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Napoli, tra i rifiuti e la caccia ai rom

Di Daniela De Crescenzo il . Campania, Dai territori

Seicento rom cacciati con il fuoco, cinque campi distrutti e poi saccheggiati, due abbandonati spontaneamente dai nomadi perché le forze dell’ordine avevano avvertito che non avrebbero potuto continuare il presidio. È successo a Ponticelli, periferia di Napoli, proprio mentre la città era paralizzata dall’ennesima emergenza rifiuti e dalle proteste portate avanti, anche queste, con roghi e blocchi stradali.

Contro i rom sono scesi in campo donne, bambini e bande di adolescenti che hanno utilizzato la tattica della guerriglia urbana: latte di benzina acquistate per pochi euro e scaraventate tra i disperati che avevano trovato nella periferia est l’ennesimo precario rifugio.

Molti, infatti, erano già stati cacciati da altri ghetti, da Secondigliano, da Arzano, da Casoria. Qualcuno era sfuggito dieci anni fa a un altro pogrom a Scampia. Allora i raid scattarono dopo la morte di una ragazzina investita da un rom. Anche allora per mandare via gli stranieri (ma anche i tanti rom che avevano cittadinanza italiana) fu utilizzato il fuoco.

Fino a una settimana fa, prima di fuggire in nuove e ugualmente disperate periferie, i rom di Ponticelli vivevano in condizioni assolutamente subumane in un quartiere che dal terremoto in poi ha subito una trasformazione catastrofica. La zona est abitata dall’aristocrazia operaia, da nuclei di professionisti orgogliosi delle proprie radici, è stata travolta nei primi anni Novanta dall’assalto alle migliaia e migliaia di case costruite con i fondi della ricostruzione e non ancora ultimate. Sono nati ghetti senza fogne e senza servizi dove le scuole sono state abbattute dai vandali, i nidi sembrano usciti da un bombardamento, i commercianti improvvisati vendono nei portici delle case popolari trasformati in negozi abusivi. In via Sambuco, al lotto zero, in via Argine, nelle strade che hanno fatto da sfondo ai pogrom, i rifiuti non si raccolgono nemmeno quando il resto della città è pulita, i topi scorazzano nei giardini e i parchi pubblici sono una distesa di erbacce. Sono stati i disperati che abitano questi rioni abbandonati che si sono eletti a giustizieri. Hanno bruciato i campi che erano già praticamente delle discariche, tanto che il 7 maggio carabinieri e la Asl avevano sequestrato il terreno del campo di via Virginia Wolfe proprio per le condizioni igieniche e avevano ordinato al Comune il ripristino dello stato dei luoghi. Non hanno mai avuto risposta.

Di risposte, in verità, non ne hanno mai avute nemmeno i consiglieri della municipalità che da anni segnalavano la situazione di degrado. Spiega Massimo Cilenti, vicepresidente della settima municipalità «Dal 2003 avevamo chiesto innumerevoli volte di liberare le aree di proprietà comunali da chi le occupava abusivamente. C’era un grave problema di igiene perché i rom non avevano nemmeno i bagni e un problema di sicurezza perché utilizzavano le bombole di gas, ma nessuno ha mai voluto farsene carico».

Perciò il Pd ha affisso ai muri un manifesto in cui si chiedeva di cacciare i rom proprio nelle stesse ore in cui i teppisti bruciavano il campo. «Una
coincidenza sciagurata», dice Cilenti. Ma la resa dei conti nel Pd non è ancora acqua passata.

Certo nessun partito si è mai scagliato contro le migliaia di occupanti abusivi delle case pubbliche. Dopo i roghi l’assessore comunale alla solidarietà, Giulio Ricci, ( e con lui molti politici), hanno parlato di «regia della camorra». E certo sono i boss che in questi ghetti dimenticati dallo Stato stabiliscono il giusto e l’ingiusto. Ma i boss sono anche pronti ad ascoltare gli umori della plebe che governano. Attualmente le indagini sono seguite dalla sezione antiterrorismo della procura di Napoli guidata da Rosario Cantelmo.

Venerdì c’è stata l’iscrizione a ruolo per il reato di saccheggio e devastazione mentre il reato ipotizzato in un primo tempo era quello di incendio. Per i magistrati chi ha agito ha manifestato una chiara intenzione di intimidire i nomadi e di cacciarli in maniera definitiva. E gli inquirenti non escludono una regia occulta da parte della malavita. Ma le forze dell’ordine presenti sul territorio sono di diverso parere ed ritengono che dietro i raid non ci siano le organizzazioni criminali. «La camorra imprenditrice non ha alcun interesse a cacciare i rom», sostengono. É invece probabile, a loro parere, che la manovalanza dei boss abbia partecipato alle aggressioni. Certo è che per il momento sono finiti in manette solo i giovani presi con le mani nel sacco mentre rubavano nei campi che avevano appena bruciato. Così i responsabili dei giorni della vergogna restano, ancora una volta, impuniti.

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