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La rassegna della settimana

Di Stefano Fantino il . Rassegne

Assenti, colpevolmente smemorati nel giorno dell’anniversario della
strage di Capaci, (tre grandi quotidiani nazionali, ad esempio, non
spendevano nemmeno una parola) i giornali tornano sull’argomento
sabato 24, dopo che a Palermo una grande manifestazione ha ricordato i
sedici anni trascorsi da quando persero la vita Giovanni Falcone,
Francesca Morvillo, Antonio Montinari, Rocco Di Cillo e Vito Schifani,
uccisi dal tritolo sull’autostrada da un attentato di Cosa Nostra nel
maggio 1992.

Il ricordo del giudice ucciso e delle migliaia di ragazzi che hanno
partecipato alla sua memoria prima con la nave della legalità e poi con
la visita all’Ucciardone dove sono stati ricordati i passaggi
principali del primo maxi processo alla Mafia (leggi su La Gazzetta del
Sud
). Corriere e Unità puntano sulla memoria attualizzandola sul
percorso odierno della giustizia e sulla figura di Alfano, neo ministro
presente agli incontri, che si è detto aperto al dialogo coi magistrati
(leggi su Unità l’articolo di Saverio Lodato e su Il Corriere quello di
Cavallaro
), mentre sul Quotidiano di Calabria un intervento del
quirinalista Alberto Spampinato che riporta il monito di Giorgio
Napolitano a ritrovare l’unità del 1992 contro la mafia (leggi).

Emergenza rifiuti

Chiaiano in tumulto. Dopo le proteste e il
presidio, manifestazioni di cinquemila persone. E la polizia risponde.
Feriti e cariche contro le famiglie che protestavano («Chiaiano, la
polizia fa la faccia feroce» leggi su L’Unità del 25 maggio e
«Chiaiano, una notte con il fiato sospeso», 27 maggio). E mentre sono
in atto delle verifiche e delle analisi nella cava di Chiaiano,
inserita nel piano Bertolaso («Via alle analisi nella cava») dopo la
guerriglia di aprono due inchieste per l’identificazione dei
protagonisti, compresa una indagine da parte della Dda («Battaglia di
Chiaiano, aperte due inchieste», Mattino
). L’ombra della camorra dietro
gli incidenti?Dalle conversazioni intercettate, secondo quanto scrive
Giuseppe Crimaldi sul Il Mattino, ci sarebbe un coinvolgimento del
clan Lo Russo (leggi) e anche un video confermerebbe la presenza di
uomini delle cosche che aizzano i manifestanti (leggi 1leggi 2, da Il
Mattino). Cosa smentita da Nichi Vendola, intervistato dal Mattino il
26 maggio («Vendola: “Non va colpita la gente impaurita”»).
Ma tra il 27 e il 28 maggio il clima si è ulteriormente arroventato:
prima l’avviso di garanzia al prefetto Pansa, indagato per irregolarità
nella gestione del commissariato (leggi su Il Mattino) poi, il 28,
venticinque arresti. Funzionari accusati di traffico illecito di
scorie, falso ideologico e truffa (leggi su Avvenire e Il Mattino).

L’arresto di Nirta

(ANSA) – SAN LUCA (REGGIO CALABRIA),
23 MAG – I Cc hanno arrestato a San Luca il latitante Giuseppe Nirta,
di 68 anni, capo dell’omonima cosca della ‘ndrangheta. E’ coinvolta
nella faida con Pelle-Vottari. Nirta, accusato di associazione per
delinquere e omicidio era tra i 100 latitanti piu’ pericolosi del
Ministero dell’Interno. E’ stato bloccato nella casa di un suo parente.
Giuseppe e’ il padre di Giovanni Luca Nirta, marito di Maria Strangio,
la donna uccisa a San Luca il giorno di Natale del 2006
.

Giuseppe Nirta, boss di San Luca, accusato di associazione mafiosa
e omicidio è dietro le sbarre. Arrestato mentre si trovava in casa con
una parente, dai carabinieri. Nirta era ricercato da agosto. Apertura
su questa cattura eccellente per il Quotidiano della Calabria: «Guseppe
Nirta è stato arrestato» il pezzo di cronaca (leggi). A pagina 5 la
ricostruzione delle vicende ultime legate al boss superricercato. «San Luca, finita la latitanza di Peppe Nirta» titola la
Gazzetta del Sud (leggi); anche su Avvenire grande spazio alla cattura
del boss, trasportato subito nella caserma dei Carabinieri di Locri
(leggi) mentre nei giorni successivi il legale del boss ha contestato
la prova ritenuta cruciale dall’accusa (leggi su Il Quotidiano della
Calabria
). Ancora Calabria sui giornali nei giorni scorsi. Rivelazioni
di pentiti che svelano la presenza dei clan dietro l’attentato a
Iritale (leggi) e parlano di collegamenti tra ‘ndrangheta e politica
(leggi). Ma la serie di arresti non si è fermata. Anche il latitante
Antonio Romeo è stato catturato in un casolare di Ferruzzano, ricercato
dal 2004 per reati di associazione mafiosa e traffico di droga (leggi
su Gazzetta del Sud
).

Camorra

Il 26 maggio, maxi operazione della Dda contro i
Casalesi. 54 esponenti del clan sono finiti in caercere. Le accuse sono
appalti, racket e scommesse on line. Tra gli eccellenti in carcere
anche funzionari di banca. Sono inoltre stati sequestrati beni per 80
milioni (leggi su il Mattino). L’inchiesta durata 5 anni ha evidenziato
come la malavita si sia impossessata di ampi settori dell’economia
legale («Caserta, duro colpo al clan di Gomorra»). E nei giorni
successivi spunta una talpa che avrebbe permesso di proseguire ai boss
la latitanza (leggi il pezzo di Rosaria Capacchione da Il Mattino).
A San Giorgio a Cremano arrestato Abate, boss dei Cavallari scappato
dall’ospedale (leggi) mentre a Barra è stato arrestato Giuseppe Manco,
assassino di due fratelli (leggi). Racket a Bagnoli: una trivella
distrutta dalle fiamme e un custode aggredito dopo che venti giorni fa
ci erano state delle minacce (leggi su Il Mattino). E quando le cosche
sono minate dal pentitismo ecco che scatta la maxitangente per zittire
il boss che collabora con la giustizia. É successo a a Napoli dove i
clan di Secondigliano hanno offerto 1 milione di euro a Prestieri per
convincerlo a ritrattare (leggi 1 e leggi 2).

Dai territori in breve

Giornata dell’arte, della solidarietà
e del volontariato nel segno di un “No corale” alla criminalità. È
avvenuto a Gela dove tremila studenti hanno sfilato contro le mafie
(leggi su Avvenire). A Nicotera (Vibo Valentia), agguato a raffiche di
mitra sun una sorella dei Mancuso (leggi su Gazzetta del Sud). A Napoli
summit tra associazioni antiracket; Marino, nuovo commissario parla di
rete da costruire con le istituzioni per risposte forti e tempestive
(leggi). Mentre la Dda napoletana studia la sua nuova organizzazione:
tra un anno Roberti vedrà scadere il suo mandato. Ipotesi suggestiva:
un vertice a tre, coordinamento tra Cafiero, Cantelmo e Pennasilico
(leggi).

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