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I numeri delle “mafie usuraie”

di redazione il . Progetti e iniziative

 “E’ usura di mafia”. Così Luigi Ciotti presentando il rapporto “Usura, BOT delle mafie” alla Fnsi a Roma oggi ha commentato in numeri e le storie contenute nel dossier. Le mafie fanno affari lungo lo stivale e incentivate dalla crisi di liquidità, legata alla difficoltà di accesso al credito presso le banche, si offrono come banca, come service, ad imprenditori, a famiglie a chiunque strozzato dalla crisi economica abbia bisogno di prestiti.  Il dossier realizzato da Libera racconta questi numeri e il fatturato delle mafie e mette in evidenza un sistema, un meccanismo, che strozza il Paese, piega le imprese e inquina l’economia nazionale. 
Quanto chiedono le “banche delle mafie”? Secondo il report i tassi usurai variano da regione in regione.  In Puglia i clan hanno raggiunto i 240% di tassi annui; in Calabria, nel vibonese, invece il 257% annuo, Locride e risalendo verso la provincia di Cosenza si scende a 200%. A far registrare il record sono le metropoli: a Roma con tassi anche vicino al 1500% annui, ‘ a Firenze 400%, e 150% a Milano.  Spostandosi nei distretti industriali della piccola e media impresa del nord est padovano i boss chiedono fino a 180% annuo, nell’Emilia, in provincia di Modena, tra il 120 ed il 150%, mentre ad Aprilia, nel basso Lazio, si e’ raggiunta la cifra record di 1075% di tasso annuo. Tutte cifre che inquinano un’economia fragile dentro la quale, secondo fonti istituzionali (Uif della Banca d’Italia ) su 18 mila segnalazioni il 46% riguardano usura e abusivismo finanziario.
 Quali sono i clan coinvolti nella gestione di questo reato invisibile? Sono clan noti come i Casalesi, i D’Alessandro, i Cordi, i Casamonica, i Cosco, ma anche la ‘ndrina dei De Stefano, il clan Terracciano e i  Fasciani, i Mancuso, i Parisi, i Mangialupi  e la  Stidda. Nonostante l’enorme sommerso, alcuni dati riferiti ai sequestri operati dalla magistratura in giro per l’Italia danno un’idea della portata economica: oltre 41milioni di euro al clan Terracciano in Toscana, 70 milioni di euro il tesoro sequestrato al clan Moccia nel napoletano; 15 milioni al clan Parisi in Puglia, 5 milioni di euro al clan calabrese Facchineri che operava in Lombardia, oltre 50 milioni di euro il tesoretto della famiglia dei Casamonica a Roma.  
Le mafie delocalizzano gli affari e si dividono il territorio. Secondo il dossier, i casalesi fanno affari in Veneto ed in Toscana, la ‘Ndrangheta occupa le regioni del Nord Italia – Lombardia, Piemonte ed Emilia -, mentre Cosa nostra rimane legata al suo territorio di origine. Questo giro d’affari usuraio gestito dalle mafie si mostra stabile nelle grandi metropoli, e che negli ultimi anni penetra velocemente ed in silenzio nelle ricche città di provincia.

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