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A Messina il procuratore Cassata lascia la magistratura

di Manuela Modica il . L'analisi

La domanda è d’obbligo: aveva ragione Parmaliana? Una domanda che nessuno vorrebbe porsi in questo momento ma inevitabilmente si fa spazio nei commenti, nei ricordi, nelle reazioni, oggi. Il procuratore generale di Messina, Franco Cassata ha lasciato la magistratura. Ha cioè chiesto il prepensionamento.  Il suo incarico, quadriennale, era scaduto lo scorso luglio. Da allora era in attesa di una proroga dal Csm. Proroga che dopo la sua condanna in primo grado per aver diffamato Adolfo Parmaliana, un anno dopo il suo suicidio, non sarebbe mai arrivata. Queste le certezze delle voci del Palazzo, perlomeno.  Mentre si scrive, il caso vuole che si stia passando proprio da quel punto del viadotto della Messina – Palermo dal quale Parmaliana, il professore di chimica dell’Università, di Messina il 2 ottobre del 2008 decisi di lanciarsi.  Risucchiato dal vuoto da cui si sentiva circondato. Parmaliana aveva creduto quel salto l’unica soluzione. Morire per denunciare ancora una volta. L’ultima. Cercando attraverso la fine l’unica eclatante via per essere ascoltato.  L’estate in cui iniziò l’incarico per Franco Cassata a Messina è stata l’ultima del professore di chimica. Dopo tutte le denunce fatte in vita, Parmaliana sentì di non essere giunto a nessun risultato. “Tsunami”, l’informativa dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto sugli intrecci tra politica e mafia nel territorio non aveva ottenuto l’attenzione dovuta. La stessa informativa relazionava dei tentativi da parte anche di Franco Cassata di insabbiamento dei risultati delle indagini dei carabinieri. Tentativi per i quali Cassata subì dei procedimenti finiti tutti con la richiesta di archiviazione, come alla morte di Adolfo ricordava lo stesso ex procuratore generale di Messina.  “Tsunami” nasceva dalle tante denunce di Parmaliana, che portarono allo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore per infiltrazioni mafiose, alla richiesta di scioglimento per gli stessi motivi del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Poi, Terme Vigliatore tornò alle urne rieleggendo 11 dei 15 consiglieri presenti nella precedente amministrazione. E la richiesta dello scioglimento del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto si arenò nei meandri del ministero degli Interni. Infine, nell’estate del 2008, Cassata veniva nominato pg di Messina.

Contemporaneamente, Parmaliana veniva rinviato a giudizio per diffamazione. Questi sono gli eventi che lo spinsero a quella orribile, dolorosissima scelta. Quel 2 ottobre imboccò l’autostrada in direzione Palermo, si fermò in un punto calcolato perché non fosse  Barcellona Pozzo di Gotto competente per territorio. Cioè quella Procura che Cassata aveva appena lasciato per Messina.  Procura di cui non si fidava.  È saltato giù e ha abbandonato così questo mondo che a lui pareva al contrario. Da quando è morto, lasciando l’ennesima denuncia, la stampa, i media tutti hanno scritto di “Tsunami”. La Procura di Reggio Calabria, guidata da Giuseppe Pignatone ha riaperto il fascicolo. Cassata si è agitato e ha provato a gettare fango su di lui, che era morto già da un anno. Questo ha ritenuto il giudice di Pace Lucia Spinella, in primo grado.  Il Pm Federico Perrone Capano aveva citato in giudizio Cassata per aver prodotto a distanza di un anno dalla sua morte un dossier diffamatorio “per motivi abietti di vendetta”, così ha scritto il pm reggino.  Quattro anni e otto mesi dopo la nomina, Cassata lascia la magistratura. Quattro anni e 5 mesi dopo il suicidio di Parmaliana. Questo lasso di tempo ci dà una sola certezza. Quel salto nel vuoto ha restituito gravità. In un territorio, in un piccolo mondo che non sapeva più da quale parte stavano i piedi, da quale la testa. Ha restituito il peso, i cardini. Ha rovesciato quel mondo al contrario dove chi denuncia è solo. Lui ha saltato. Noi abbiamo toccato terra. Ora, si può camminare.

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Manuela Modica

Nata a Messina nel 1975, scrive per ‹‹l’Unità›› e per ‹‹la Repubblica – Palermo››. È stata direttore de ‹‹Le Voci Dentro››, periodico del carcere psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto, vincitore del primo premio per la carta stampata ‹‹Comunicazione per il sociale›› al Festival internazionale del giornalismo di Perugia edizione del 2010. Conduce la trasmissione radiofonica MessinScena su Radiostreet – Messina, collabora con il quotidiano "Repubblica" da Palermo e "L'Unità". E' autrice di "Sua Maestà Siciliana, Raffaele Lombardo" il racconto di un governatore che dividendo impera in Sicilia. "Mettere in rete le sinergie del giornalismo, trovare spazi per le notizie che non ne trovano in un mondo dell'informazione totalmente rintontito dalla rivoluzione teconologica, multimediale. Libera Informazione non è una necessità. È un'urgenza". Sostenerla è un dovere.

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