A Tunisi le madri di piazza 14 gennaio
“Non seguire la vecchia strada di Ben Ali, cambia direzione”. Con questo slogan il gruppo anarchico percorre il corteo in direzione ostinata e contraria, nel fiume umano che si riversa pacificamente per le vie di Tunisi che sono state teatro della rivoluzione. Il tassista però rimpiange i tempi ordinati e prosperi della dittatura, dove tutto aveva un prezzo. Ma anche la libertà esige il proprio tributo. Nella piazza rinominata del 14 gennaio dopo la fuga di Ben Ali, le madri tunisine, come in Argentina, alzano al cielo le foto dei propri figli scomparsi chiedendo al governo italiano e all’Unione Europea nient’altro che la verità. Una di loro urla: “perché non mi richiami figlio mio?”
video di Pierluca Ditano
Anche nel nostro viaggio all’incontrario amici e parenti aspettano una telefonata, solite cose, una normalità che la sofferenza ha rubato per sempre. Il silenzio del mare, il mutismo delle istituzioni e l’omertà che protegge il lavoro in schiavitù per i clandestini sopravvissuti, non offrono conforto alle madri, alle sorelle e alle figlie in piazza oggi.
Il viaggio verso il Forum Sociale Mondiale 2013 che si apre stasera con il concerto di Gilberto Gil allo stadio di Tunisi e vedrà da domani oltre 1.400 incontri e seminari ha un senso se, riavvolgendo le rotte del Mediterraneo, si incontrano le storie che affollano le strade e i crocicchi intorno agli eventi altermondialisti. Quella che ci dedichiamo oggi è la tragica storia delle madri di piazza 14 gennaio. Dopo aver sfilato dieci giorni fa a Firenze insieme a Libera per la giornata della memoria e dell’impegno, camminare a fianco delle vittime del silenzio ascoltando oltre quella coltre la loro richiesta di giustizia, in qualsiasi parte del Mediterraneo si trovino, è quanto mettiamo nello zaino oggi.
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