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Lotta alle mafie e ai pregiudizi, accoglienza e storie di viaggi e migranti. Presentato a Roma “Siciliani si diventa”

di redazione il . Video

“La Sicilia non appartiene soltanto ai siciliani, così come l’Europa non è soltanto degli europei”. E’ un viaggio fuori dal tempo e dallo spazio ma dentro i pregiudizi e le tante identità del mediterraneo quello percorso, in punta di penna, dal sociologo e ricercatore Umberto Di Maggio, coordinatore di Libera in Sicilia nel libro “Siciliani si diventa”. A partire dall’esperienza vissuta a Lampedusa, con i “fratelli e le sorelle” in arrivo dall’Africa il sociologo si chiede cosa significhi davvero essere siciliani, diventare cittadini, fare scelte coraggiose per una vita migliore, dignitosa, spesso anche andando incontro alla morte. “I migranti oggi per me – spiega Di Maggio durante la presentazione del libro ieri al Cies di Roma, sono dei moderni Colapesce  (Nicola il pescatore) come la leggenda racconta di un coraggioso pescatore che ha lasciato la propria vita terrena per sorreggere una delle colonne che tengono in piedi la Sicilia, cosi i migranti di oggi rischiano la propria vita per ripartire con lo spirito che animò il pescatore Nicola”. “Dobbiamo liberarci dalla sicurezza del confine – dichiara in conclusione Di Maggio. Il confine è il mancato compimento dell’umanità. Dobbiamo invece riappropriarci della legge del mare. Fa effetto, certo, pensare che il luogo meno abitato dagli uomini sia, ad oggi, il posto in cui c’è ancora più umanità. I pescatori  di Mazara del Vallo, ad esempio lo sanno. Loro quella legge del mare, in barba alla Bossi – Fini che impone sanzioni a chi aiuta i migranti – la applicano ogni giorno.

 “Siciliani non si nasce” – Umberto Di Maggio, sociologo e ricercatore, coordinatore Libera in Sicilia

 

“Liberarci dei confini, applicare la Legge del Mare”


La presentazione del libro si è tenuta ieri a Roma nella giornata mondiale del Rifugiato proprio in un luogo cuore del dialogo, della formazione e dell’informazione sui temi delle migrazioni e dello scambio interculturale, il Cies di Roma. Insieme alla coordinatrice nazionale di Libera, Francesca Rispoli, la presentazione del libro edito da Coppola Ed., è stata l’occasione per fare il punto sull’impegno di ieri e di oggi di tanti non siciliani di nascita ma che sono diventati siciliani e sono morti in Sicilia, facendo una scelta di campo: quella di lottare contro le mafie e le illegalità che soffocano la democrazia nell’Isola. “Quando ho letto il libro di Umberto Di Maggio ho pensato, fra gli altri, a due persone che siciliane sono diventate: Mauro Rostagno, sociologo e giornalista, ucciso a Trapani dalla mafia e al patrimonio straordinario di formazione lasciato da Danilo Dolci, educatore che ha scelto quella terra per continuare il suo impegno contro povertà e ingiustizie”.

L’intervento di Francesca Rispoli, coordinatrice nazionale di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

 

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