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Narcotraffico nella Bolivia di Morales

di Piero Innocenti il . Senza categoria

Evo Morales, presidente della Bolivia ormai da sei anni (primo presidente indigeno del Sud America dopo cinquecento anni dalla dominazione spagnola), anche nella recente riunione a Vienna(marzo 2013) della Commissione sugli Stupefacenti dell’ONU, ha tenuto a ribadire il vecchio slogan “cocaina zero si, coca zero no”, nel rispetto di una tradizione millenaria di masticazione delle foglie di coca. Il presidente ha, così, conseguito l’importante successo della depenalizzazione della foglia masticata ben distinta dalle sostanze considerate droghe nelle varie Convenzioni delle Nazioni Unite. E’ bene ricordare che in Bolivia, da alcuni secoli, la foglia di coca viene utilizzata per combattere la fame, la fatica e gli effetti dell’altitudine (gran parte del paese si trova sopra i 4mila metri). Anche per questi motivi la pianta è considerata sacra. Fatto sta che, negli ultimi anni, il presidente “cocalero” (Morales ha conservato il ruolo di coordinatore nazionale dei forti sindacati dei cocaleros), sta conseguendo risultati apprezzabili contro il narcotraffico anche con le sue campagne alternative di lotta alle coltivazioni illegali. Nel 2012 sono stati distrutti circa 11mila ettari di coltivazioni non autorizzate, eradicate a mano da speciali reparti dell’esercito. Nonostante ciò, agli inizi del 2013 sono ancora circa 13mila gli ettari che eccedono i 12 mila consentiti dalla legge ( si tratta della legge del 19 luglio 1988 conosciuta come “Ley del regimen de la coca y substancias controladas”).

Il contrasto al narcotraffico è proseguito per tutto l’anno con particolare impegno da parte della FELCN (Fuerza Especial de Lucha contra el Narcotrafico, dipendente dal Comando Generale della Polizia Boliviana), con risultati operativi definiti “impressionanti” dagli stessi americani ( in tal senso Larry Mennot, incaricato degli affari americani in Bolivia), in passato, sempre particolarmente critici: 13.337 le operazioni antidroga condotte (12.367 nel 2011), con 32,13 ton. di cocaina base sequestrate (28,35 nel 2011), 4,17 ton. di cloridrato di cocaina (5,61 nel 2011), 739 ton. di foglie di coca (602 nel 2011), 407 ton. di marjiuana (392 ton nel 2011), 75 laboratori distrutti (47 nel 2011), 4.317 le persone arrestate (1.834 nel 2011) di cui tre italiani. Risultati operativi migliorati anche per una forte azione di “bonifica” all’interno delle istituzioni avviata da Morales dopo l’arresto (2011) per narcotraffico operato a Panama del direttore dell’intelligence boliviana e di quelli, più recenti, di sette alti dirigenti dei Ministeri dell’Interno e della Presidenza Boliviana per corruzione ed estorsione nei confronti di un cittadino americano detenuto nel carcere di Santa Cruz de la Sierra per riciclaggio di denaro del narcotraffico e in collegamento con un noto narcotrafficante brasiliano ( anch’egli arrestato ed estradato in Brasile). Le aree di lavorazione delle foglie di coca sono concentrate sempre nei dipartimenti di La Paz, Yungas e Chapare, con laboratori abbastanza “rustici” rispetto a quelli di Santa Cruz che dispongono di macchinari per tritare e pressare le foglie di coca ( si evitano, così, i “pisacocas”, persone che pestano le foglie per ore per estrarne il succo di coca).

Scomparse le grandi organizzazioni, i narcos boliviani, dopo periodi più o meno lunghi di carcerazione, hanno ricostituito una buona rete di piccoli gruppi che controllano spedizioni di cocaina in modo “parcellizzato”, commerciando, cioè, piccole spedizioni di droga. Gli itinerari di esportazione sono quelli consolidati da tempo, attraverso i valichi di frontiera di Puerto Suarez e Guayamerun (Brasile), di Yacumba (Argentina) e Tamilo Quemado (Cile). Le numerose piste clandestine di atterraggio sparse nel paese consentono un buon utilizzo anche di piccoli aerei per il trasporto della “merce”.

In Bolivia sembrano lontanissimi gli anni bui degli arresti illegali e delle torture di Hugo Banzer ( la nipote aveva sposato Marino Diodato, noto narcotrafficante italiano), dittatore del paese, ex generale dell’esercito e deceduto nel 2002.

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