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Il “Modello Sicilia”

di Umberto Di Maggio il . L'analisi

Se esiste davvero un Modello Sicilia io l’ho visto durante tutte le tappe siciliane della Carovana Antimafie. Il Modello Sicilia è l’idea pratica che associazioni, sindacati, scuole, cittadini non possono arroccarsi in una strenua resistenza passiva. E’ il concetto essenziale che in questa terra non esistono fortini in cui rinchiudersi e che bisogna sconfiggere INSIEME l’indifferenza e l’abulia di chi dice che niente mai cambierà.

Le cronache di questi giorni ci raccontano di nuove confische a patrimoni miliardari di colletti bianchi, di business criminali nella realizzazione di grandi opere, di famiglie mafiose che si riorganizzano, di processi ai politici graduati ma anche di magistrati sotto minaccia. Il Modello Sicilia, allora, è fare una nuova antimafia. E’ essere parte attiva di un movimento popolare che è uscito dalle stanze della retorica, che ha smesso di organizzare convegni autocelebrativi, che ricorda ogni giorno il martirio della propria gente e che non si crogiuola nella protesta sterile ed infruttuosa. Il Gattopardo ha perso. Non è vero che “tutto cambia affinche nulla cambi”. Ne abbiamo avuto conferma incontrando a pochi passi da Via D’Amelio i giovani studenti dell’Istituto Duca degli Abruzzi che hanno voluto testimoniare con un murales il loro tributo alle tante vittime della violenza mafiosa.

Ne abbiamo avuto la riprova, poi, quando abbiamo visto tanti cittadini a Pizzolungo stringersi al dolore di Margherita Asta, sorella di Giuseppe e Salvatore e figlia di Barbara Rizzo: trapanesi innocenti massacrati dal tritolo mafioso a Pizzolungo il 2/4/1985. La Sicilia è una terra che ha pagato un tributo di sangue altissimo ed al contempo è il luogo dove si sta sperimentando, con importanti risultati, l’uso sociale dei patrimoni confiscati e l’imprenditoria antiracket. E’ il posto al mondo con il più alto numero di ricchezze strappate alle cosche mafiose ed è simbolicamente il ponte tra nuove e vecchie mafie, quelle che hanno a cuore l’internazionalizzazione dei proprio crimini e quelle che non perdono il contatto con i “picciotti” dei quartieri.

Il Modello Sicilia, allora, è la testimonianza che è obbligatorio opporsi alla costruzione di opere inutili che deturpano e stuprano la nostra terra come il caso del Porto di Naxos o il Muos di Niscemi. E’ l’idea di un nuovo sviluppo che valorizzi le risorse artistiche e naturalistiche di questa terra fantastica. E’ l’insegnamento degli studenti di Mazzarino, dei ragazzi di Librino e di San Teodoro a Catania testimoni dell’obbligo a non tacere contro il declino economico e culturale della nostra Isola. Il Modello Sicilia è anche manifestare per la liberazione di spazi culturali del Teatro Pinelli di Messina ed è ridare dignità ai lavoratori delle aziende confiscate di Catania. Il Modello Sicilia è ricordare, tutti insieme, le centinaia vittime della violenza criminale; è dedicare ogni chilometro ai fratelli migranti uccisi nel mare di Lampedusa.

Lo slogan della Carovana Antimafie di quest’anno era: se sai contare inizia a camminare. Quest’anno, lo giuro, ho visto tante associazioni camminare insieme. Ciascuno ha messo da parte gli individualismi e gli interessi di campanile. Ho scorto gli insegnanti stringersi ai propri studenti, le Istituzioni manifestare insieme ai cittadini, i sindacati insieme ai lavoratori, i familiari delle vittime delle mafie stringersi agli imprenditori che denunciano i propri estortori. Il Modello Sicilia, ne abbiamo avuto la conferma, è un sogno al plurale. Se così è non svegliatemi, per favore!

 

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Umberto Di Maggio

Umberto Di Maggio nasce a Palermo durante le stragi di mafia degli anni '80. Cresce nei vicoli della periferia, nel meticciato del Mediterraneo, mentre la città viveva la sua Primavera. Fugge rabbioso nel Continente per trovare la desiderata pace. Il sogno di un terra libera, invece, lo rimette in viaggio verso Itaca. Oggi, felice, coordina "Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie" nell'Isola. Diritti, libertà, democrazia sono per lui il pensiero plurale di una Sicilia emancipata dall'infame peso di mafie e corruzione. Sociologo, è autore di “Siciliani si diventa”, un racconto che denuncia i traffici delle mafie internazionali nel mediterraneo. Sostiene Libera Informazione perché Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Mauro Francese, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano sono giornalisti uccisi delle mafie. Nella loro memoria il mio (ed il nostro) impegno.

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