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La rassegna della settimana

Di Alessio Magro il . Rassegne

Fazio si prostra in diretta, Cappon grida allo scandalo, la Rai rischia la multa e Travaglio l’esilio dalle tv pubbliche, la Finocchiaro spara colpendo anche Santoro, che rischia di subire un’inchiesta targata Agcom. Un fronte trasversale quello a sostegno di Schifani, che annuncia querela. Solo Di Pietro si schiera in difesa del giornalista torinese. Un passo indietro. In onda su Che tempo che fa, Travaglio ha ricordato agli italiani i trascorsi sospetti del neo presidente del Senato: i rapporti con i futuro boss di Villabate Nino Mandalà, le consulenze per lo stesso comune poi sciolto per due volte perché in odore di mafia, le attività sospette della società Siculabrokers partecipata dallo stesso Mandalà e da Enrico La Loggia. Durante il polverone, Travaglio ha attaccato anche Alfano e il solito Dell’Utri. Mentre la vicenda si sovrappone al dibattito sulla riforma della Rai – e l’irriducibile sinistrorso Beppe Giulietti ricorda il nodo del conflitto d’interessi – scoppia la polemica nella categoria, con le bordate di Giuseppe D’Avando al collega torinese. Una gara fra giornalisti a chi è più etico nella professione, a chi è più bravo e a chi ha più informative nella manica (Corriere della Sera 12  del 12 maggio/ Repubblica, 12 e 14 maggio ).

Sotto tono sui media altri casi eclatanti. Si torna a parlare delle incompatibilità di Clementina Forleo, con il Csm chiamato a decidere tra un mese sul trasferimento del gip milanese. Sullo sfondo, le inchieste sulle scalate bancarie, il ruolo di Massimo D’Alema, le accuse di complotto della giudice, le sortite in tv da Santoro insieme a un altro pm d’assalto, Luigi De Magistris (Corriere della Sera, 13 maggio). Decisamente sottovalutata la bufera che ha colpito il presidente dell’Anm Simone Luerti, altra vittima di Marco Travaglio: il cronista ha rivelato dalle colonne dell’Espresso le frequentazioni di Luerti con l’imprenditore calabrese Nino Saladino, figura centrale dell’inchiesta Why not. Luerti, che come Saladino è vicino a Cl, ha annunciato le dimissioni. Un po’ fuori sincrono il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che invita i giudici alla professionalità e al basso profilo (Corriere della Sera, 13 maggio). Sottovalutatissima l’iscrizione nel registro degli indagati per il senatore Nicola Di Girolamo (Pdl, circoscrizione Europa) per violazione della legge elettorale (Corriere della Sera, 13 maggio). Dopo la task force delle intercettazioni illegali, spunta la bottega del piccolo spione. Una rete di investigatori privati, poliziotti corrotti e funzionari compiacenti dedita all’ascolto delle conversazioni altrui. Si muovevano per storie di corna, questioni personali e aziendali, piccola roba (Repubblica, 14 maggio).

È stato privato delle inchieste principali. E De Magistris torna alla carica con una nuova indagine ad alti livelli: una società calabrese, la Giorgano Grical, avrebbe monopolizzato gli appalti nel settore pubblico. Coinvolti imprenditori e amministratori, dirigenti regionali e funzionari della Sorical, la società regionale che gestisce gli acquedotti (Quotidiano della Calabria, 14 maggio). Altri dieci in manette a San Luca, con l’operazione Zaleuco, che è seguita ai blitz post Duisburg. In cella uomini delle cosche protagoniste della faida, i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari (Quotidiano della Calabria 12, 11 maggio). Una storia di truffe alla 488 arriva a conclusione: condanne in primo grado al processo Editoria srl, a Cosenza (Quotidiano della Calabria, 11 maggio). Il caso Reggio è comunque l’evento principale della settimana. Dopo la scoperta di una cimice negli uffici del pm Nicola Gratteri, le lettere del corvo, i pizzini ai pm di Condello, le conferme del Csm, arriva un’altra sorprendente notizia: una seconda cimice ritrovata in procura generale. Lo spiato sarebbe il pm Francesco Neri, ex braccio destro del magistrato anti-massone Agostino Cordova a Palmi, protagonista delle indagini italiane sulla vicenda Alpi. Ancora più sorprendente è il balletto delle smentite e delle conferme: allo scoop del Corriere della Sera con Carlo Macrì (tra l’altro con pochissima visibilità), hanno replicato i vertici giudiziari di Reggio e Catanzaro. Poi i nuovi dettagli del Corsera: di bonifiche ce ne sarebbero state tre e solo l’ultima, affidata a una ditta privata dopo gli interventi del Ros, avrebbe avuto esito positivo (Corriere della Sera, 12 e 13 maggio).

La Campania è in fibrillazione. Aspra polemica sul rinvio a luglio del processo che vede coinvolto il governatore Antonio Bassolino, accusato insieme ad altri amministratori di frode e abuso d’ufficio nella gestione rifiuti. C’è il rischio prescrizione e lo slittamento per errate notifiche fa gridare allo scandalo (Mattino, 15 maggio). In contemporanea, un ex pentito rivela un piano per uccidere il giudice Raffaele Cantone, ora in Cassazione. A ordirlo il clan La Torre. Un piano saltato per l’arresto del capoclan (Mattino, 15 maggio). Vicenda inquietante quella di Ponticelli. Spranghe, molotov, sgomberi si sono abbattuti sui Rom dopo il caso del presunto tentativo di sequestro di una neonata operato da una donna del campo.Dietro le quinte, il ruolo della camorra e le strane manovre speculative sull’area di Ponticelli (Avvenire e Mattino, 15 maggio).

Dopo il dossier mafie&cicoria di Libera Informazione, arriva la relazione dell’Osservatorio regionale sulle infiltrazioni mafiose a Roma e nel Lazio. Ad annunciarlo in conferenza stampa il presidente Enzo Ciconte e il governatore Piero Marrazzo. La mappa dei clan e delle attività, gli affari, le linee di tendenza, un quadro organico come strumento indispensabile per la politica. Mentre Marrazzo ha chiamato alla responsabilità governo e comune, i consiglieri regio
nali hanno richiesto la convocazione di un consiglio straordinario sulla criminalità organizzata nel Lazio (Corriere della Sera, 13 maggio).

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