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Contro il caporalato la proposta della Flai – Cgil: uno sportello pubblico per i lavoratori

di Valentina Leone il . Progetti e iniziative

Il mercato dell’agricoltura si è trasformato in una piazza degli schiavi. Progressivamente, per mano di proprietari che, approfittando di vuoti normativi o intercapedini tra commi o paragrafi di leggi scritte male o poco lungimiranti, hanno creato un paramercato del lavoro, fatto di paghe misere, condizioni di lavoro e di vita ai limiti. Un vortice di illegalità, che non conosce differenze geografiche: da Rosarno ad Alessandria, il fenomeno, seppur con varie sfaccettature, è presente ovunque. Un tasso di irregolarità che l’Osservatorio Placido Rizzotto ha stimato, per il 2011, al 24,8% e che comporta, a livello di evasione contributiva, un danno erariale di 420 milioni di euro. In questa filiera che parte da imprenditori senza scrupoli, passa per i braccianti – schiavi e giunge al prodotto agricolo finale, la criminalità organizzata si è ben inserita, facendo da ufficio di collocamento tra immigrati e proprietari, e spesso tra questi ultimi e i caporali stessi i quali sono anch’essi, nella maggior parte dei casi, extracomunitari.
La Flai -Cgil, in un incontro pubblico tenutosi stamane all’Ambra Jovinelli, ha formulato la sua proposta riguardo il mercato del lavoro nel settore dell’agricoltura: l’istituzione di un collocamento pubblico, presso i Comuni o presso i Centri per l’impiego, che regoli l’incontro tra domanda e offerta del settore in modo legale e trasparente attraverso, ad esempio, appositi elenchi di prenotazione al lavoro. Un sistema veloce ma soprattutto conveniente per le aziende, le quali potrebbero avere accesso a premialità e vantaggi fiscali. “Alcune regioni hanno già legiferato in tal senso, ma occorre vigilare affinché le norme vengano rispettate e non offrano cavilli per essere raggirate, cosa che purtroppo accade molto spesso”, dichiara a Libera Informazione, Stefania Crogi, segretario generale Flai. “Anche il governo ha pensato di intervenire, a gamba tesa e a pochi giorni dalle elezioni, attraverso una circolare che promuove l’utilizzo dei voucher come mezzo di regolarizzazione del mercato, ma francamente ci sembra un’iniziativa del tutto inefficace e utile a creare sì dei vantaggi, ma solo per gli imprenditori”. “Proponiamo inoltre che a livello regionale venga definito un servizio di trasporto efficiente ed integrato, che permetta ai braccianti di non dipendere più dai caporali, ai quali poi devono anche pagare il costo degli spostamenti”. Regolarizzare il mercato per rendere quindi non necessario e poco conveniente il ruolo da intermediario che attualmente svolge la criminalità organizzata, che da questa tratta ci guadagna non solo attraverso la gestione della manodopera, ma anche tramite meccanismi collaterali di lucro: la richiesta di migliaia di euro per far avere il permesso di soggiorno agli immigrati, piccole estorsioni, infiltrazioni nella gestione dei mercati generali. “Ma un punto deve essere chiaro”, continua la Crogi, ” la Bossi – Fini deve essere abolita; su questo siamo intransigenti, anche perchè molti immigrati non denunciano le loro condizioni proprio per paura delle conseguenze dettate dalla legge”. Il dato che emerge, però, è che molti lavoratori appartengono a Paesi dell’Unione: Romania, Bulgaria e Polonia principalmente, dove peraltro le aziende senza terra e soggetti appartenenti al giro della criminalità organizzata, fondano cooperative e società. Un raccordo dal punto di vista legislativo quindi tra stati e Unione sarebbe forse auspicabile. “L’Europa, in materia, ha però inciso ben poco e nel normare ha secondo noi commesso alcuni errori, che stiamo cercando di modificare tramite l’azione delll’EFFAT, il nostro sindacato europeo.”
Un insieme di proposte accolte con favore da Anci e Inps, presenti all’incontro, “e ci auguriamo anche da Cisl e Uil, con i quali vogliamo lavorare affinchè la posizione sia condivisa”, conclude Crogi. In chiusura l’auspicio del segretario generale Cgil Camusso, affinché vengano riviste le norme sull’attività delle cooperative, che in questa partita giocano un ruolo fondamentale, “perchè se prima erano la continuazione naturale delle società di mutuo aiuto, adesso, e la vicenda del caporalato ce lo racconta bene, altro non sono che scatole cinesi sfruttate dalla criminalità organizzata e strumenti per alimentare elusione contributiva e mercato del lavoro irregolare”

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