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Narcotrafficanti in Iran

di Piero Innocenti il . Internazionale

L’Iran è una Repubblica Islamica basata sull’istituto del “Velayat-e-Faqih”(il primato del giureconsulto) che sta a indicare come la Guida Suprema (Rahbar), cioè la massima autorità religiosa del paese è sopra ogni altra carica istituzionale. Il delicato equilibrio del potere è ripartito tra sei organi (la Guida Suprema, il Consiglio dei Guardiani, il Presidente della Repubblica, il Consiglio per la Determinazione delle Scelte,il Parlamento, l’Assemblea degli Esperti). Il paese sta vivendo un momento particolarmente difficile sia per l’embargo alle importazioni del petrolio iraniano decretato anni fa da parte dei paesi dell’UE, sia per le relazioni, sempre tese, con l’Iraq (per un’irrisolta controversia di demarcazione territoriale alla frontiera), ma in particolare con l’Arabia Saudita ( per la guerra in Siria) e il Quatar, governato da un’elite sunnita (timoroso di subire l’egemonia di un paese sciita come l’Iran). A ciò si aggiungono i timori americani per lo status di potenza nucleare cui l’Iran ambisce nel contesto del mondo islamico.

Dare uno sguardo a cosa sta accadendo in questa regione anche nel settore del traffico delle droghe può, forse, aiutare a comprendere meglio non solo la realtà del paese, ma anche le questioni più generali  dell’epoca che stiamo vivendo: lo sviluppo del terzo mondo, il divario sempre più grande tra i paesi ricchi e poveri, le ipocrisie di molti governanti, i temi della pace e della guerra, le grandi incertezze che si delineano nell’immediato futuro per molti paesi. Inclusa l’Europa. Si pensi, per esempio, alla minaccia ai paesi occidentali rivolta un paio di anni fa (maggio 2011), da Muhammad Jovad larijani, capo dell’Alto Consiglio per i Diritti Umani dell’Iran, secondo cui “..se saranno annullate le pene capitali e indebolita l’attività di contrasto dell’Iran, l’Europa potrebbe essere colpita da uno tsunami di eroina”.

Di certo in Iran, dopo il 1979, anno della rivoluzione contro lo Shah Reza Pahlavi e dell’avvento della Repubblica Islamica, furono immediatamente distrutti i 33mila ettari di terreno coltivati con papavero da oppio. Venti anni dopo, con il sequestro di oltre sei tonnellate di eroina, il paese risultò, nella regione, quello maggiormente interessato dal traffico e quello con i più ingenti sequestri di oppiacei nel mondo. E questo, nonostante il fatto che, ogni anno, in occasione della Giornata mondiale della lotta alla droga, nelle piazze iraniane, alla presenza delle autorità locali ( non vengono invitati rappresentanti stranieri), vengono bruciate ingenti quantità di droghe sequestrate (589 ton. nel 2009) e vengono eseguite frequenti impiccagioni di narcotrafficanti. Nel 2009 le esecuzioni sono state 402, di cui la maggior parte per traffico di droga;1il numero più alto dal 2000. Nel 2011, secondo fonti iraniane, sarebbero state oltre duecento le impiccagioni. L’Iran, anche nel 2012, si è confermato il secondo paese al mondo, dopo la Cina, per esecuzioni capitali.

