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Contraffazione made in Cina

di Piero Innocenti il . Senza categoria

I cinesi, è risaputo, sono straordinariamente abili anche nel mercato illecito delle importazioni irregolari delle merci e nella contraffazione dei prodotti. I delitti accertati nel corso del 2012 dalle forze di polizia italiane – 1.044 per la “contraffazione di marchi e prodotti industriali” sul totale di 8.941 – sono soltanto una piccola frazione di un mercato che, anche nel 2013, si conferma di un certo interesse investigativo se si pensa ai 213 casi già denunciati sul totale di 1.635 delitti ( dati riferiti al primi quadrimestre e non ancora consolidati). L’attività di contrabbando attuato con false dichiarazioni dei valori o del quantitativo dei prodotti, collegata alla contraffazione e alla violazione del “made in Italy”, continua a rappresentare un serio problema per l’Italia e i nostri imprenditori. Situazione ancor più precaria se si pensa alla generale crisi economica che si sta attraversando e che è destinata a durare nel tempo. Difficile, peraltro districarsi nella fitta ragnatela di strutture societarie di persone e/o di capitali che fanno riferimento a gruppi familiari allargati cinesi. Attività investigative svolte (altre in corso), hanno accertato che in tale settore criminale si sta progressivamente realizzando una “saldatura” operativa sia con la delinquenza autoctona, a volte anche di tipo mafioso, sia con altre etnie, avvalendosi delle già riscontrate metodologie fraudolente per introdurre nel nostro paese le merci contraffatte ed eludere gli specifici controlli ( grazie anche alle complicità di operatori economici nei porti italiani dove giungono le navi porta container). Nella classifica regionale, relativamente al delitto di “contraffazione di marchi e prodotti industriali” nel 2012, in testa troviamo il Lazio con 261 casi ( la maggior parte concentrati a Roma), seguita dalla Puglia con 166 (111 solo a Bari), dalla Toscana con 125 ( di cui 50 a Prato), la Lombardia con 117 (di cui 63 a Milano), la Campania con 75 (67 a Napoli).

Collegato alla commercializzazione di prodotti contraffatti e alterati, il traffico di “rifiuti pericolosi” in quanto in contrasto con le norme vigenti in tema di garanzia e sicurezza del prodotto. Secondo l’ultimo rapporto del Comando Generale della Guardia di Finanza,nel corso del 2012, su tutto il territorio nazionale, sono stati sequestrati ben 38milioni di oggetti pericolosi o contraffatti. Emblematica, a riguardo, l’operazione, denominata “Xin Xin”, condotta nel febbraio del 2012 dalla squadra mobile di Roma che interessò alcune province siciliane con la denuncia di 13 persone, in maggioranza cinesi, per associazione a delinquere finalizzata alla frode doganale, all’importazione illecita di merci contraffate e pericolose per la salute pubblica. Più recentemente, a maggio u.s., tra Milano e provincia (Lacchiarella), la guardia di finanza ha sequestrato in alcuni capannoni 15milioni di pezzi privi del marchio CE o con il marchio contraffatto o realizzati con materiali di scarto e, quindi, pericolosi. Affari da capogiro, dunque, con organizzazioni criminali cinesi che hanno ramificazioni in molti paesi europei (Belgio, Germania, Francia, Svizzera, Olanda, Serbia, Spagna), e che con il riciclaggio, la prostituzione, le bische clandestine, l’immigrazione clandestina, stanno sempre più guadagnando terreno in casa nostra.

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