La Compagnia dei Felicioni
Tutto comincia nel marzo 2002 quando la Comunità di Capodarco chiede la villa confiscata a Dario De Simone per far nascere la casa famiglia. L’amministrazione comunale delibera l’assegnazione per dieci anni ma poi il sindaco Michele Griffo, lo stesso di oggi, alla guida di una giunta di centrodestra, si oppone. Così il bene viene consegnato alla “Compagnia dei Felicioni” solo dopo un ricorso al Tar. Un precedente che pesa. Quando nel 2011 Griffo ritorna alla guida del comune, tra i primi provvedimenti presi, il 20 maggio annulla la proroga di sette anni del comodato d’uso del bene confiscato, concessa il 28 giugno 2010 dal commissario prefettizio che guidava il comune dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri.
Ma non è solo uno “stop” alla proroga. Il sindaco, infatti, disse: «La Capodarco non avrà più questa villa, può venire anche il Padreterno. La mafia e la camorra si combattono in altro modo, non difendendo le associazioni che si prendono i soldi. E questa è la più delinquente d’Italia». Una posizione che non ha più cambiato. Il 30 maggio 2011 la “Compagnia dei Felicioni” presenta un ricorso al Tar che il 5 dicembre sospende la decisione del Comune di annullare la proroga. Il 5 luglio la sentenza che ha accolto il ricorso e il cui dispositivo è stato reso noto la scorsa settimana. Giovedì la nuova mossa del sindaco con la convocazione del Consiglio comunale per deliberare lo sfratto. Pende anche una denuncia per diffamazione che i “felicioni” hanno presentato per le gravissime affermazioni del primo cittadino.
*tratto da l’Avvenire
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