Venti anni fa  furono incenerite 54 tonnellate di sostanze stupefacenti. Nel 2008 si raggiunsero le 610 tonnellate e l’anno seguente il record con oltre 700 tonnellate. Nei primi nove mesi del 2012, secondo gli ultimi dati forniti dall’Unodc-Teheran e dal Drug Control Headquarters (è il centro politico deputato al controllo delle attività antidroga, alle diretta dipendenze del Presidente della Repubblica,il totale complessivo delle droghe sequestrate è stato di 324,47 tonnellate, di cui 6,33ton di eroina, 3,69 ton di morfina, 250,79 ton di oppio, 41,11 ton di hashish. I sequestri di droghe sintetiche hanno riguardato 1,85 ton di metamfetamina (1,2 ton nel 2010) e 2.744.243 pasticche (4.154.381 compresse nel 2011 e 1.648.489 nel 2010). Questi ultimi dati, in quanto evidenziati per la quarta volta consecutiva nelle statistiche iraniane (nel 2009 furono sequestrate oltre tre milioni di pasticche di ecstasy), è particolarmente interessante e rileva un apprezzabile aumento nel consumo e nella produzione di droghe sintetiche. L’Unodc di Teheran parla di aumentate richieste di acquisto di apparecchiature per la confezione di “pasticche”, a conferma della esistenza di laboratori clandestini, e, comunque, diversi arresti (e sequestri  di amfetamine prodotte in Iran, avvenuti anche all’estero negli ultimi tre anni), forniscono un quadro piuttosto preoccupante. Si parla, ormai, di produzione di metamfetamine destinate in Europa e in Italia (alcuni sequestri avvenuti nel nostro paese nel corso del 2012 confermano l’ipotesi).

Lo scenario si fa ancor più drammatico se si pensa alla diffusione in tutto il paese di gruppi criminali dediti al narcotraffico ( 1.552 quelli individuati e “colpiti” dalla polizia nei primi nove mesi del 2012), con 192.155 persone arrestate per reati collegati al traffico e allo spaccio e circa 4.000 quelle arrestate per uso personale di droghe ( la legislazione prevede  la pena di morte per i trafficanti con oltre 5 kg di oppio o oltre 30 grammi di eroina). Il problema della tossicodipendenza ha, intanto, assunto dimensioni allarmanti già da qualche anno. Più di dieci anni fa si stimava una popolazione di circa un milione di  tossicodipendenti. Oggi, secondo le stime dell’Unodc,  sarebbero oltre l’1% della popolazione (70,9 milioni) i consumatori di oppiacei. Sarebbero oltre  1500 i centri di cura per i tossicodipendenti che vengono anche “reclutati” in strada forzatamente in occasione delle varie retate della polizia. Multe salatissime, accompagnate da frustate, per i consumatori per i quali è previsto il “perdono” e la sospensione della pena se si sottopongono volontariamente a trattamenti di cura e recupero. Il 7 marzo 2011 è entrata in vigore una legge che ha introdotto alcune modifiche alla precedente normativa antidroga. Tra le novità, l’inserimento delle sostanze psicotrope non medicinali sottoposte al controllo e la disciplina delle “consegne controllate” delle droghe.

Il traffico di droga e le rotte

Le carovane dei narcotrafficanti continuano il passaggio della frontiera orientale con il Turkmenistan, l’Afghanistan ed il Pakistan ( un confine di circa 1900 chilometri dove è terminata la costruzione di una barriera di cemento, fossati e filo spinato), in un contesto ambientale naturale difficile da controllare nonostante la costruzione di imponenti opere di sicurezza ( 477 km di terrapieni, 717 km di canali di sbarramento, 2465 km di strade asfaltate e più di 400 posti di osservazione). Tra l’altro, circa due terzi del confine Iran-Afghanistan, coincidono con le province afgane di Herat e Farah, (interessate dai carovanieri di droga) dove opera il Comando Regionale Ovest di ISAF a responsabilità italiana.

Secondo i dati forniti dall’UNODC, oltre 1000 tonnellate di oppio e 140 di eroina entrano in Iran attraverso le suddette frontiere; il consumo interno sarebbe di circa 450 tonnellate di oppio ( al primo posto nel mondo) e 17 di eroina. Il fatturato annuo degli “affari” collegati al traffico e allo spaccio di oppiacei nel paese è stato valutato in oltre 2 miliardi di dollari.

