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Mafie moderne intercettano cambiamenti e adeguano risposte

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Interviste e persone

E’  partito ieri dalla Commissione affari costituzionali,  in concomitanza con

“l’ ultimo atto” della commissione antimafia, l’ iter della prima proposta di legge di Giuseppe Lumia (3 giugno, ’08) per l’istituzione della nuova commissione parlamentare antimafia. “Le vicende più recenti, con gli omicidi di imprenditori in Calabria e la terribile sequenza di morti nel casertano – ha dichiarato Lumia – confermano la necessità di ricostruire la più presto la Commissione Antimafia, da sempre istituzione utile a capire meglio la realtà dei singoli fenomeni mafiosi, dei diversi territori ma anche ad elaborare proposte legislative ed operative utili per tutto il paese”.

 

Un testimone che passa da una commissione che ha lavorato per un tempo brevissimo, soli due anni, ma che ha illuminato angoli bui: dall’ analisi degli aspetti economici del fenomeno mafioso, pensiamo all’ audizione di Mario Draghi (Banca d’Italia) e di Luca Cordero di Montezemolo (Confindustria), dalla costituzione di un codice etico alla richiesta più volte inascoltata dell’ istituzione di una agenzia per i beni confiscati; la stessa relazione sulla ‘ndrangheta, la richiesta di chiarezza bancaria nonché amministrativa sino alla delicata questione dei Testimoni di giustizia. Numerose audizioni e ispezioni sul posto. Un bagaglio dal quale la nuova commissione potrà ripartire; alcune riflessioni in merito con l’attuale extraparlamentare Francesco Forgione:

 

Da presidente uscente dell’ ultima commissione  parlamentare antimafia quali  saranno, a suo parere,  i primi interventi urgenti di cui dovrà occuparsi la nuova commissione?

                                                                                             

La costituzione dell’ agenzia per la gestione dei beni confiscati. La  legge che modifica lo scioglimento dei consigli comunali per rimuovere i vertici della burocrazia della macchina amministrativa quando si sciolgono i consigli comunali in modo da bonificare insieme politica e pubblica amministrazione e poi l’adeguamento di tutta la normativa in materia di confisca affermare davvero la pericolosità sociale dei beni e dei patrimoni dei mafiosi, sostenere la separazione delle misure di prevenzione personale dalle misure di prevenzione patrimoniale e cominciare  a verificare a Costituzione invariata che livello di incompatibilità si può definire nella formazione delle liste dei partiti per tutti coloro che sono stati già rinviati a giudizio per reati connessi al 51 comma tre bis del codice cioè per tutte le tipologie di reati mafiosi compreso il favoreggiamento aggravato.

 

 

A tal proposito ci sono le condizioni affinché vada avanti quel processo virtuoso partito proprio nella commissione parlamentare antimafia per  un codice etico, in questo caso, dei partiti e della politica?

 

Bisogna fare una battaglia su questo. Come diceva Gramsci senza una riforma morale non ci sarà una riforma sociale di questo Paese. In questa fase c è bisogno di una riforma sociale e di una morale, cioè di prosciugare il brodo di cultura nel quale le mafie  rigenerano potere e consenso se no rimane tutto nell’esclusività della dimensione giudiziario repressiva e noi le mafie non le sconfiggiamo nelle aule dei tribunali, li dobbiamo affermare giustizia, l’ azione dello Stato deve essere netta nel contrasto sul territorio – i latitanti oramai è documentato quando si cercano si trovano .  ma poi dobbiamo continuare la grande battaglia sociale.

 

In relazione al contrasto economico – sociale, un dato che emerge dal suo libro “ ‘Ndrangheta. Boss, luoghi e affari della mafia  più potente del mondo” è che la ‘ndrangheta meglio di altre organizzazioni criminali è in  sodalizio con altre mafie straniere, in special modo con quelle dell’ est europeo. In che forme e in che settori si consolida questa join venture; è solo appannaggio del traffico di stupefacenti?

 

No, anche nel traffico di essere umani dove si codifica il reato di tratta. Una volta la tratta della persona era finalizzata alla prostituzione, oggi la tratta della persona è finalizzata anche al mercato del lavoro clandestino. E in questo si incontra anche un processo generalizzato di precarizzazione del lavoro. Quando arriva un clandestino che viene immesso sul mercato nero del lavoro il reato di tratta si trasforma in reato di riduzione in schiavitù perché è un migrante, clandestino, invisibile. Non può denunciare il datore di lavoro in nero che lo sfrutta, e quindi compie un altro atto di illegalità. La condizione di invisibilità del migrante clandestino trasforma il reato della tratta in reato di caporalato finalizzato alla riduzione in schiavitù. Quindi la modernità di queste mafie sta anche nell’ intercettare le trasformazioni sociali e adeguare le proprie risposte.

 

 

 

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