NEWS

Ingroia, un blog dal Guatemala

Di redazione il . Progetti e iniziative

“Lo Stato ha sempre trattato con i poteri criminali ma mai è stato chiamato a risponderne. Questa è la prima volta”. Così il magistrato, per poche ore ancora procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, commenta le polemiche che quest’estate (ma non solo) si sono scatenate intorno all’indagine da lui coordinata sulla cosiddetta “trattativa”. Lo fa nel suo ultimo (per il momento) appuntamento romano, organizzato a Roma da Micro Mega, al  teatro Ambra alla Garbatella. Durante la serata si è parlato del processo sulla trattativa Stato-mafia, del contrasto alla magistratura, della corruzione e delle elezioni in Sicilia, insieme a Andrea Camilleri, in un dibattito moderato da Paolo Flores d’Arcais cui infine si è aggiunto anche il vicedirettore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio.  Un racconto che ha alla base “l’amarezza” che Ingroia sottolinea di aver provato per le ultime vicende che riguardano il conflitto di attribuzione, fra la procura e il Quirinale. La vicenda è ormai nota ma durante il dibattito lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, offre una prospettiva nuova dalla quale guardare all’atteggiamento del Colle.“L’atteggiamento di Napolitano e la richiesta dell’Avvocatura del Quirinale  in merito al conflitto di attribuzione – spiega lo scrittore siciliano – va letta nel periodo complesso che stiamo affrontando e dal quale arriviamo. Napolitano – io credo – ha agito anche mosso da una paura per lo scardinamento delle istituzioni, avendo preso contatto solo dopo con la naturale conseguenza dei propri atti”.  
“Non vado all’Onu perché mi sono arreso. Non sono in fuga – ribadisce Ingroia  dal palco dell’Ambra – c’è molta strumentalizzazione su questa scelta fatta per altri motivi. Non è un attacco personale è piuttosto legato ai processi che ho condotto”. Ingroia ripercorre con Flores d’Arcais e Camilleri la storia dei processi di mafia in Italia, il rapporto sempre difficile con la politica, soprattutto quando “dalle indagini del maxi processo si passò a quelle sui cugini Salvo, su Ciancimino, o sui cavalieri di Catania”. Erano gli anni di Falcone e Borsellino, del pool antimafia e già i due magistrati finirono al centro di polemiche e furono oggetto di isolamento, talvolta anche dentro la società civile. “Così – con le dovute differenze fa capire il magistrato palermitano – è accaduto anche a noi”, ai magistrati che hanno indagato su questa pagina nera del passaggio alla Seconda Repubblica, il biennio stragista e le trattative sino al 1994.  
Ingroia lascia Palermo, si occuperà di lotta al narcotraffico internazionale, dal Guatemala per conto dell’Onu.  Un posto scomodo e rischioso, anche questo. Così se da una parte il magistrato guarda in avanti dichiarando che “le organizzazioni criminali oramai agiscono a livello globale ed è a livello globale che bisogna rispondere, migliorando le attività di contrasto” dall’altra si volta indietro, al capitolo di vita professionale e umana, che sta per chiudere alle sue spalle e aggiunge: “Parto con un rimpianto per le verità mancanti.  L’inchiesta che da vita al procedimento in corso sulla trattativa è il massimo che potessimo fare in questo clima di isolamento istituzionale.  Oltre queste responsabilità, al momento, non siamo riusciti ad andare. Così considero questo inizio di processo come il risultato conclusivo di un capitolo della mia vita e ho scelto questo momento per aprirne uno nuovo”.  “Lascio la procura di Palermo e il mio impegno come magistrato in Italia per questo incarico all’estero ma non finisce qui e non si ferma con le inchieste quella tensione morale che le ha accompagnate in questi anni – continua Ingroia”. Guatemala si, dunque, ma con un occhio all’Italia. “Sono contento, dunque – dichiara il magistrato –  della proposta fatto da Micro Mega di avere un blog sul  sito perché, con il vantaggio di avere le mani un po’ più libere, potrò dire quello che da pm, con i normali vincoli professionali correlati, non ho potuto dire”.  
Ingroia chiude il suo intervento con un pensiero sui “movimenti”. “Credo che i veri salti di qualità – spiega Ingroia, storicamente siano sempre stati legati alla spinta dal basso. Cosi a volte serve stimolare movimento, opinione, e forse questo posso farlo più dal Guatemala che da magistrato in Italia. Perché un Paese senza verità rimane a democrazia incompiuta. 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link