In generale, l’Iran è stato il paese che ha cercato concretamente, in passato, di supportare i vari tentativi dell’UNODC di convincere i contadini afgani a coltivazioni alternative. Addirittura sin dal “bando” del luglio 2000, gli iraniani hanno rifornito gli agricoltori afgani di sementi e di fertilizzanti, sebbene ampi settori dell’opinione pubblica locale fossero critici in quanto il fatto veniva interpretato come un segno di non gradita e inopportuna cooperazione con il governo talebano. Teheran ha, in realtà, molteplici interessi alla ricostruzione dell’Afghanistan. Intanto per consolidare una buona influenza nella parte ovest dell’Afghanistan dove vi è tuttora una forte presenza di contingenti militari americani; poi per prevenire un ritorno dei talebani che potrebbe favorire possibili tumulti da parte dei sunniti iraniani. Infine, per agevolare il rientro nel loro paese degli afgani rifugiatisi negli anni passati in Iran e, soprattutto, per espandere il mercato di beni e servizi iraniani.

Il piccolo traffico di droghe è affidato ai “barducks” (letteralmente “spalloni”), che gravitano al confine con l’Afghanistan trasportando “a spalla” merci di contrabbando: all’andata, in genere, medicinali e/o kerosene; al ritorno oppio, eroina, morfina base e hashish. Gli itinerari seguiti riguardano, per lo più, la rotta del nord, attraverso le montagne e i deserti della provincia di Khorasan, ai confini con il Turkmenistan, quella del sud, anch’essa impervia, che riguarda le province di Sistan, Baluchistan e Kernan e la rotta di Hormuzag ,che include il porto di Bandar Abbas, il più importante centro commerciale dell’Iran. E’ proprio da questo porto che partono migliaia di container a bordo di navi dirette verso l’Europa e anche in Italia (porto di Napoli). La diffusione di eroina di colore cromatico bianco rilevata negli ultimi anni nel contesto della Campania, potrebbe essere un indizio, da sviluppare sul piano investigativo, per verificare se la “merce” non arrivi proprio direttamente dall’Iran.

Il trasporto di droghe avviene, per lo più, utilizzando asini e cammelli in convogli scortati e armati. I narcotrafficanti che utilizzano la rotta sud si avvalgono delle migliaia di nomadi  legati fortemente in clan, per assicurarsi un contesto ambientale favorevole al traffico. Particolare cura viene posta nella confezione della droga acquistata dai gruppi di trafficanti direttamente in Afghanistan. L’oppio, preparato in pacchi di circa tre chilogrammi l’uno, viene avvolto in involucri di tela ruvida opportunamente sigillata e timbrata per attestarne la provenienza e la proprietà (allo stesso modo delle confezioni di cocaina colombiana). L’eroina, invece, viene confezionata, con molta cura, in piccoli sacchetti di plastica che vengono disposti in differenti contenitori. La carovana è composta, normalmente, da venti a trenta persone (tutte rigorosamente armate) ed una trentina di motociclisti di scorta. Il compito di questi ultimi è quello di contrastare eventuali interventi delle forze di sicurezza dando, così, la possibilità al resto della carovana di allontanarsi e mettere in salvo la “merce”. In taluni casi la droga è stata persino incendiata pur di evitarne il sequestro. Decisione che assume soltanto il capo carovana, unico responsabile del trasferimento della droga sino a destinazione. Molti carichi di droga attraverserebbero l’Iran utilizzando itinerari “preferenziali” gestiti da personaggi di rango appartenenti a strutture statali e a fondazioni di carattere religioso operanti in attività di import-export non sottoposte ad alcun controllo. Insomma, nulla di nuovo neanche in Iran ( a parte l’invito, recentissimo, a fare più figli, del Ministero della Salute!), un paese che si riteneva “inossidabile” fino a qualche tempo fa e che pensa di risolvere con le impiccagioni e le frustate il fenomeno del narcotraffico.

 

1 Sono dati contenuti nel rapporto su “La pena capitale nel mondo”, presentato a Roma il 31 luglio 2010. Secondo qualificate fonti informative italiane le impiccagioni nel 2010 sono state 250 ed includerebbero anche quelle di stupratori, omicidi e gli autori di reati contro lo Stato. Nel 2012 sarebbero state 314 (Amnesty International, aprile 2013). Nel 1979, anno della rivoluzione, sarebbero stati circa 10mila i narcotrafficanti impiccati secondo l’International Narcotics Control Strategy Report 2010 (a cura del Dipartimento di Stato americano).

 

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