NEWS

Finanza mafiosa e narcotraffico portano ai “narcoStati”

Di Piero Innocenti il . L'analisi

Gran parte del denaro sporco da ripulire proviene, è arcinoto, dal traffico delle droghe che, nella graduatoria mondiale, occupa, da decenni, il secondo posto, subito dopo il petrolio e prima del commercio di armi. In Italia, fonti autorevoli, indicano in oltre 400 milioni di euro la “produzione” giornaliera dell’industria del riciclaggio. La Banca d’Italia, valutava un anno fa (ottobre 2011), in circa il 10% del Pil il quantitativo di denaro “ripulito”, indicando la ragguardevole cifra di oltre 150 miliardi di euro.Stime Eurispes e dell’Osservatorio Confesercenti (giugno 2011) fissavano in 110 miliardi di euro il fatturato delle mafie. A livello mondiale, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il riciclaggio si attesterebbe intorno al 5% del Pil. Negli Stati Uniti, i traffici di droga producono tra i 150 e i 200 miliardi di dollari. Con la sola cocaina, nel mondo, si movimentano circa 350 miliardi di dollari.
In Italia, il mercato della cocaina, frutta, ogni anno, oltre 20 miliardi di euro, un terzo dei 60 miliardi riguardanti il commercio di tutte le droghe (Eurispes 2011, Istat, Legambiente, Confesercenti) e dei 170 miliardi dell’economia illegale in genere. Se a quest’ultima “montagna” di denaro sporco si sommano i circa 250 miliardi di euro prodotti dall’economia sommersa (di cui 100 miliardi di tasse evase), il bilancio delle “attività fuorilegge” in Italia è davvero stratosferico. La (pia) illusione che qualcosa possa cambiare con la prevenzione, l’inasprimento di sanzioni penali o con la cooperazione internazionale di polizia e di magistratura, si scontra, ogni giorno, con una realtà criminale-mafiosa-finanziaria che appare pressoché invincibile, perché saldata con pezzi delle istituzioni e della politica.
Che il mercato italiano delle droghe vada a gonfie vele lo conferma il numero dei sequestri operati nel 2011 ( trentanove tonnellate di droghe) e in questi undici mesi del 2012 (circa 47 tonnellate di stupefacenti, ossia il 35 % in più dello stesso periodo del 2011) dalle forze di polizia e dalle dogane su tutto il territorio nazionale. Un mercato, dunque, che non conosce affatto la crisi di altri settori, e che si intreccia sempre più con un sistema di finanza internazionale sporca (mafiosa), che ha intaccato inesorabilmente le basi di istituzioni bancarie in molti paesi, in alcuni casi determinandone il fallimento. Emblematica, a riguardo, la “boccata di ossigeno” di circa 350 miliardi di narcodollari ricevuta dalla poderosa Lehmam Brothers dopo il crac, a fine 2008. A tal proposito, l’ultima denuncia è contenuta in un rapporto presentato dal Congresso americano il 17 luglio 2012 contro la banca britannica Hsbc, le cui filiali avrebbero “ricevuto”, nel biennio 2007-2008, dai cartelli dei narcos messicani, circa sette miliardi di dollari. L’accusa contenuta nel rapporto è che la banca, pur sapendo della pericolosità dei clienti, ha consentito loro investimenti, estesi persino a istituzioni finanziarie saudite collegate ad Al Qaeda. Ma, è arcinoto, che in qualsiasi latitudine “pecunia non olet” e servono a ben poco gli Accordi e le Convenzioni internazionali contro il lavaggio del denaro, soprattutto quando, come in questi anni, c’è uno straordinario bisogno di liquidità.
Con il denaro del narcotraffico, dunque, sono state salvate diverse importanti banche negli ultimi anni. La recessione mondiale, la crisi del dollaro e dell’euro, l’inquietante e perdurante situazione finanziaria, fanno del nostro paese, dell’Europa intera, un mercato di forte richiamo per le grandi operazioni di riciclaggio e c’è il serissimo pericolo che poteri finanziari mafiosi si stiano impadronendo (lo hanno già fatto?) di vitali settori dell’economia, dalle banche a grandi aziende. Continuare a non affrontare seriamente il problema del narcotraffico e del riciclaggio di denaro a livello internazionale ( la Convenzione europea sul riciclaggio del maggio 2005 deve ancora essere ratificata dal nostro paese, ma anche da Francia, Germania, Gran Bretagna), significa correre il rischio di assistere alla nascita e al consolidamento di veri e propri “narcoStati”. E’ quello che stanno già drammaticamente vivendo paesi come il Messico, la Colombia, il Perù, la Bolivia e del Sud Est asiatico, dove l’incidenza della produzione, del traffico di droghe e del riciclaggio sull’economia, oscilla, mediamente, tra il 40% (Messico) e il 30% nei restanti paesi. Senza contare che anche negli Stati Uniti si sostiene che se il narcotraffico venisse debellato l’economia americana subirebbe perdite di oltre il 20%. Insomma, si vive una situazione paradossale in cui la liquidità proveniente dall’economia illegale (e da quella sommersa ) è fondamentale alla sopravvivenza dell’establishment di interi paesi. Nel 1997, Amado Carrillo Fuentes, capo  storico del cartello di narcotrafficanti di Juarez, ricercato dalla polizia federale e per questo fortemente “seccato”, propose al Governo messicano del tempo la sua disponibilità a risanare, con il denaro di cui disponeva, le disastrate finanze dello Stato, purché fosse …lasciato in pace! Non ci stupiamo se qualcosa del genere dovesse capitare anche in Italia (o in Europa) da qualche “autorevole” esponente della ‘ndrangheta.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link