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Sorgerà su un bene confiscato in centro a Palermo la prima bottega della legalità in Sicilia

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Sicilia

Sono chiavi che pesano, quelle che oggi hanno consentito di alzare la serranda del bene confiscato ad un boss di Brancaccio nel cosiddetto “salotto” di Palermo, piazza Castelnuovo a pochi passi dal Teatro Politeama. Dopo Napoli, Roma, adesso Palermo dove in quello che un tempo era stato un negozio di abbigliamento sorgerà la terza bottega, nella quale verranno venduti i prodotti delle cooperative Libera Terra che lavorano sui terreni confiscati ai mafiosi. La bottega I sapori della legalità in piazza Castelnuovo 13 aprirà nei prossimi mesi e sarà l’ennesimo frutto di un percorso virtuoso che è quello intrapreso grazie alle legge 109 /96 che prevede oltre alla confisca dei beni dei mafiosi anche il loro riutilizzo a fini sociali.

Le cooperative in tutta Italia, in particolare in Sicilia, Calabria e Puglia, da anni coltivano i campi che un tempo erano di Brusca, Riina e Provenzano e di molti altri. “E’ un altro segno forte di libertà e di giustizia per la città di Palermo” – commenta il presidente di Libera – Don luigi Ciotti, presente alla consegna del bene oggi insieme al questore Giuseppe Caruso, al prefetto Giancarlo Trevisone e al sindaco Pietro Cammarata e a molti giornalisti e cittadini di Palermo.

“Sono grato a Palermo e quanti si sono impegnati per questo, perché questa è una bottega che parla proprio di libertà – dichiara Don luigi Ciotti – è necessario liberarsi da quella cappa che la violenza criminale crea, soffocando le scelte e i percorsi di vita della gente onesta. Capovolgendo tutto e restituendo ai cittadini i loro diritti. E’ un segnale forte: sarà il luogo in cui verranno venduti i prodotti che arrivano da tutta Italia, con dignità, umiltà, con spirito di servizio, proprio a testimoniare che sono le cose concrete, quotidiane, continue coerenti e credibili che diventano importanti”.

La bottega è stata assegnata a Libera Palermo e sarà, per l’ associazione, un luogo nel quale far conoscere i prodotti delle cooperative ma anche promuovere percorsi culturali. “Immaginiamo questa bottega come una sorta di laboratorio, di spazio aperto, nel quale potenziare anche il lavoro quotidiano che oramai da tanti anni portiamo avanti nelle scuole e nelle associazioni e con i cittadini di Palermo – commenta Umberto di Maggio di Libera Palermo – attraverso la vendita dei sapori e la condivisione dei saperi. Quelle che ho in mano oggi sono chiavi che pesano, per il loro doppio valore e anche l’ impegno che ci attende non è da poco. Ma siamo pronti con l’aiuto di tutti a rendere questa sede della Bottega dei sapori della legalità sempre più un luogo di confronto, di conoscenza e di riappropriazione di quei diritti troppo spesso violanti”.

E’ in giornate come questa, commenta Don Luigi Ciotti, che bisogna ricordarsi sempre dell’ insegnamento del giudice Paolo Borsellino che nel momento di maggiori risultati del pool antimafia disse: “attenzione a non coltivare perniciose illusioni”. Questo vale ancora oggi, i risultati sono importanti ma non si può abbassare la guardia, soprattutto in relazione alle responsabilità di ciascuno, di quelle zone di compiacenza, segmenti dell’economia, della finanza, a livelli diversi anche della politica e del corpo sociale. Don Ciotti ricorda inoltre, come negli ultimi anni proprio a Palermo siano germogliati fiori importanti: Addiopizzo, le associazioni antiracket, il continuo lavoro nelle scuole, tutti fermenti positivi da stimare, sostenere e incoraggiare, collaborando con forza energie e idee, superando silenzi, omertà, reticenze.

Fermenti che devono allagarsi e che oggi partono anche da qui, dalla consegna di questo bene confiscato ad un boss di Brancaccio, originario di Agrigento. Partono da una saracinesca alzata con forza, dallo sguardo incuriosito dei passanti in una Palermo in cui splende il sole e l ‘estate è arrivata da mesi, il traffico è insopportabile come sempre, i problemi sono ancora tanti: dai rifiuti non smaltiti, sino alle case popolari non assegnate, alle povertà diffuse di alcuni quartieri, alla mafia. Ma nonostante il caos palermitano già da qualche ora si cammina in punta di piedi, quasi a rallentatore. In una Palermo che sedici anni dopo non dimentica, è facile incontrare per strada manifesti (affissi dal Comune) che chiamo eroi Giovani Falcone e Paolo Borsellino, ma i palermitani lo sanno che la storia non ha bisogno di eroi solo di uomini veri, che non piegano la schiena, che fanno il proprio lavoro con onestà e rigore. Questo erano Giovanni e Paolo. Oggi è la vigilia dell’anniversario della morte di Falcone, a Capaci stanotte verrà celebrata la messa in ricordo delle vite spezzate in quella strage di mafia: Rocco, Vito e Antonio, gli “angeli” della scorta. Stamattina ad alzare la saracinesca di questo bene confiscato hanno voluto essere presenti anche alcuni loro colleghi, perché c’è un legame indissolubile fra un percorso di legalità che avanza e il costo, troppo alto, che ancora in molti sono costretti a pagare per questo.

*Si ringrazia per la preziosa collaborazione Giuseppe La Rocca

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