Le mani del clan Trecciano in Toscana
Riciclando denaro provento di attività criminose, il clan camorristico Terracciano in Toscana era perfino riuscito a creare valore per marchi della sua catena di ristoranti-pizzeria ‘Sancho Panzà e ‘Don Chisciottè (anche questi confiscati). Ora i due marchi sono stati confiscati da Dda Toscana e Gico della Guardia di Finanza per una stima di 1,7 mln di euro insieme agli altri beni (valore totale 14 mln di euro), patrimonio che verrà amministrato dall’Agenzia per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Tutti i beni erano già sotto sequestro per un’inchiesta che ha condotto già alla condanna definitiva i capi del clan, Giacomo Terracciano e Carlo Terracciano, più loro parenti e sodali operativi tra Prato, Pistoia e Lucca. Ma ora il tribunale di Prato ha accordato la confisca dopo aver sentito in contraddittorio i pm della Dda di Firenze e i difensori, appurando l’esistenza dei presupposti investigativi e giuridici per la confisca. Per la Dda di Firenze è un risultato fondamentale contro le infiltrazioni mafiose al Centro Nord.
«Le misure che portano alla confisca infastidiscono il crimine organizzato molto più del carcere -, ha commentato il procuratore di Firenze, Giuseppe Quattrocchi in una conferenza stampa nella sede del comando regionale della Gdf – Questa acquisizione definitiva allo Stato di patrimoni illeciti segna l’avvio in Toscana di una filosofia operativa mirata a perseguire il crimine organizzato sul piano patrimoniale».
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