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Ddl Diffamazione, una pessima legge: va ritirata

Di Santo Della Volpe il . L'analisi

Questa legge non può essere approvata: non possono esserci trattamenti diversi tra giornalista e direttore di un giornale,nel caso di una diffamazione: sia  nella responsabilità che nelle sanzioni. Costituzionalmente è inaccettabile  il fatto che il giornalista autore di un articolo possa rischiare il carcere, mentre il direttore venga solo multato. Anche perché per legge è sancita la responsabilità oggettiva del direttore per  tutto ciò che va in onda o viene pubblicato, altrimenti non ci sarebbe deposito della firma in tribunale per poter autorizzare qualunque pubblicazione o emissione via radio-tv. Per questo il Parlamento non deve votare una legge che  salvi il direttore dal carcere mentre lo dispone per il giornalista autore di un articolo. E questo vale anche per dare al cittadino una garanzia  di tutela nel caso sia vittima di una diffamazione.
Per questo la Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani, chiede al  Senato di tornare sui propri passi e di non approvare una legge dal solo sapore punitivo verso la stampa e la libertà di informazione: il Parlamento, chiede la Fsni, non voti la normativa che “introduce limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e sanzioni sproporzionate e inique a carico dei giornalisti, senza che siano introdotte regole efficaci di riparazione delle dignità delle persone per eventuali errori o scorrettezze dell’informazione”, scrive il sindacato aggiungendo: il ddl sulla diffamazione è “una pessima legge che introduce norme assurde: le ragioni della protesta e la richiesta di ritiro sono condivise da Fieg e da Fnsi . “In occasione della discussione al Senato della Repubblica del disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa – si legge nell’appello congiunto – la Fieg e la Fnsi si uniscono nel rinnovare al Parlamento e a tutte le forze politiche l’appello a non introdurre nel nostro ordinamento limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e sanzioni sproporzionate e inique a carico dei giornalisti con condizionamenti sull’attività delle libere imprese editoriali, senza peraltro che siano introdotte regole efficaci di riparazione della dignità delle persone per eventuali errori o scorrettezze dell’informazione”. 
 
“Il testo che va al voto dell’aula del Senato – affermano la Federazione degli editori e il sindacato dei giornalisti – non riesce a bilanciare il diritto dei cittadini all’onorabilità e il diritto-dovere dell’informazione a cercare e proporre, con lealtà, verità di interesse pubblico, come viene chiesto al giornalista professionale. Le norme proposte, inoltre, come ha rilevato il Governo – che ha espresso parere tecnico contrario – sollevano dubbi di incostituzionalità e di incoerenza con l’articolo 110 del Codice Penale, nonché con l’articolo 57 relativo ai reati a mezzo stampa”. 
 
A giudizio di Fieg e Fnsi, “si tratta di una pessima legge che introduce norme assurde: le ragioni della protesta e la richiesta di ritiro sono condivise da Fieg e da Fnsi. Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessità di tutelare la dignità delle persone, tutela che si deve realizzare con azioni tese a sostenere un giornalismo etico e responsabile.  Nessuna legge che abbia come sanzione il carcere lo può alimentare. In questo modo, invece, si introducono solo elementi di condizionamento, di paura per la possibile esplosione di querele temerarie e di controllo improprio che non possono essere condivisi”
 
Fieg e Fnsi “riconoscono che equilibrate sanzioni economiche e rettifiche documentate e riparatrici siano la strada principale di un ordinamento moderno del diritto dell’informazione che abbia come obiettivo la tutela della dignità delle persone. E’ necessario salvaguardare il bene informazione, la sua natura, il suo valore per una stampa libera, autonoma e pluralista. Occorrono leggi giuste e eque che tutelino efficacemente le persone ed esaltino le responsabilità e la funzione civica della stampa e del giornalista.L’Italia – concludono – deve restare in linea con i principi del diritto europei delle nazioni più evolute”. 
 
Per il sindacato dei giornalisti, “La giornata dello sciopero differito, lunedì 26 novembre, contro le inaccettabili proposte di legge che reintroducono il carcere per gli errori di stampa fatti dai cronisti, sarà l’occasione per una forma forte di protesta e mobilitazione”. “Al punto in cui è arrivata – sottolinea la Fnsi – la proposta di legge è inemendabile. Tutta l’informazione italiana conferma e ribadirà ancora con più forza l’appello a tutti i senatori a recuperare la massima coerenza con l’ordinamento democratico della Repubblica, evitando di votare una legge ingiusta, iniqua, carica di elementi di rancore, inutile per la riparazione di danni da errori di stampa alla dignità dei cittadini; inefficace, infine, per evitare il carcere a un direttore condannato a 14 mesi.  
 
La Fnsi “non ferma la sua protesta. Proseguirà con molteplici azioni e iniziative, finchè non sarà posto fine a un disegno che punisce il giornalismo investigativo, tutti i cronisti, tende a provocare l’oscuramento delle notizie scomode, propone solo propaganda e nessuna riparazione concreta ai cittadini eventualmente danneggiati nell’onore da errori di stampa. La giornata di lunedì renderà ancora più chiaro che tutto il mondo dell’informazione non si piega all’oscuramento delle verità, delle notizie di interesse pubblico, esaltando invece la funzione di controllo democratico dei poteri. Nella stessa giornata, accanto a questo rinnovato e robusto impegno, si svolgerà a Roma un presidio, in piazza del Pantheon dalle ore 19 alle 21, con fiaccole accese per indicare la luce contro ogni oscurantismo, per la dignità delle persone meno tutelate che non godono della ribalta dei riflettori, per indicare un impegno permanente per assicurare, con autonomia e responsabilità, il diritto a sapere, conoscere e affermare il pluralismo dell’informazione. La manifestazione è aperta a associazioni e cittadini. Analoghe iniziative si svolgeranno in diverse città d’Italia, dove le Associazioni regionali di stampa e i comitati di redazione avvieranno specifiche forme di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini

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