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La madre al pentito: basta parlare. Don Ciotti a Bidognetti: forza, non mollare

Di Stefano Fantino il . Campania, Dai territori

Poco più di dieci giorni fa era toccato al marito, Umberto Bidognetti. Svariati colpi di pistola, uno alla testa, in una masseria a Castelvolturno, nel casertano. Undici anni fa, il 3 novembre ’97, il figlio Salvatore era stato vittima di un agguato. Vedova e madre di un figlio ucciso, Angela Pagano è uscita allo scoperto con l’obiettivo di frenare l’attività di pentito dell’altro figlio Domenico, camorrista che dall’autunno dello scorso anno è divenuto, appunto, collaboratore di giustizia. Con una lettera aperta indirizzata a “Il Mattino”, il maggior quotidiano campano.

La lettera

    «Ho letto che hai confessato di aver commesso tanti omicidi, ora basta!!! Non continuare ad uccidere!». Angela Pagano in questa lettera aperta invita il figlio ad abbandonare la via del pentitismo dopo che una decina di giorni fa una vendetta trasversale della camorra casalese aveva portato all’uccisione di Umberto Bidognetti, marito della Pagano e padre di Domenico. «Mi rivolgo a te, Domenico: ho letto dai giornali che ti sei pentito. È facile pentirsi come hai fatto tu, lasciando noi nell’inferno e nel dolore. Quanto male mi stai facendo! Pensa soltanto che i funerali di tuo padre sono stati celebrati come se fosse stato un delinquente e questo non è giusto. Il male che tu hai fatto non lo possiamo pagare noi!». Uno sfogo amaro, sicuramente dettato anche dalla volontà di preservare la memoria del marito (ricordiamo che Umberto Bidognetti era incensurato ndr) : nessuna reazione in Procura ma il valore di un monito materno potrebbe influire negativamente sulla volontà di continuare il percorso del boss pentito a fianco della giustizia.

    Domenico, cugino di Francesco Bidognetti, boss ancora latitante, si era reso visibile a livello mediatico un paio di mesi fa con una lettere aperta (leggi) inviata ai ragazzi di Casal di Principe, in cui esortava ad abbandonare la strada della camorra e definiva “buffoni” i camorristi. Inoltre, dopo che il due maggio, suo padre era stato ucciso, all’alba in quel di Castelvolturno, Domenico, intervistato dal telegiornale Rai si era dichiarato disponibile a perdonare i killer del padre. In una intervista a Grazia Graziadei il boss aveva dichiarato di voler continuare a collaborare nonostante il lutto familiare («Hanno ucciso mio padre ma continuerò a collaborare con la giustizia: non ho paura») ritornando a parlare ai giovani: «la Camorra non protegge nessuno, dà solo morte, terrore e veleni. Questi signori, se non vengono omaggiati, non sono nessuno».

    Nella lettera della madre anche un passaggio a riguardo della “svolta mediatica” del boss. Scrive, Angela Pagano: «Domenico, è facile comparire in televisione, è facile scrivere sui giornali, ma è difficile vivere giorno per giorno quanto ti accorgi che intorno a te c’è solo buio e paura. Ho capito che non vuoi bene alla tua famiglia e pensi solo a te stesso, non ti riconosco più! È innaturale che non pensi a quello che hai causato e che continui a mettere la nostra vita in pericolo, forse qualcosa non funziona in te e qualche trauma ti avrà fatto perdere la ragione».

Don Ciotti al pentito: «Forza, non mollare»

    Se la madre ricorre alla lettera per indicare al figlio di troncare il suo processo di collaborazione con la giustizia, Libera, con il suo presidente Luigi Ciotti, si fa portavoce di quella necessità di continuare un percorso di collaborazione con le istituzioni, fondamentale per combattere il crimine organizzato. Intervenuto a Napoli ad un convegno, Don Ciotti, ha invitato invece Bidognetti a non fermarsi: «A Mimì Bidognetti, al quale la mamma scrive di tacere, io invece dico “Forza, forza!”. Bisogna sostenere i pentiti, bisogna far sentire loro che la comunità è vicina alla loro scelta di parlare con i magistrati». Un accenno e un augurio anche ad Anna Carrino, anche lei collaboratrice di giustizia, moglie di Francesco Bidognetti, “Cicciotto ‘e mezzanotte”, boss ancora latitante.

Bidognetti, storia di una famiglia
   
    Comincia nel ’97 il tragico calvario della famiglia Bidognetti. Il 3 novembre, a Casal di Principe, viene ucciso Salvatore, fratello di Domenico. Nel 2007 Domenico Bidognetti si pente e abbandona il crimine. La sua collaborazione con la giustizia lo porta a scrivere una lettera, indirizzata ai giovani di Casal di Principe, dove apertamente condanna la camorra. Il 2 maggio scorso la vendetta trasversale: ucciso il padre Umberto, in un bufalicio a Castelvolturno poco prima di iniziare a lavorare. Il 9 maggio, Domenico, intervistato dal Tg1, si dice pronto a perdonare i killer del padre e convinto nel voler proseguire il percorso di collaborazione con la giustizia. Porta la data del 12 maggio la lettera della madre che chiede al figlio di smettere di collaborare. Sempre negli scorsi giorni la sentenza di condanna per l’omicidio di Salvatore Bidognetti, commesso undici anni fa.. La Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Elisabetta Garzo, ha comminato quattro ergastoli (a Francesco Schiavone (mandante), Luigi De Vito, Nicola Zara e Salvatore Cantiello (mandante) e condannato rispettivamente a 18 e 22 anni Patrizio Zara e Daniele Corvino (partecipanti). Quindici anni ciascuno, invece, ai fratelli pentiti Luigi (mandante) e Alfonso Diana (esecutore), ora entrambi collaboratori di giustizia.

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