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Processo Garofalo: la parola alla difesa

di Marika Demaria il . Senza categoria

dal tribunale di Milano, la giornalista Marika Demaria – Solamente due avvocati difensori dei sei condannati in primo grado per la morte di Lea Garofalo hanno oggi, giovedì 16, esposto le proprie arringhe conclusive. Nonostante il calendario delle udienze, come la stessa presidente della Corte Anna Conforti ha evidenziato, sia stato comunicato nel mese di febbraio, la maggior parte degli avvocati difensori ha preferito chiedere di prendere la parola il giorno dell’ultima udienza, fissata per il 21 maggio. Per ora la Presidente non si è pronunciata circa un’eventuale ulteriore data di lettura della sentenza di appello.

Stamane è stata Maira Cacucci la prima a prendere la parola, in difesa di Giuseppe Cosco. «Durante il processo di primo grado – ha esordito – il pubblico ministero disse che non eravamo di fronte ad un’equazione matematica; infatti i conti allora non tornavano, adesso sì. Adesso che conosciamo l’ora della morte di Lea Garofalo, possiamo affermare con certezza che Giuseppe Cosco è estraneo a tutti i fatti. Perché tra le 19 e le 19.30 lui non era nell’appartamento di piazza Prealpi 2 insieme a Carlo Cosco e Carmine Venturino bensì al bar Barbara. Una verità che ci era stata raccontata anche dalla sua convivente Renata Plado nel corso della sua testimonianza, quando raccontò di essere passata al bar intorno alle 18, di aver sostato nel locale in attesa di essere raggiunta da Denise, di essere poi andata con la ragazza a fare la spesa al supermercato, di essere tornata indietro e di aver visto ancora il suo convivente al bar. Lo chiama al cellulare poco dopo le 20: secondo Denise un’anomalia poiché sua zia, molto gelosa, tempestava di telefonate il compagno, in realtà è un comportamento del tutto normale visto che l’aveva visto poco prima e che poi aveva iniziato a preparare la cena. Ma è normale che Denise, poverina, non si ricordi, faccia fatica. E giustamente questa difesa non lo pretende». Un atteggiamento diametralmente opposto a quello assunto dalla stessa Cacucci nel corso della testimonianza della giovane, durante il processo d’Assise. Memorabile quando chiese a Denise cosa acquistò al supermercato la sera del 24 novembre 2009 insieme alla zia Renata. Glielo chiese nel settembre 2011. L’arringa del difensore è proseguita analizzando le motivazioni della sentenza di primo grado, in special modo in relazione alle dichiarazioni rese da Salvatore Sorrentino «che, a nostro giudizio, risulta assolutamente inattendibile. Il primo errore, gravissimo, lo commette quando chiama Giuseppe l’ex convivente di Lea Garofalo, individuandolo come mandante per i fatti di Campobasso: è evidente che si riferisse a Carlo Cosco, ecco perché il mio assistito si è trovato implicato nella vicenda. Una vicenda a lui del tutto estranea; è infatti fantasioso pensare che lui fosse stato messo a conoscenza del piano omicida del fratello, così come certamente nulla sapeva del tentato sequestro di Campobasso».

Maira Cacucci ha infine posto l’accento sulla mancanza di rapporti tra Giuseppe e Vito Cosco, ricordando che, al momento dell’arresto dell’arresto, il primo esclamò: “Sono finiti in mezzo ai casini per colpa sua, manco ci dico ciao a quello”. Per Giuseppe Cosco è stata avanzata la richiesta di assoluzione per non aver commesso il fatto. Il difensore di Carmine Venturino, Floriana Maris, ha invece chiesto che al suo assistito siano riconosciute le attenuanti specifiche e non generiche, come invece richiesto dal procuratore Tatangelo. E, ovviamente, una riduzione della pena del giovane, «che in maniera sensazionale ha permesso di ricostruire questa tragica vicenda. Il mio assistito è sincero, lo si evince dal suo tono di voce che muta, diventando più pacato, quando racconta come era ridotto il corpo di Lea Garofalo ritrovato nell’appartamento e come si sia provveduto alla sua distruzione». E, riferendosi alla requisitoria dell’accusa, «escludo che Carmine Venturino abbia posto in essere, insieme agli altri imputati, una strategia difensiva per avvantaggiare uno o l’altro. Ha accusato Carlo Cosco, si è auto accusato, ma anche dichiarato l’innocenza di altre due persone, Massimo Sabatino e Giuseppe Cosco».

All’udienza di oggi hanno assistito una quarantina di ragazzi del liceo Formiggini di Sassuolo, arrivati apposta per dare sostegno a Denise, che come sempre ha assistito al dibattimento, seduta in una stanza adiacente all’aula

Leggi anche su Stampo antimafioso per “I Siciliani Giovani” – Giustizia per Lea

 

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