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La famiglia di Don Diana contro il pentito Carmine Schiavone

di Raffaele Sardo il . Campania

Ancora un tentativo di infangare la memoria di don Giuseppe Diana. Stavolta è un collaboratore di Giustizia, Carmine Schiavone a tirarlo in ballo. Ma la famiglia di don Diana non ci sta e passa al contrattacco. “Abbiamo dato mandato al nostro legale di fiducia affinché avvii tutte le iniziative giudiziarie a tutela del buon nome di don Peppe Diana”. Emilio Diana, il fratello del sacerdote ucciso il 19 marzo del 1994, è offeso e amareggiato da questa nuova offensiva diffamatoria nei confronti di don Diana. “Non sono bastate tre sentenze per mettere la parola fine sulla vicenda del nostro congiunto – dice Emilio – ora arriva altro fango su una persona che non si può più difendere e non può contestare quello che viene detto. Mio fratello non trova pace. Dopo 19 anni ci sono ancora tentativi così maldestri per offuscare la figura don Peppe”. Carmine Schiavone, il primo pentito del clan dei casalesi nel corso del processo a carico di Nicola Cosentino, in corso di svolgimento a Santa Maria Capua Vetere, ha sostenuto che il sacerdote si era schierato con l’ex sottosegretario all’Economia: “Cosentino mi chiese di coinvolgere il prete. Portava molti voti. Gli chiesi di appoggiarlo per le elezioni provinciali. Era il 1991”. Dichiarazioni che hanno provocato sconcerto a Casal di Principe tra i cittadini che conoscono la storia di don Giuseppe Diana e la storia di Carmine Schiavone.
“Chi attacca la memoria di don Diana – dice Valerio Taglione, coordinatore del Comitato don Peppe Diana – vuole delegittimare tutto il movimento anticamorra che nel suo nome sta cercando di cambiare questi territori”. “Provo solo indignazione per questo tentativo di coinvolgere in un processo politico la figura di don Diana – don Stefano Giaquinto, parroco a Casagiove, che ha sempre difeso a spada tratta la memoria di don Diana, è categorico: lo devono lasciar stare. Don Diana ha dato la vita per difendere quello in cui credeva. E’ un martire della Chiesa”. In casa don Diana, in via Garibaldi a Casal di Principe, è un via vai di persone. Abbracciano Iolanda, la mamma, che vicino al camino ascolta in silenzio e con le lacrime agli occhi. Continua solo a dire sottovoce: “Perché ancora tutto questo? Perché non gli fanno trovare pace a quel figlio mio?”

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