NEWS

Arrestato sindaco di Melito

di Valentina Leone il . Calabria

65 persone, tutte a vario titolo ritenute contigue alla ‘ndrangheta e, in particolare, alla cosca Iamonte, sono stati i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Dda. Le accuse sono: associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, vendita e detenzione di armi e munizioni, associazione collegata a quella di tipo mafioso; associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope del tipo hashish e marijuana,  nonché della disponibilità di armi e reati connessi. L’indagine prende il via nel 2006, ed è stata condotta tramite intercettazioni ambientali e telefoniche. Tra i nomi degli indagati, spuntano quelli di Gesualdo Costantino e Giuseppe Iaria, rispettivamente attuale ed ex sindaco di Melito Porto Salvo, zona in cui opera la cosca.

Nella conferenza stampa tenutasi stamane a Reggio Calabria, infatti, i magistrati Gratteri e Sferlazza, titolari dell’inchiesta, hanno parlato di “controllo asfittico del territorio”: un vero e proprio monopolio sulle attività imprenditoriali pubbliche e private, specialmente quelle riguardanti il settore edilizio e dunque il giro d’affari inerente agli appalti di tutto il basso Jonio; un controllo pedissequo delle gare e delle assegnazioni realizzato soprattutto attraverso alcuni imprenditori – che secondo gli investigatori – sarebbero stati affiliati e in grado di esercitare  un forte condizionamento su una pubblica amministrazione; il capitolo dell’inchiesta riguardante l’amministrazione comunale è infatti esemplare della collusione tra ‘ndrangheta e politica locale: in un’intercettazione telefonica tra un esponente degli Iamonte e l’imprenditore Tripodi, a cui fa capo il gruppo imprenditoriale riferibile alla cosca, si registra un dialogo riferito a Gesualdo, dove il Tripodi affermerebbe  “Lui deve salvaguardare noi e noi salvaguardiamo lui” e inoltre “Noi, lo abbiamo messo noi la”.

Gratteri: sodalizio fra mafia e politica. Ma il sodalizio tra mafia e politica nel territorio melitense ha radici decennali, e lo stesso Gratteri cita lo scioglimento della giunta comunale del 1991, sino ad arrivare alle elezioni regionali del 2005, dove è candidato proprio Iatì, ex sindaco di Melito: la ‘ndrangheta invia uomini in ogni seggio e in ogni frazione del Comune, e ciascun rappresentante deve dar conto del risultato elettorale; in un seggio Iatì prende solo otto voti, e il rappresentante viene redarguito. Anche per le ultime tornate comunali l’intervento della cosca è chiarissimo -secondo gli investigatori. Gesualdo non è accusato di concorso esterno, ma dalle indagini appare evidente l’investitura degli Iamonte e il loro forte sostegno in termini di voti; anche perchè il sindaco, anche tramite l’aiuto dei tecnici comunali Maesano e Imbalzano, anch’essi arrestati, avrebbe dispensato diversi favori, sia in termini di gare d’appalto, che per quanto concerne autorizzazioni amministrative per poter edificare e commesse pubbliche. Un altro episodio citato è quello della delocalizzazione dei Rom: il comune è intenzionato a trasferire al di fuori del centro abitato la comunità rom, ma i rappresentanti di questa si oppongono; alla fine il Comune decide di risolvere la questione acquistando diciassette appartamenti, di proprietà di esponenti del clan. Altro favore che il Comune concede agli Iamonte è la messa a norma e la riapertura immediata di una sala giochi, la “Poseidon”, controllata dalla cosca e chiusa dai Nas perchè non in regola con permessi e parametri igienico – sanitari.

Imprenditoria e ‘ndrangheta. Ma, da quanto emerge, il settore edile non è l’unico ad esser stato preso di mira: sempre nell’ordinanza si parla, infatti, di un condizionamento riguardante qualsiasi tipo di iniziativa o attività economica, la quale diveniva automaticamente oggetto di richieste estorsive quali il pizzo o la fornitura di manodopera, fino ad arrivare all’obbligo di estromettersi volontariamente da alcune gare. Di fatto, la sopravvivenza di tutte le attività del settore produttivo, comprese le cooperative sociali, era subordinata al benestare della cosca. Nicola Gratteri, pm dell’inchiesta, ha inoltre affermato che c’è il “consenso” della ‘ndrangheta alla costruzione della Centrale a carbone di Saline, zona limitrofa a Melito: non vi è stato, a quanto risulta, un contatto diretto tra la cosca e l’impresa, ma in un’intercettazione ambientale si evince che la ‘ndrangheta “vedrebbe con favore” la realizzazione del progetto. Inoltre risulterebbe ambigua la posizione del primo cittadino, il quale in pubblico si era sempre dichiarato contro la centrale  ma avrebbe poi – secondo gli investigatori –  interloquito sul punto con esponenti della cosca. L’opera è al centro di dibattito, soprattutto da parte degli abitanti del territorio, i quali sono assolutamente contrari alla realizzazione del progetto.  Oltre alle misure restrittive, vi è stato anche un sequestro di beni mobili e immobili riconducibili all’organizzazione, per un valore di circa 4 milioni di euro.
La cosca Iamonte. Si tratta di  una delle più attive e consolidate organizzazioni criminali della zona del basso reggino. Le attività principali riguardano il traffico di sostanze stupefacenti e armi, ma, ancor prima dell’operazione di stamane, l’ultima relazione annuale della Direzione nazionale antimafia presentata solo pochi mesi fa,  aveva già evidenziato come gli interessi della cosca non fossero unidirezionali: nel documento, infatti, viene riportata l’esecuzione di 5 fermi in data 24 febbraio 2012, nell’ambito dell’operazione “Affari di Famiglia”, nei confronti di alcuni appartenenti alla cosca Iamonte (oltre che a Ficarra – Latella). Dal resoconto delle indagini, emerge infatti un meccanismo di controllo diretto e tangenti sui lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della SS 106, nella tratta compresa tra Melito e Reggio Calabria.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link