“Le crisi dimenticate” sempre meno presenti nei Tg
4%, in questo piccolo numero è racchiusa la quantità di notizie che i nostri Tg nazionali hanno dedicato nel 2012 alle crisi umanitarie nel mondo, il dato più basso registrato dal 2006 ad oggi. A lanciare l’allarme in forma di lettera aperta, a tutti i media nazionali, e sottoscritta da giornalisti di fama, l’ONG Medici Senza Frontiere, organizzazione attiva dal 1971 e insignita del Nobel per la Pace nel 1999. La ricerca realizzata anche quest’anno in collaborazione con L’Osservatorio di Pavia e accompagnata da un sondaggio d’opinione Eurisko, parte dai dati dell’informazione nostrana, gravata da una dose eccessiva di provincialismo e da una generale scarsa attenzione agli esteri accentuatasi nel corso degli ultimi anni, per creare un raffronto significativo con gli altri Tg europei. E dal confronto, i nostri Tg non escono indenni. Con la sola eccezione della Spagna, che per molti versi possiede un modello informativo analogo al nostro, in generale lo spazio dedicato da paesi come la Germania, la Francia, l’Inghilterra alle situazioni di crisi non solo è maggiore in termini quantitativi ( basti pensare che l’ARD tedesca ha dedicato alle crisi umanitarie nel solo 2012 il 14,4% dello spazio rispetto al 5,7% del Tg1) ma è migliore nella rappresentazione, con servizi di approfondimento, reportage dal posto, racconti contestualizzati. La tendenza italiana ( e non da ora) va invece in direzione diametralmente opposta: le situazioni di crisi balzano agli onori della cronaca in rapporto a due fattori fondamentali: in casi particolarmente catastrofici o per il coinvolgimento di cittadini occidentali, se italiani a maggior ragione…
Da qui inevitabile la definizione di provinciale che troppe volte grava sui media italiani, impastoiati tra politica, cronaca nera e le immancabili “soft news” ovvero le notizie leggere, di curiosità e costume, che nonostante il calo registrato rispetto agli anni precedenti continuano ad avere uno spazio consistente all’interno dei Tg pari al 6% e superato solo da un 8% dedicato alla criminalità. Giusto per fare qualche esempio, fra i più eclatanti, dal rapporto emerge come a fronte delle 30 notizie dedicate alla profezia dei Maya solo 4 notizie siano state dedicate al Niger, 3 alla Repubblica democratica del Congo e nessuna alla Repubblica Centrafricana, dove, in seguito ad una violenta guerra civile, è in corso una grave crisi umanitaria e sanitaria senza che la cosa abbia minimamente destato l’attenzione dei nostri media.
Unica eccezione, tanto per non buttare tutto al macero, lo spazio dedicato alla crisi siriana, maggiore in termini percentuali, ma non in termini qualitativi, sottolinea Loris De Filippi, presidente di MSF. L’attenzione in questo caso è stata tutta concentrata a raccontare i risvolti politici, i negoziati, le reazioni internazionali, anziché volta a narrare delle condizioni difficili in cui vivono ormai milioni di siriani.
Quando poi, dalle situazioni di crisi si passa alle emergenze sanitarie, malattie infettive e tropicali, lo scenario è a dir poco desolante: 13 notizie complessive, di cui 7 dedicate all’AIDS per una percentuale che si aggira intorno allo 0,6%. Un silenzio che non può non pesare come un macigno su chi ogni giorno interviene fattivamente sui luoghi di crisi e che pesa ugualmente su quei cittadini che, intervistati da Eurisko, hanno confermato, a maggioranza ( 63%), l’esigenza di ricevere una migliore informazione sulle crisi umanitarie.
Tanto per smentire il luogo comune per cui l’informazione è modellata sulle esigenze dell’utente.
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