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Le mafie in Lombardia: dalle infiltrazioni alla colonizzazione

di Gaetano Liardo il . Lombardia

I boss in Lombardia sono arrivati da molti decenni, hanno piantato solide radici e colonizzato la regione. Nel silenzio indifferente di quanti hanno sottovalutato il problema, Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, hanno sviluppato un’imponente holding del crimine che rischia di travolgere il tessuto economico-politico e sociale lombardo. Un problema, questo, che non può essere più nascosto, né minimizzato. Tantomeno delegato alla magistratura che, negli ultimi anni, sta dando prova di una forte azione repressiva. E’ necessario, quindi, attivare i meccanismi che rafforzano gli anticorpi sociali di chi quotidianamente agisce nell’economia sana della regione.  Un’iniziativa importante è quella che domani vedrà insieme le tre grandi sigle del mondo cooperativo lombardo – Legacoop, Confoccoperative e Agci – che con Libera, Libera Informazione e la Camera di Commercio iniziano un percorso di formazione per chi allo sviluppo economico contribuisce quotidianamente. «Le tre organizzazioni cooperative, Legacoop, Confcooperative e Agci, su alcuni temi hanno deciso di muoversi in comune, come dimostra il protocollo d’intesa firmato con Libera e Libera Informazione, perché s tratta di temi per noi di estrema rilevanza». Esordisce così Luca Bernareggi, presidente di Legacoop Lombardia.

«Con l’iniziativa di domani – continua – inizia un percorso di approfondimento e di impegno sul contrasto alla penetrazione illegale del tessuto economico e sociale della Lombardia. Il nostro obiettivo è quello di dare ai dirigenti delle cooperative, soprattutto a quelli che operano nelle attività economiche più a rischio, gli elementi per valutare la pericolosità del fenomeno».  Un’iniziativa sicuramente impegnativa, perchè i boss le radici le hanno piantate ben salde. «Si tratta di un fenomeno che ormai è a livelli palesi di presenza che qualsiasi forza economica deve saper contrastare», avendo però i necessari strumenti per farlo. «C’è un ritardo strutturale – aggiunge Bernareggi – che riguarda tutto il nord, con il nostro impegno vogliamo aiutare a svelare la natura di questo fenomeno».

Quale contributo possono offrire le cooperative  per contrastare la resistibile ascesa della mafie? «Come cooperative dobbiamo fare due cose. La prima – sottolinea il presidente lombardo di Legacoop – è quella di essere dei bravi imprenditori, agendo in percorsi di legalità, contrastando – ad esempio – quelle forme di imprenditorialità cooperativa utilizzate per fini illegali, come succede in alcuni settori, quali la logistica e la movimentazione. Occorre quindi rispettare la legge e agire in un regime di trasparenza e legalità. La seconda cosa da fare è essere dei bravi cooperatori. L’impresa cooperativa non è basata sul “vince chi ha più soldi”, ma si fonda sulla trasparenza, sulla partecipazione, sulla democrazia e sul rapporto con la realtà in cui si opera. Questi sono gli elementi che possono servire a contrastare le mafie».

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