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A Roma il convegno “L’azzardo non è un gioco”

di Daniele Poto il . Lazio

L’austera sala della Protomoteca a Roma ha ospitato il convegno “L’azzardo non è un gioco” dall’eloquente sottotitolo “perché nuoce gravemente alla salute”. L’iniziativa di organizzarlo è stata, in chiave cattolica, di Paolo Voltaggio, consigliere comunale di Roma Capitale e capogruppo di “Identità Cristiana per Roma”. Libera ha aperto i lavori che avrebbero dovuto essere chiusi, dopo quattro ore di convegno, dal padrone di casa, il sindaco Alemanno, assente perche’alle  prese con alcune emergenze.

Dal Campidoglio si è  levata una voce comune contro l’azzardo con la quasi totale sintonia degli ospiti ascoltati: il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il rappresentante di Avviso Pubblico Filippo Torrigiani, lo psicologo Simone Feder, mons. Alberto D’Urso e l’avv. Simeone, in rappresentanza della Consulta Nazionale Anti Usura, per il coordinamento di Massimiliano Menichetti di Radio Vaticana oltre a Daniele Poto di Libera. Un’unica dissonanza nella testimonianza di Italo Marcotti, giunto da Piacenza, in rappresentanza di Sistema Gioco Italia che, a nome delsistema, ha ricordato: “Teniamo presente la difesa dei posti di lavoro. Spesso sento cifre sull’azzardo che non hanno fondamento e che diventano il puntello per comode tesi. Sento parlare di videopoker che non sono più a regime dal 2005. Rendiamoci conto che, espiantando le slot dai bar, il problema non sarebbe risolto perché luoghi diversi si proporrebbero per ospitarle”. A margine una parziale autocritica per una campagna di pubblicizzazione (imbonimento, ndr) troppo spinta. L’avv. Simeone ha vivacemente replicato: “L’argine della legalità è un paravento per difendere troppa illegalità. Faccio una metafora. Perché non legalizzare allora la prostituzione? Anche quella sarebbe una scorciatoia per sconfiggere illegalità e lavoro e nero e valorizzare i proventi dello Stato. La difesa dei posti di lavoro non può oscurare la necessità di difendere la salute dei cittadini”. L’apologo del’Ilva di Taranto è molto funzionale a tal proposito. Sono state ricordate le conseguente di un acceleratore premuto sull’azzardo: 800.000 malati patologici che, a loro volta, trascinano nel gorgo, un cerchio di almeno sette parenti e vicini prossimi di cui almenocinque a rischio dipendenza. E lo Stato oltre che biscazziere è anche schizofrenico nelle sue proposte visto il diverso grado di rapporto con le diverse patologie: liberalizzazione completo  dell’azzardo a fronte del proibizionismo (almeno pubblicitario) per il tabagismo e per le drogheleggere.

Lo Stato ricava 8 miliardi dall’azzardo e nonostante  la raccolta cresca i suoi proventi contraddittoriamente diminuiscono. Federha lanciato un forte allarme sulla diffusione dell’azzardo tramiute moderni ritrovati tecnologici. “Si prevede che nel 2015 saranno diffusi in Italia 60 milioni di smartphone che potranno veicolare scommesse e azzardo. Noi, a Pavia, abbiamo calcolato una spesa annua di 20.000 euro per il recupero dei malati patologici”. Ed è una cifra di gran lunga inferiore ai 38.000 euro stimati da una ricerca tedesca. Tra l’altro un anno risolve solo in parte il problema. Si può essere ragionevolmente certi che non ci sarà ricaduta solo dopo che saranno intercorsi dieci anni dall’ultima giocata dello scommettitore compulsivo. Intanto almeno quattro italiani su dieci che ricorrono all’usura provengono dal mondo dell’azzardo. E la povertà complessiva del paese, mentre questo comparto prospera incontrastato, è riassunta anche dall’individuazione di 71.000 famiglie che vivono in baracche o sistemazioni provvisorie (anche automobili) rispetto alle 23.000 certificate dieci anni prima.

Le contraddizioni sono all’ordine del giorno. Ha ricordato Torrigiani: “Il Gratta e Vinci è un’abitudine così italiana che è entrato nel paniere dei consumi. E mi sembra un assurdo”. E i Monopoli? Chi è stato la causa del problema non può essere la soluzione. Un irrisolto conflitto d’interesse guida la loro azione. Chi deve sviluppare sistema e fatturato non può ovviamente essere il controllore dello stesso.Per assurdo la vacatio legislativa è stata un’involontaria moratoria di sistema perché ha fatto calare la pressione sulle proposte in attesa di un reale manovratore governativo.

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