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Milano ricorda Carlo Alberto dalla Chiesa

Di Marika Demaria il . Lombardia

Era il carabiniere “con gli alamari cuciti sulla pelle” e il prefetto di Palermo che, venuto dal Nord per combattere la mafia, ebbe gli stessi poteri “del prefetto di Forlì”. Oggi, 3 settembre, ricorre il trentennale dell’omicidio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa e della moglie Emmanuela Setti Carraro. Il suo agente di scorta, Domenico Russo, perirà in ospedale dopo dodici giorni di coma. Il tragico epilogo di una vita vissuta in prima linea contro la mafia (a Corleone, da tenente indagò sulla sparizione del sindacalista Placido Rizzotto individuando in Luciano Liggio il mandante del sequestro e dell’omicidio), contro il terrorismo e poi di nuovo contro la mafia, in una Sicilia insanguinata degli anni 80, è riassunto in una drammatica foto che più e più volte è stata riproposta. La “A 112″ ferma sul cordolo del marciapiede e i due corpi straziati all’interno. Ancora adesso – chi vi scrive c’è stata in una calda sera di giugno dello scorso anno – arrivare in via Carini fa male. Guardare quel cordolo, quella lapide e rendersi conto che nel voltarsi per scorgere l’imbocco della via si ha come l’impressione di sentire i rombi delle auto e delle moto che furiosamente inseguivano l’utilitaria bianca guidata dalla giovane moglie del prefetto. Dopo l’eccidio, una mano gentile pose il cartello “Qui è morta la speranza dei siciliani onesti”. Di recente una mano vile ha deposto delle immondizie in quel punto, ma un’altra mano gentile ha vergato un foglio scrivendo “Per favore non depositate rifiuti sotto la lapide del generale dalla Chiesa”. E mentre, venerdì 3 settembre 1982, i cronisti iniziavano ad accorrere sul luogo dell’ “omicidio eccellente”, due soggetti si introducevano, con la scusa di recuperare delle lenzuola bianche per coprire i corpi martoriati, negli uffici della prefettura, mettendoli a soqquadro e sottraendo il contenuto della cassaforte di dalla Chiesa, compresi i suoi diari.
 
A distanza di tre decenni, le frasi, i discorsi, gli insegnamenti del generale nato a Saluzzo (in provincia di Cuneo) nel 1920 sono quanto mai attuali. Nella celeberrima intervista rilasciata a Giorgio Bocca e pubblicata dal quotidiano «La Repubblica» il 10 agosto 1982, dalla Chiesa sottolineava come “Chiunque pensi di combattere la mafia nel ‘pascolo’ palermitano e non nel resto d’Italia non fa che perdere tempo”, individuando nel ricco Nord i luoghi di affari della mafia. Nel 2012, c’è ancora chi nega che le mafie siano ormai radicate su tutto il territorio nazionale, nonostante recenti indagini come “Crimine-Infinito” e “Minotauro” rispettivamente del 2010 e dello scorso anno, non facciano che avvalorare la tesi del prefetto. Il quale, sempre in quell’intervista, denunciò che si viene uccisi quando si è entrati in un gioco troppo pericoloso e si viene lasciati soli. Una solitudine che lo stesso giornalista, entrando a Villa Whitaker per fare l’intervista, avvertì in maniera palpabile. Così è stato, per lui e per tantissime altre vittime delle mafie. La mafia. L’omicidio del generale dalla Chiesa ha nei capicosca Riina, Brusca, Calò, Provenzano, Greco e Geraci i mandanti mafiosi, ma i volti non possono essere solo quelli. L’ha urlato il figlio Nando all’indomani della strage – “Andate a cercare i mandanti nella Dc” – lo ribadisce con forza ancora oggi: “Si tratta di un omicidio politico, spudoratamente politico, anche se pur di non ammetterlo si volle andare a cercarne le origini nelle carte segrete di Moro anziché in quello che davanti a tutti era successo per quattro mesi”. Questo il periodo che dalla Chiesa trascorse a Palermo in qualità di prefetto. Si insediò il giorno dei funerali di Pio La Torre, ucciso il 30 aprile 1982. Bisognò pagare questo tributo di sangue altissimo – La Torre prima e dalla Chiesa dopo – perché si arrivasse ad emanare la legge “Rognoni-La Torre” che prevedeva il reato di associazione di stampo mafioso e la confisca dei beni ai mafiosi.
 
Le commemorazioni per il generale Carlo Alberto dalla Chiesa si svolgeranno oggi in tutta Italia. Segnaliamo, questa sera alle 21 a Palazzo Marino a Milano, la proiezione del documentario “Generale”. Alla serata saranno tra gli altri presenti Dora dalla Chiesa, la nipote del generale nata pochi mesi dopo la strage di via Carini, il presidente di Libera don Luigi Ciotti e Virginio Rognoni, ministro dell’Interno all’epoca dei fatti

 

Fonte: Narcomafie

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