Immigrazione: gli impegni dell’Italia con Tunisia e Libia
Il tema del controllo dell’immigrazione illegale via mare e di alcune centinaia di migranti (profughi) presenti in Italia da “proteggere” ( aggiungerei in modo più dignitoso) dopo la scadenza dell’emergenza umanitaria decretata dal Governo a fine dicembre 2012, continuano ad essere argomenti di particolare rilevanza mediatica, anche nell’attuale e confuso momento politico post elettorale. Da registrare, intanto, la speciale attenzione, che prosegue da parte del Ministero dell’Interno- Dipartimento della Pubblica Sicurezza, nei confronti della Libia e della Tunisia. In questo quadro di (onerosa) collaborazione italiana, si inserisce la consegna alle autorità tunisine, entro il prossimo aprile, di altri due pattugliatori di 34 metri ( nella fase finale di assemblaggio nei cantieri navali di Adria) e di 64 veicoli. Questa fornitura di imbarcazioni va ad aggiungersi a quella del primo dicembre 2012 ( quando furono consegnati altri due pattugliatori), a quella, prevista a maggio prossimo, di un ulteriore pattugliatore di 27 metri (in stato di avanzata costruzione) e alle sette imbarcazioni ( tre destinate alla Guardia Nazionale Tunisina e quattro alla Marina Militare) i cui contratti sono già stati registrati alla Corte dei Conti. Se, poi, consideriamo che dal 2009 al 2011 sono già state donate alla Tunisia due imbarcazioni della classe 500, quattro della classe 700, 13 radar per motovedette, 38 motori marini, sono state rimesse in efficienza sette imbarcazioni da 17 metri, è stata assicurata la manutenzione di 8 motovedette tipo Squalo e classe P58, si può affermare che abbiamo fornito una sorta di… mini “squadra navale” alla Tunisia. Il costo? Notevole, di diversi milioni di euro ai quali vanno sommati molti altri milioni ( almeno 40 solo nel 2012) spesi per la fornitura di alcune centinaia di fuoristrada Mitsubishi Pajero tropicalizzati (per i primi 60 è prevista la consegna in Tunisia entro il prossimo aprile), quadricicli, minibus Iveco, materiale informatico, metal detector e corsi di specializzazione (operatore subacqueo, di polizia scientifica, di acquascooter, falso documentale ecc..) per i poliziotti tunisini svolti in Italia ( alcuni fatti, altri in fase di svolgimento o di programmazione).
L’obiettivo, come indicato nei documenti ministeriali, è quello di “…incrementare le capacità operative delle forze di sicurezza di quel paese, mettendole nelle condizioni di impedire la partenza dei loro connazionali per l’Italia e di intervenire efficacemente ai fini del soccorso in mare”. Si ricorderà che nel 2011, a causa dei tragici eventi che caratterizzarono diversi paesi nordafricani, aumentò in maniera esponenziale il flusso migratorio, soprattutto via mare, dalla Libia e dalla Tunisia. In soli tre mesi, dal gennaio 2011, ben 19.519 tunisini sbarcarono sulle nostre coste ( a fine anno furono 28.123). Si trattava, come noto, essenzialmente di “migranti economici”, costretti a lasciare il loro paese dalla situazione di estrema povertà in cui si trovavano. Grazie ad accordi intercorsi tra i ministri dell’interno italiano e tunisino e consacrati in un “processo verbale”( firmato a Tunisi il 5 aprile del 2011 e tuttora in vigore), è stato possibile rimpatriare, nel 2011, ben 4.120 tunisini ( 3.942 con 114 voli charter e 178 con navi e aerei di linea), diminuiti a 2.420 nel 2012 e a 74 in questo scorcio del 2013( alla data del 20 febbraio).
Dalla Libia, nei primi otto mesi del 2011, in Italia giunsero 23.335 migranti( a fine 2011 furono 28.431), quasi tutti cittadini di diversi paesi dell’Africa sub-sahariana e del Corno d’Africa, “profughi” per motivi di persecuzione politica, etnica o religiosa. Prima delle “rivolte arabe” i flussi via mare si erano praticamente azzerati. Anche con la Libia, dopo l’incontro “ministeriale” del 3 aprile 2012, è ripresa la cooperazione (con il nuovo governo) prevedendo, tra l’altro, corsi di formazione del personale della polizia libica, la fornitura di equipaggiamento, la rimessa in efficienza, dopo i noti eventi bellici, di almeno una ventina di imbarcazioni cedute negli anni passati dalla Polizia di Stato italiana ( attualmente ormeggiate nei porti di Zwara, Tripoli, Koms, Braga, Bengasi), delle sei motovedette della Guardia di Finanza, donate nel 2009, e la sostituzione di tre con altrettante nuove. Oltre a tali forniture è prevista l’assistenza nell’accoglimento degli immigrati e il relativo rimpatrio volontario, la ristrutturazione di alcuni “medioevali” centri di accoglienza resi ancor più precari durante la guerra civile ( sarebbe stato bello vedere ristrutturati o, comunque, più accoglienti e puliti, anche i nostri Centri di identificazione ed espulsione). I migranti “sbarcati” da quel paese, nel 2012, sono stati 5.087 (tutti di nazionalità somala ed eritrea), numero che sarebbe aumentato considerevolmente se si fossero aggiunti gli 8.039 rintracciati (e bloccati) dai libici in prossimità delle loro coste e i 2.180 migranti da loro soccorsi in mare. Nel 2013, alla data del 20 febbraio, non è stato registrato nessuno sbarco ma va, comunque, considerato che sono stati intercettati in mare, diretti in Italia, 239 migranti partiti dalle coste libiche. Il consistente sforzo finanziario sostenuto dell’Italia nei confronti di Libia e Tunisia, sarà, probabilmente, “ripagato” privilegiando gli interessi dei diversi operatori economici italiani presenti nei due paesi amici.
L’emergenza dei flussi migratori illegali via mare dalla Libia e dalla Tunisia, dunque, sembrerebbe terminata per rientrare nella “gestione ordinaria” ( il condizionale è d’obbligo perché, in realtà, le povertà e i conflitti in quella regione non sono finiti). Restano forti preoccupazioni per i perduranti, instabili equilibri politico istituzionali in quei paesi ( in Tunisia, per esempio, con il rimpasto di Governo dopo l’omicidio, il 6 febbraio 2013, di Chokri Belaid, esponente di spicco dell’opposizione del fronte popolare tunisino). Segnali di preoccupazione, peraltro, giungono dalle coste pugliesi ( in misura minore in quelle calabresi) dove già in questi primi mesi del 2013 si sono registrati sbarchi di circa trecento migranti provenienti dalla Grecia e dalla Turchia, confermando un trend che si era andato consolidando già nel 2012. I trafficanti di esseri umani,intanto, innanzi agli aumentati rischi dei “viaggi” che organizzano, hanno anche aumentato le “tariffe” da far pagare ai migranti.
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