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Fra Travaglio e D’Avanzo non c’è proprio nulla?

Di Alberto Spampinato* il . Interviste e persone

Dobbiamo sforzarci di ragionare sempre con calma e con pazienza,
come invita a fare la Fnsi, anche di fronte alle risse scatenate
dall’intervento di Marco Travaglio a “Che tempo che fa”. Non dobbiamo
essere partigiani, dobbiamo giudicare nel merito e  distinguere  fra il
tono, la forma e il contenuto dei messaggi.

  Se noi giornalisti ci riduciamo, come rischia di avvenire
oggi, a definire la nostra posizione scegliendo di identificarci in
toto in Travaglio, o nelle critiche di D’Avanzo, siamo messi proprio
male.  Io apprezzo alcune cose dell’uno e dell’altro, ma non mi
riconosco in nessuno dei due.  Se il duetto con Fazio fosse la scena di
un film, io non la taglierei: la farei rifare bene. 
    
Cerchiamo
di superare la strumentalità degli attacchi alla Rai, che pure è
innegabile. Proviamo a smontare l’intervento televisivo di Travaglio
per esaminarlo in dettaglio. 
1) Nella prima parte, a mio avviso,
esprime legittimamente un giudizio critico su una personalità pubblica
che non apprezza;  ma perde il diritto esprimendosi con una mancanza di
rispetto e un linguaggio offensivo che non possono essere usati nei
riguardi di nessuno, tanto meno – e qui entra in gioco la forma – verso
una carica istituzionale e da una tribuna del servizio pubblico
radiotelevisivo. 
2) Nella seconda parte Travaglio critica,
giustamente a mio parere, il fatto che le biografie giornalistiche di
Renato Schifani pubblicate in occasione della sua elezione a presidente
del Senato non abbiano fatto alcun riferimento a quei suoi discutibili
rapporti con personaggi poi condannati per mafia: questa a me sembra
omissione o, nel migliore dei casi, cattivo giornalismo. Travaglio fa
bene a stigmatizzarlo, a dire che non vale dire che la magistratura non
ha mai sanzionato quel comportamento; né vale dire che sono fatti di
tanto tempo fa. A Giorgio Almirante i giornali (almeno alcuni) non
smisero mai di rinfacciare il passato nella RSI e la qualifica di
“fucilatore” per avere trasmesso nel 1944 un bando alle prefetture, e a
Palmiro Togliatti non si stancarono mai di ricordare il ruolo
anteguerra a Mosca. I profili giornalistici, per essere onesti, devono
contenere tutto,  e i singoli fatti devono ( o meglio: dovrebbero)
essere valutati in modo circostanziato e per
quel che sono.
Travaglio esce dal seminato quando parla in modo propagandistico,
proponendo la sua interpretazione di fatti che non ha enunciato in
termini precisi e comprensibili. Mi lascia perplesso che si sia fatto
forza, con ostentazione, con la citazione di Lirio Abbate, che è
invitato in tv forse più spesso di lui e non aveva certo bisogno che
Travaglio si facesse suo portavoce. Con tutto ciò, do ragione a chi
chiede risposte nel merito, e in particolare al deputato Pd Giovanni
Bachelet, che ha lapidariamente dichiarato: ”Le informazioni che ho
letto nei libri di Travaglio si sono finora rivelate attendibili. A
quelle da lui fornite in televisione e già pubblicate nel suo ultimo
libro, in un Paese normale, si replicherebbe nel merito, con serena
puntualità”. 

Dunque in questa circostanza non riesco a
identificarmi con Travaglio. Mi è già successo qualche altra volta. Ma
non smetterò di essergli grato per aver evidenziato, con libri e
articoli, e con coraggio, uno dei più gravi problemi della nostra
informazione giornalistica:  “la scomparsa dei fatti”, annullati sempre
più dalle opinioni. Caro Travaglio, questo è il male. Ti prego, non
farti contagiare.

*consigliere nazionale FNSI

  • ”Grave la posizione della Finocchiaro capogruppo PD al Senato”. Intervista a Furio Colombo
  • Caro Cicchitto, perchè crociata contro Travaglio e nessuna parola sui fucili padani? – di Giuseppe Giulietti
  • Difendere Travaglio significa difendere liberta di espressione e diritto di cronaca – di Giorgio Santelli
  • Meglio fuori chi attacca destra e sinistra? – di Montesquieu
  • Ricordo due precedenti… – di Roberto Zaccaria 
  • L’attacco di AN punta alla Direzione Generale – di Carlo Rognoni*
  • Caso Travaglio, caso Rai di Vincenzo Vita
  • Sul caso Travaglio è cominciata la campagna di An per mettere le mani sulla Rai – di Roberto Cuillo*
  • Repressione è civiltà di Diego Cugia
  • Chi ha paura di Marco Travaglio? – di Vittorio Roidi
  • Orwell 1984 e il caso Travaglio-Schifani – di Tania Passa
  • Caso Travaglio, ipnosi collettiva – di Redazione Antimafia Duemila 
  • Caso Travaglio, ovvero l’assalto per riportare la Rai sotto il controllo governativo – di Giuseppe Giulietti
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