Contro la globalizzazione della criminalità organizzata
Che la cosa pubblica non debba essere unico appannaggio della classe politica è una delle ricchezze della democrazia. Con questo spirito il 25 marzo 1995 nacque “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, per combattere l’anti-stato rappresentato dal potere mafioso e dai suoi legami economici e politici, per promuovere legalità e giustizia. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono stati solo alcuni degli impegni presi da Libera. Impegni e progetti che avevano bisogno di allargarsi per poter sollecitare maggiormente la società civile e il mondo politico. Con questo spirito si svolse a Roma dal 17 al 19 novembre 2006 la prima edizione di Contromafie, gli Stati generali dell’Antimafia. Tre giorni in cui magistrati, politici, giornalisti, associazioni, scuole e cittadini si sono incontrati e confrontati per fare il punto delle mafie e pianificare strategie di prevenzione e contrasto. Da quegli incontri vennero fuori diverse proposte, molte delle quali oggi in fase di realizzazione. Liberainformazione nacque proprio dall’esigenza di un osservatorio permanente sulla criminalità organizzata e l’informazione. La richiesta di una commissione per la gestione dei beni confiscati ha portato alla nomina di Antonio Maruccia Commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. L’equiparazione tra le vittime delle mafie e quelle del terrorismo attuata con la Finanziaria del 2008. Tanti piccoli passi verso una cultura diversa
Ma l’evolversi continuo delle mafie, la globalizzazione del mercato criminale, la nascita di nuove alleanze transnazionali (di cui la strage di Duisburg dell’estate scorsa è stata soltanto il campanello di allarme più evidente) ha richiesto uno sforzo e un impegno maggiore a tutti. Partendo da questa esigenza una settimana fa (dall’ 8 al 10 giungo) a Bruxelles si è svolta Contromafie Europea. Per non rimanere indietro, per cercare di spingersi sempre più avanti nelle idee e nelle proposte, per allargare il noi oltre i confini nazionali. Una tre giorni per fare il punto sulla situazione della criminalità organizzata transnazionale, per dire che le mafie non sono solo un problema italiano, ma che riguardano tutti.
Riunioni, seminari, dibattiti con oltre 30 relatori provenienti da 10 Paesi, e una platea di magistrati, politici, esperti, arricchita anche da oltre 700 giovani provenienti da 30 paesi europei in rappresentanza di 50 Ong.
Interlocutore istituzionale di questi lavori è stato il Parlamento Europeo. Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente dell’Europarlamento, Hans Gert Pottering, e il vice presidente Jacques Barrot, commissario Ue per la Giustizia, libertà e sicurezza.
A loro i partecipanti hanno chiesto un impegno forte affinché la recente direttiva sugli ecocrimini sia attuata in tutti i paesi, a partire dall’Italia; hanno proposto misure di tutela per gli esseri umani vittime di tratta. La necessità di rendere obbligatoria la costruzione di un sistema europea di tracciabilità di tutte le armi prodotte nel Vecchio continente e un sistema sanzionatorio che consente di perseguire chi è coinvolto nel traffico di armi al di fuori dei confini Ue.
Molta attenzione è stata dedicata, inoltre, alla richiesta di costituire un’Agenzia europea per la confisca dei beni delle mafie e quella di migliorare la direttiva Ue sul congelamento dei beni confiscati al crimine organizzato promuovendone l’uso sociale. E infine la proposta di rendere il 21 marzo la giornata europea dedicata alla memoria e all’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata. Jacques Barrot si è detto ben disposto a lavorare per l’approvazione delle diverse proposte, e ha puntato inoltre l’indice contro il racket, principale fonte di finanziamento delle mafie, che consente il controllo dei territori e la penetrazione nei tessuti economici. Il lavoro è sicuramente ancora tanto e l’impegno deve mantenersi costante, ma fino a quando il mondo politico e istituzionale, nazionale ed europeo, avrà al suo fianco una società civile attenta e vigile le strategie da mettere in campo saranno sempre efficienti.
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