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Al più presto le deleghe per le politiche antidroga al ministero dell’Intergrazione

di redazione il . Istituzioni

“A fronte di un incomprensibile ritardo, chiediamo che siano assegnate al più presto a Cécile Kyenge, nuovo ministro dell’Integrazione, le deleghe circa la titolarità del Dpa, Dipartimento politiche antidroga. L’attribuzione di competenza in materia al Ministero dell’Integrazione, già definita dal governo precedente e affidata ad Andrea Riccardi, ha un significato preciso: nella sua complessità, la “questione droghe” chiama in gioco diversi ambiti e competenze, e identifica nell’integrazione e coesione sociale l’obbiettivo principale da conseguire” – così il presidente di Libera e del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti ricorda che non sono state ancora assegnate le deleghe per le politiche antidroga con un immotivato ritardo. “La creazione stessa del Dipartimento – all’inizio direttamente sotto la responsabilità del Presidente del Consiglio –  continua Ciotti – si prefigge di coordinare e integrare i differenti interventi in materia: dalla lotta alla criminalità e al narcotraffico alla gestione giudiziaria delle persone dipendenti, dalla cura e tutela della salute dei consumatori problematici agli interventi di prevenzione, dall’assistenza nelle situazioni di emarginazione al reinserimento sociale, abitativo e lavorativo”. “

L’insieme e la natura dei problemi, la rilevanza degli aspetti sociali prima ancora che sanitari, la necessità di dare il giusto peso e di tenere in conto i diversi apporti, tutti finalizzati alla riabilitazione e alla reintegrazione sociale delle persone dipendenti, trovano nelle competenze e nell’operatività del Ministero per l’Integrazione il punto di equilibrio e la sintesi più opportuna – conclude. Non vorremmo che questo ritardo fosse il risultato di pressioni e di tentativi di “sfilare” le deleghe in materia al neo ministro. In tal caso non si tratterebbe solo di un grave errore strategico – le deleghe sarebbero assegnate a sedi improprie – ma di un inaccettabile gesto di sfiducia rispetto alla persona Cécile Kyenge, già presa di mira per motivi che nulla hanno a che fare con le sue competenze e capacità professionali e il suo ineccepibile profilo etico e umano.

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