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Pace, magistrato competente, cittadino appassionato

Di Enrico Fontana* il . L'analisi, Lazio, Lombardia

Ricordare Nicola Maria Pace significa, per me e per chi lo ha conosciuto in Legambiente, tornare con la memoria a un biennio, quello tra il 1994 e il 1995 che ha segnato davvero una svolta nell’analisi e nella denuncia dei fenomeni criminali connessi alla gestione dei rifiuti. L’amicizia che è scattata allora, tra la convinzione di aver afferrato la “coda” di vicende complesse e delicate (anche pericolose, a dire la verità) e la crescente consapevolezza degli ostacoli che si frapponevano lungo la strada, impervia, dell’accertamento della verità, è di quelle destinate a durare nel tempo. Autentica e profonda, come le qualità che animavano l’impegno professionale di Nicola, insieme a quella sua carica umana che emergeva appena riuscivi a superare l’impatto con un magistrato rigoroso, anche nell’aspetto, oltre che nella sostanza.
Con il suo lavoro alla Procura della Repubblica di Matera, perché allora a indagare su questi fenomeni erano uffici giudiziari considerati “secondari”, Nicola Maria Pace ha dato sostanza, al di là degli esiti giudiziari, a un’intuizione: l’esistenza, dietro la gestione illegale dei rifiuti, di reti articolate e complesse di malaffare. Non un’attività marginale e di scarso rilievo, com’era considerata allora anche negli uffici giudiziari, oltre che sui media e nelle sedi istituzionali, ma qualcosa di ben più significativo e pericoloso.
E’ del 1994, infatti, la sua inchiesta sulla Trisaia, il sito dell’Enea di Rotondella, sull’impianto Itrec e la gestione dei rifiuti radioattivi. In quello stesso anno Legambiente pubblica il dossier “Rifiuti Spa”, in cui viene denunciato gli affari intrecciati tra camorristi, pseudo-imprenditori, politici corrotti e iscritti a logge massoniche. Sempre nel 1994, a dicembre, presentiamo insieme all’Arma dei carabinieri e all’Eurispes, il primo rapporto sul fenomeno dell’ecomafia. E l’anno dopo viene istituita dalla Camera la prima Commissione d’inchiesta sul ciclo illegale dei rifiuti. E’ di quel periodo anche un altro dossier di Legambiente, intitolato “L’intrigo radioattivo”, che descrive i primi risultati, pubblici, delle inchieste già aperte sulle navi dei veleni e sui traffici di rifiuti radioattivi.
Quelle difficili indagini, il suo lavoro in commissione, le nostre lunghe chiacchierate sono servite soprattutto a noi di Legambiente per maturare meglio la consapevolezza di quale fosse, già in quegli anni, il ruolo dell’ecomafia. E quella sua disponibilità a discutere, consigliare, suggerire approfondimenti possibili è rimasta intatta negli anni, quando a Trieste prima e a Brescia poi è stato chiamato a incarichi ancora più impegnativi, da procuratore capo e responsabile della Direzione distrettuale antimafia. In tutto il suo lavoro, pur mantenendo sempre rigorosamente distinti i ruoli, Nicola non ha mai “perso di vista” le associazioni, il ruolo dei cittadini, la necessità, spesso l’urgenza di partecipare a incontri pubblici e dibattiti per diffondere conoscenza e consapevolezza. 
Così, quando gli abbiamo chiesto nel 2008, di essere tra i promotori di un appello forte e ancora attuale per chiedere verità sui quei traffici illeciti di rifiuti radioattivi, sul fenomeno delle navi dei veleni, sulle morti che hanno accompagnato quegli anni, da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Natale De Grazia, lui ha detto subito sì (Clicca qui per leggere l’appello). E non mi ha stupito leggere, nei messaggi di ricordo di Libera, dalla Basilicata a Brescia, che quella disponibilità l’ha sempre garantita. Perché questo era Nicola: un cittadino appassionato, responsabile e partecipe, prim’ancora che un magistrato competente, con la voglia e l’umiltà di studiare e approfondire. Capace di immergersi nell’analisi del ciclo di gestione dei rifiuti radioattivi e delle tecnologie disponibili, per trovare incongruenze e lacune ingiustificabili, dietro le quali potevano nascondersi vere e proprie attività illegali, oppure di approfondire, anche dal punto di vista giuridico, tutto ciò che aveva a che fare con il fenomeno dell’immigrazione. 
Quando ci siamo visti a  Brescia, dopo alcuni anni, per un’iniziativa promossa insieme da Libera e Legambiente ci siamo abbracciati. E abbiamo ringraziato, tutti e due, le nostre associazioni per averci fatto incontrare di nuovo. Come ci capitò 18 anni fa, ciascuno nel proprio ruolo e tutti e due dalla stessa parte: quella della legalità e dell’ambiente. Ciao Nicola e grazie di tutto.
*Responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente

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