Prima confisca di beni dei boss
Il Tribunale di Aosta ha disposto la prima – per la Valle d’Aosta – confisca di beni riconducibili ad attività illecite. La decisione è stata annunciata ieri, 22 maggio, a seguito del sequestro disposto dal Procuratore aggiunto Alberto Perduca e dal sostituto Giuseppe Riccaboni della Direzione distrettuale antimafia di Torino lo scorso 3 gennaio. I beni sono di proprietà di Giuseppe Nirta, 60 anni residente a Quart – comune alle porte del capoluogo valdostano – della moglie e dei figli. L’uomo fu arrestato l’11 giugno 2009 con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti, insieme al fratello Domenico e ai nipoti Franco e Roberto Di Donato. Giuseppe Nirta sta attualmente scontando una pena (è detenuto nel carcere di Bologna) di 7 anni e 8 mesi. Al momento della sentenza decadde l’aggravante mafiosa. Ieri, il tribunale aostano ha inoltre disposto, a carico di Giuseppe Nirta, la sorveglianza speciale per cinque anni con divieto di soggiorno in Valle d’Aosta.I difensori della famiglia Nirta avranno dieci giorni di tempo per ricorrere in Appello presso il Tribunale di Torino.
Nel corso delle udienze (8 gennaio, 5 febbraio, 26 marzo slittata al 24 aprile per problemi informatici) è stata prodotta una mole di documentazione atta a supportare la tesi difensiva secondo cui i beni della famiglia sono “frutto del sudore della fronte e di anni di lavoro in alpeggio”. Di fatto, alla famiglia sono riconducibili 933 mila franchi svizzeri e 16 immobili, di cui dieci nel comune di Quart (sette dei quali intestati ai figli, proprietari anche di due magazzini ad Aosta), oltre a quattro terreni (di cui un vigneto), intestati alla moglie, proprietaria anche di tre immobili a Bovalino (Rc) e di una Fiat 500. Oltre ai tre immobili di Quart, a Giuseppe Nirta erano stati sequestrati un magazzino a Charvensod (altro comune della cintura aostana) e una Fiat Panda.
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