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Stato mafia, una convivenza che continua

Di Daniele Poto il . L'analisi

La discussione accademica sui punti d’ingresso delle mafie nello Stato è resa obsoleta dalla velocità con cui le mafie si “civilizzano” e la società civile e le istituzioni si “mafiosizzano” – come più volte sottolineato dal presidente di Libera, Don Luigi Ciotti.  In alcuni momenti storici e in alcuni settori c’è un rapporto di osmosi fra pezzi delle istituzioni e le organizzazioni criminali di stampo mafioso: specie quando si tratta di fare affari. Facciamo qualche esempio. In  questi anni la terza istituzione imprenditoriale italiana, cioè il gioco d’azzardo le cui ampie connessioni illegali non saranno assolutamente debellate (e forse neanche scalfite) dal provvedimento di legge in itinere (nonostante la richiesta di un riassetto del settore fatta  da Libera e dalla numerose organizzazioni che hanno aderito alla campagna “Mettiamoci in gioco”) anzi, sta dilagando e inquinando l’economia del nostro Paese. 

Nel gioco d’azzardo si è dovuto penosamente constatare che il decreto pro-Abruzzo ad hoc per i Giochi è stato scritto nella cabina di regia dell’allora Ministro Tremonti, artefice l’indagato Milanese, colluso – secondo i magistrati  –  con il concessionario più inquinato tra quelli in possesso di licenza, la famosa Atlantis Bplus.  Nell’area grigia parlamentare, circa 100 tra deputati e senatori hanno precedenti giudiziari e sono protetti  dall’immunità. Non mancano i responsabili di reati di contiguità mafiosa. Ma se il livello di penetrazione sistemica è alto, noi non vorremo ricorrere ulteriormente a esempi perché la connessione è strutturale, cancerosa e globalizzante. Nell’attualità trova la sua massima condensazione e espressione nell’attuale fine legislatura. Il governo dei tecnici ha avuto mandato solo agitando la scure “economica” ma quando si è trovato a legiferare su argomenti invariabilmente politici, di peso o di merito, ha traballato vistosamente perché condizionato dal sotto testo partitico di riferimento, il cosiddetto ABC, un partner tanto più scomodo e imbarazzante quanto più si avvicinano le elezioni e lo stabilimento di nuovi precari equilibri. Così questo peccato originale travia e falsa qualunque processo di rinnovamento. 

La sospirata legge anticorruzione, l’ovvia conclusione di una promessa fatta all’Europa 13 anni fa, rischia di installarsi con compromessi fagocitanti. Così la riforma dell’azzardo diventa un proclama all’insegna del “non disturbare il conducente”, leggi ricche lobby consolidate dell’industria dell’intrattenimento”. E’ democrazia quella in cui si concedono provvedimenti in cambio di altri? Dove alla vistosa corruzione si abbina voto di scambio e baratto politico? Dove sul libero (si spera) pensiero dei parlamentari si leva il diktat del voto obbligato imposto dai capi-gruppo. Ecco che descritta in questi termini l’attuale logica parlamentare somiglia vistosamente al rassemblement mafioso: dirigismo, auto -referenzialità, spregio per l’interesse pubblico, illegalità diffusa. 

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