Roberto Saviano
Troppo spesso ci siamo sentiti dire che parlare di Scampia per la camorra e le sue violenze nuoce a quel quartiere ed alle speranze di rinascita dei suoi abitanti. Troppe volte si sono accusati la stampa e la tv di informazione negativa e di sensazionalismo. Come se i nemici da battere non fossero camorra, droga e armi fumanti, ma chi ne parla per denunciare e per chiedere,viceversa, di tenere i fari accesi su Scampia e sui tentativi di rinascita del quartiere. Ora si torna di nuovo a questo vecchio, trito schema: come se non ci fossero stati morti ammazzati addirittura nel cortile di una scuola materna. E non anni fa, ma all’inizio di dicembre. Perché chiudere gli occhi su questi gravi avvenimenti, accusando chi ne fa denuncia ed argomento culturale di riflessione, impedendo addirittura le riprese televisive per una fiction tratta da “Gomorra”, invece che alleare cultura, informazione e territorio per isolare ed estirpare la camorra?
Sappiamo tutti che Scampia è anche e soprattutto altro: non è solo la parte de “Le vele”, del degrado sociale e della povertà, della camorra e delle inferriate ai balconi. Scampia è anche il quartiere delle Associazioni che ogni mattina si impegnano nelle scuole e nel recupero dalla strada dei giovani a rischio; Scampia è fatta da 150mila persone che fanno la più alta raccolta differenziata di Napoli; Scampia è il cinema e lo sport fatto con e dai ragazzi del quartiere. Ma Scampia è anche ed ancora quello degli omicidi, delle faide e degli arresti; e nonostante l’impegno delle Associazioni e delle forze di Polizia, è ancora il più grande supermercato della droga d’Italia. Che fare allora? Dimenticare che questo aspetto esiste e non parlarne più? Forse che lo spaccio ed i revolver così sparirebbero d’incanto? O forse non è meglio unire la denuncia e la conoscenza al lavoro quotidiano nel territorio per superare il disagio, fare domande precise alla politica, cittadina e nazionale e contribuire alla sconfitta della camorra,tutti insieme? E se anche ci fossero problemi e difficoltà a coniugare queste due facce di Scampia, perché dividere ulteriormente con striscioni come “scampiamoci da Saviano”, invece che tentare di superare divisioni, lavorando per chiarire incomprensioni e presunte contrapposizioni? A queste domande vorremmo che rispondessero non tanto le Associazioni che giustamente hanno preteso che quello striscione fosse tolto dal tavolo, durante la conferenza di venerdì scorso o a quelle che hanno abbandonato la sala. La domanda è rivolta a chi l’ha messo quello striscione ed al presidente della municipalità Angelo Pisani che dopo aver detto di no alle riprese televisive, ha autorevolmente partecipato all’incontro di venerdì prendendo la parola dietro quello striscione offensivo per chi lotta ogni giorno contro le mafie oltre che per Saviano (come si vede dalle riprese TV), facendolo poi togliere un pò tardivamente, a conferenza già incominciata.
A nulla serve dividere il fronte anticamorra: a nulla serve mettersi le fette di salame sugli occhi: lavoriamo invece perché di Scampia si abbia una futura immagine di quartiere-città che si è liberata della camorra con la Cultura e con i propri cittadini. Unendo invece di dividere: a tutti chiediamo di discutere della proposta di utilizzare questo momento per discutere apertamente e, come ha chiesto Articolo21 e l’Usigrai, di proiettare i film prodotti su Scampia ed intraprendere, Associazioni, giornalisti e uomini di Cultura, Saviano in testa, un viaggio televisivo e cinematografico tra le realtà di Scampia,ma anche di tutte quelle dell’antimafia e di Libera che quotidianamente si battono contro le mafie e la corruzione. Chiamiamo pure questo viaggio “Scampiamoci dalle mafie e dalla camorra”: per dire che proprio da Scampia può prendere il nome della rinascita e del superamento delle contraddizioni in nome della battaglia per sconfiggere camorra e mafie varie..