La centrale a carbone di Saline e gli interessi della cosca Iamonte
“Secondo quanto emerso dalle intercettazioni la ‘ndrangheta di Melito Porto Salvo dell’Hinterland è d’accordo sulla costruzione della Centrale a Carbone di Saline Joniche”. Lo ha dichiarato alla stampa il procuratore Aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri a margine della conferenza stampa avente ad oggetto la maxioperazione “Ada” eseguita ieri mattina contro la cosca Iamonte e in cui è stato arrestato, tra le 65 persone, anche il sindaco di Melito, Gesualdo Costantino definito intraneo alla cosca. La sua posizione è stata attenzionata anche con riferimento a questo corposo investimento privato, il più ingente in programma nell’area, di un miliardo e mezzo di euro per la costruzione della Centrale a Carbone di ultima generazione nel sito della ex liquichimica di Saline Joniche, frazione di Montebello Jonico.
Il progetto avanguardistico di impianto energetico a combustibile fossile, puntato secondo gli inquirenti dalla cosca Iamonte che, secondo Nicola Gratteri avrebbe esplicitato un interesse al momento della realizzazione per adesso ‘consentita’ dal clan, è della società Sei, gruppo elvetico di cui socio di maggioranza è la società con sede a Milano la Repower. Un progetto per altro avviato con tanto di Via – Valutazione Impatto Ambientale – positiva della Commissione Tecnica del ministero dell’Ambiente dell’ottobre 2010. Ebbene Gesualdo Costantino, dai ieri sospeso dal prefetto di Reggio Vittorio Piscitelli dalla sua carica di Sindaco di Melito P.S., non è l’unico ad essere stato attenzionato dagli inquirenti con riferimento a questo ingente investimento.
La SEI S.p.A., infatti, ha incaricato il consulente Franco D’Aquaro, si legge nell’ordinanza, “di allacciare quei rapporti funzionali al raggiungimento dello scopo prefissato”. Emerge dalla stessa ordinanza che D’Aquaro abbia “preso contatti con la criminalità organizzata locale, inevitabilmente coinvolta nel più massiccio investimento economico che ha interessato negli ultimi anni la zona del basso ionio reggino”. Dalle intercettazioni emergono dei contatti tra D’Aquaro e Costantino. Si legge nella stessa ordinanza di custodia cautelare in carcere che “pur mantenendo una posizione ufficiale contraria alla realizzazione della centrale a carbone a Saline, al tempo stesso allaccia rapporti che si rivelano molto cordiali con D’Aquaro, consulente Sei ed ovvio sostenitore della rivalutazione in chiave industriale dell’area della dismessa ex Liquichimica. L’atteggiamento ambiguo di Costantino – prosegue l’ordinanza – trova piena giustificazione nei reali interessi di cui egli è portatore, ovvero quelli della cosca Iamonte che, come emerso nel corso delle conversazioni telefoniche intercorse tra Guerrera Giuseppe e Bava Pompeo Vincenzo, ha dato il suo assenso al d’Aquaro e di conseguenza parere favorevole all’investimento economico, in quanto rappresenta anche occasione di ulteriore arricchimento per il sodalizio criminale”.
Dunque con riferimento a questo impianto, alle forti perplessità degli ambientalisti, questa indagine adesso aggiunge anche un rischio concreto di infiltrazioni mafiose.
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