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La rassegna della settimana

Di redazione il . Rassegne

Settimane di veleni in Procura a Reggio Calabria ma anche occasione per i primi chiarimenti. Cimici, intercettazioni e ulteriori inchieste di approfondimenti d’indagine. Sono stati effettuati i sopralluoghi nei locali dove è stata piazzata la microspia mentre luci e ombre si alternano nelle testimonianze dei pm al titolare del fascicolo sul ritrovamento della cimice. (Gazzetta del Sud 7 maggio 2008; Quotidiano di Calabria 7 maggio 2008/ 6 maggio 2008). Solidarietà dai colleghi della Associazione nazionale magistrati (Quotidiano di Calabria, 7 maggio) che esprimono la loro più profonda preoccupazione per i gravissimi recenti fatti illeciti, tendenti ad “interferire nel doveroso esercizio della giustizia che hanno interessato la procura”. Hanno manifestato solidarietà e sostegno anche molti giovani che hanno organizzato un sit – in (Quotidiano di Calabria, 9 maggio/ 8 maggio 2008) per il pm Nicola Gratteri. Sempre Calabria, sempre segnali in codice e altre spie sospette.

A Vibo Valentia il presidente della Provincia Franciso Denisi ha trovato nel suo telefono mobile una microspia; una telecamera era stata piazzata invece nel corridoio fra la sua stanza e quella del segretario generale. (Gazzetta del Sud_7 maggio 2008) Altri messaggi in codice, sono apparsi da uno striscione comparso nella curva rosso blu domenica scorsa nel corso dell’incontro locale con il Sorrento. La Digos sta indagando su questo manifesto comparso per pochi minuti che esprimeva piena solidarietà nei confronti del giovane arrestato, lo scorso 24 aprile e sospettato di essere in contatto con la cosca locale (Quotidiano di Calabria, 6 maggio). Ma non solo codici e parole in quel di Reggio si continua a sparare e nella faida della città dello Stretto viene ucciso un ex pentito, aveva raccontato importanti segreti di mafia alla Dda nel processo di ‘ndrangheta Olimpia.

Si stringe tutt’intorno il filo degli eventi che in questi giorni parla di Calabria ma sebbene spiazzato e guardingo anche lo Stato si organizza. Alle prime luci dell’alba è scattata un’operazione delle forze dell’ordine contro la criminalità organizzata della piana di Gioia Tauro e ben 15 milioni di euro sequestrati (Liberazione 9 maggio). A finire in manette è Pasquale Inzitari (cognato dell’imprenditore Antonino Princi, deceduto dopo essere rimasto vittima di un attentato dinamitardo nelle scorse settimane), esponente Udc e candidato anche alle scorse regionali al Senato. Ed è del 10 maggio la notizia più rilevante “Scacco ai clan della faida di San Luca”, ovvero vengono arrestati dieci affiliati alle famiglie Vottari – pelle e Nirta Strangio. Sono tre le donne che averbbero avuto un ruolo centrale, sarebbero donne d’onore, direttamente coinvolte nelle vicende di ‘ndrangheta svolgendo un ruolo strategico dal punto di vista organizzativo e logistico. E sono state proprio le montagne di San Luca a custodire per mesi messaggi che suonano oggi come suppliche capaci di rendere meglio di qualsiasi racconto cos’è stata la faida scoppiata lassù fra rocce e arbusti. Dentro un’abitazione che sa di bunker gli inquirenti hanno ritrovato bigliettino scritti da bambini, presumibilemente figli dei boss in guerra, che chiedevano alla Madonna di far terminare la faida. Lo strazio, la semplicità, e la mancata spensieratezza che attraversano quei fogli e arrivano a noi oggi, sono l’esempio di cosa più di ogni altra cosa significhi mafia. (Il Quotidiano di Calabria 10 maggio 2008)

La ‘Ndrangheta spara ma fa anche affari, ha esteso i suoi tentacoli anche nel settore dei rifiuti e lo ha fatto al nord. Si scopre infatti a Milano una discarica in mano alle ‘ndrine, 3000 metri quadri coperti da rifiuti speciali, batterie d’auto, pneumatici. Le mani della mala erano riconducibili alle Famiglie di Platì e della cosca Papalia. (Avvenire 9 maggio 2008). Un intero speciale de l’Avvenire ripercorre proprio i numerosi traffici dell’industria più florida del panorama italiano, Mafia Spa, che conta da solo un introito di 90 miliardi di euro, pari al 7% del Pil.

Affari che non tornano invece per l’economia sana quando ci si scontra con estorsioni e pizzo. E’ quello che accade ancora alla stragrande maggioranza di imprenditori del sud Italia, è quello che è accaduto ad Andrea Vecchio, imprenditore siciliano che si è ribellato al pizzo, denunciandolo. A distanza di mesi da quel gesto pochi giorni fa Cosa nostra ci riprova e tenta di intimidirlo facendogli trovare una bomba piazzata nelle vicinanze della sua ditta. Si è tenuto proprio a Barcellona Pozzo di Gotto un incontro promosso dall’Associazione Città aperta per dare sostegno e dire no al pizzo proprio da un comune che ha nel suo record zero di denunce e massimo di attività taglieggiate un triste primato ignorato(Gazzetta del sud, 7 maggio 2008).

Criminalità organizzata che non cede di un millimetro il campo e come in questa settimana continua a minacciare imprenditori, ma anche scrittori e giornalisti, come Roberto Saviano che a Casal di Principe trova scritta sui muri l’ennesima intimidazione, mentre ancora a Secondigliano un uomo del clan muore in uno scontro a fuoco e un passante rimane ferito. (Il Mattino 7 maggio 2008_ II).

Si chiude in Sicilia la settimana sulla stampa sebbene forse non come molti avevano immaginato, perché non ci sono le pagine che restituiscano il senso condiviso del sacrificio di Peppino Impastato a trent’anni dalla sua morte.

Dedicano a Peppino una copertura totale ed approfondita il quotidiano Liberazione e alcune cronache oneste de La Gazzetta del Sud e di Repubblica. Sulla Gazzetta del Sud, appare un’intervista a Giovanni Impastato con un riferimento alla mancata presa di coscienza di Cinisi, rispetto al ricordo di Peppino. Negli stessi giorni però il sindaco del Comune da notizia che a Peppino verrà intitolata l’aula del consiglio comunale a fine giugno. Un passo avanti, verso la memoria e l’impegno. Un passo di quei cento che dividevano Peppino da Cosa nostra e dai suoi sicari che quella notte del 9 maggio ’78 spensero la sua voglia di vivere, di cambiare, di lottare. Di ridere, si anche solo di ridere della mafia, di sbeffeggiarla e di metterla in ridicolo.(Liberazione speciale 123 – 4).

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