da investigatori, magistrati, giudici che ogni giorno “isolati” combattono Cosa nostra e i colletti bianchi. Basta, mi fermo qui, ma potrei continuare.
La realtà è anche fatta di altro. Ci sono le belle cose. L’ambiente, il territorio, la natura, il mare, le isole. Ma c’è anche l’impegno, lo sforzo compiuto da alcuni, nonsono tanti ma ci sono, per riscattare questa terra, per toglierla dal controllo del giogo che se anche mafioso non è, nel senso non è condotto da “punciuti”, è sempre fatto con metodologie mafiose, perché questa terra è impregnata di cultura mafiosa. C’è allora Libera, con i suoi giovani, con gli adulti, con le donne e gli uomini, sempre e soltanto volontari. E adesso, fra qualche giorno, ci sarete anche voi, giovani di Libera che da tutta Italia verrete in provincia di Trapani, a Marsala. Il vostro dovrà essere un “nuovo sbarco”, come quello che fu di Garibaldi. A voi il compito di scrivere una nuova pagina di storia. Qui ci sarà da rifare l’Unità d’Italia e ci sarà da riprendere i fili della “resistenza” partigiana, partigiani quindi, della Costituzione, come disse qualcuno più famoso di me, partigiani contro le mafie. Avete dinanzi una agenda ricca di cose da fare e di appuntamenti. Ascolterete tante voci autorevoli, io mi permetto di suggerire due cose. Anzi una sola. Scrivere un serio appello al Parlamento. Perché tacciano per sempre le voci di chi ritiene di gestire un “potere” e si ascoltino maggiormente nelle aule austere di Montecitorio e Palazzo Madama le voci di chi è lì per dare un servizio alla cittadinanza. Pitoni e pitonesse, nani e ballerini, cabarettisti e attori, venduti e scilipoti di turno, franchi tiratori…basta , fuori dal Parlamento. E punto di riferimento saranno certamente le leggi contro la corruzione e quella per difendere la libera informazione emettere fine alle commistioni nell’etere. Queste saranno le leggi che quando votate ci dovranno far capire chi è dalla parte della perpetuazione del potere come lo hanno fatto vedere a tutti noi in questi decenni e chi invece è dalla parte della politica come servizio. Un potere che ha il suo interesse a volerci rendere creduloni circa la morte della mafia, delle mafie, che vuole fare abbassare la guardia, che sostiene sindaci ignavi che chiamano malandrini i mafiosi, mentre ogni giorno un pugno di investigatori, credetemi un pugno di investigatori, sequestra e confisca incredibili casseforti alle mafie piene di denaro sporche del sangue di tanti morti ammazzati, sporchi del sangue di chi si è suicidato perché senza lavoro. Tra pochi giorni sarete qui a gridare no alla mafia e questa è la terra che da 20 anni continua a nascondere quel mafioso e assassino che porta il nome di Matteo Messina Denaro, quello sporco assassino venerato come un dio, che sta facendo proseguire la trattativa con quella parte di Stato che pensa di essere un potere inossidabile.Questa è la terra dove si parla di generica difesa della legalità e non si pronunzia mai bene e in modo adeguato la parola mafia.
Qui resiste la mafia sommersa, quella che ha riposto ma non sotterrato le lupare e le bombe, ma che indossa grisaglie e porta in giro 24 ore colme di denaro per corrompere. Ma questa è per fortuna la terra di persone coraggiose, Vito Pipitone, sindacalista, Ciaccio Montalto, magistrato, Alberto Giacomelli, giudice, Ninni Cassarà, poliziotto, Mauro Rostagno, giornalista, Giuseppe Montalto, agente di polizia penitenziaria, è la terra di Barbara Rizzo e di Giuseppe e Salvatore Asta, sfido che voi lontani da qui conoscete meglio di noi che stiamo qui le storie di questi trapanesi, è la terra di chi oggi combatte, Fulvio Sodano, AndreaTarondo, Giuseppe Linares, protagonisti di pagine importanti nella lotta alla mafia e che hanno visto, e vedono ancora oggi, sopra di loro mani che vorrebbero portarli via da questa terra, purtroppo tentativo che con Sodano è riuscito, tentativo che per gli altri resta attuale. Questa è la terra che fu anche di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che qui per primi videro la presenza della mafia economica altrettanto forte come quella militare che regna ancora a Palermo, questa è stata la terra che Carlo Palermo cominciò a conoscere stando a Trento, e qui trovò il tritolo ad attenderlo, è la terra di giudici impegnati come Dino Petralia e Alessandra Camassa, e di magistrati meno noti ma altrettanto capaci di fare rispettare la legge e di colpire i “potenti”, come Vincenzo Pantaleo, presidente del maxi processo alla mafia trapanese, Angelo Pellino, Piero Grillo, presidente delle misure di prevenzione. Questa è la terra dei familiari dei carabinieri Apuzzo e Falcetta truicidati negli anni ’70 e ai quali lo Stato qualche mese addietro ha detto che dopo 30anni si è reso conto di avere fatto processare e condannare delle persone che con la morte dei loro cari non c’entrano nulla. E se questi “innocenti” dopo 30 anni riprendono a vivere, quei familiari continueranno a non potere vivere per il dolore che si portano dentro. Questa è la terra che vive grazie a persone semplici, prive di notorietà, come Margherita Asta, Salvatore Inguì, Gisella Mammo Zagarella, Rino Marino, Teresa Nardozza Buccino, Marcello Contento, Vito D’Angelo, Peppe Gandolfo, Silvia Bentivegna, Lucia Calì, Liliana Riccobene, Nicola Pollina, e di altri, docenti, studenti, professionisti, che nel loro piccolo ogni giorno combattono, come tante formiche e però come le piccole formiche si incazzano anche loro perdono le staffe. E hanno ragione di farlo sequesta è pure la terra dove un processato per mafia ha fatto il sottosegretario all’Interno e ha continuato a fare fino a ieri il presidente del consorzio universitario, il senatore D’Alì, è la terra dove i sindaci usano contro i giornalisti l’arma dell’intimidazione usando la legge, questa è la terra dove se una volta la mafia viveva a 100 passi da noi, oggi ha accorciato questa distanza avvicinandosi in modo terribile ai suoi avversari. Ma noi, gli avversari, non dobbiamo più essere disarmati.
Dobbiamo rimettere in mano le lance dell’indignazione e posare l’indifferenza. Ecco queste giornate marsalesi spero che riescano a colpire nel segno. Ci riuscirete. Ci riusciremo. E’ in gioco il Vostro futuro, quello nostro è fatto oramai di poco tempo ancora, il Vostro è più lungo, sappiate perciò ricostruire la Libertà.
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