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Tropea: operazione contro i Mancuso, pizzo a strutture turistiche

di redazione il . Calabria

Imponevano il pizzo alle strutture turistiche di Tropea, importante centro calabrese e rinomata meta per i vacanzieri. Soldi o imposizione di assunzioni, un metodo importante, questo, per ottenere consenso e mantenere il controllo del territorio. L’operazione, condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Simone Rossi, si è conclusa con l’arresto di quattro persone, ritenute vicine ai Mancuso di Limbadi.

Gli arresti di oggi dimostrano l’attenzione investigativa contro la più potente cosca del vibonese. Lo scorso 27 marzo, un’importante operazione dei carabinieri del Ros, del Gico della Guardia di Finanza e degli agenti della Squadra mobile di Catanzaro, aveva portato all’arresto di 38 persone ritenute, a vario titolo, affiliati ai Mancuso, e al sequestro di beni dal valore stimato di 40 milioni di euro.

Nello scenario criminale calabrese, come evidenziato più volte dagli inquirenti, i Mancuso rappresentano una potenza in ascesa. Hanno imposto il proprio potere nella provincia di Vibo, sono attivi in Toscana – gli ultimi arresti riguardavano attività in ambito della contraffazione, e in Emilia-Romagna. Vincenzo Barbieri, noto trafficante di droga a livello internazionale, presente a Bologna nella compravendita di immobili di alto valore economico, era un affiliato dei Mancuso.

Insieme alle principali ‘ndrine crotonesi, i Mancuso, tuttavia, si sono posti in una posizione alternativa rispetto alla struttura unitaria della ‘ndrangheta reggina. Nei fatti, non ne riconoscono l’autorità. Questo aspetto è evidenziato dalla relazione della Direzione nazionale antimafia del 2012. Nell’analisi si legge che: «Emerge che l’importante famiglia vibonese dei Mancuso di Limbadi, sia stata estromessa dalla struttura unitaria della ‘ndrangheta reggina». Inoltre, scrive la Dna che i Mancuso sono entrati in una situazione di conflitto con altre cosche dei vibonese insofferenti di sottostare alle sue regole. Gruppi quali gli Anello, i Fiumara, i Vallelunga, i Tassone, i Mantella, i Bonavota e i Piscopisani hanno stretto rapporti con i reggini, nel tentativo di minare l’autorità dei Mancuso. Tra i più ricettivi nell’appoggiare le “cosche ribelli”, sono stati i Commisso di Siderno.

«Tale nuovo assetto – continua la Dna – ha conseguentemente determinato – a causa degli antichi rapporti esistenti tra i Mancuso e la cosca Iannazzo del Lametino – la sottrazione delle più importanti organizzazioni mafiose esistenti sul litorale tirrenico alla costruzione verticistica realizzata nella Provincia di Reggio Calabria». Una situazione, questa, che spiega le violente tensioni registrate nel vibonese, e l’intensificarsi delle azioni di contrasto da parte degli inquirenti.

 

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