NEWS

Delitto Scopelliti, ventuno anni fa l’agguato

Di Anna Foti* il . Calabria

Dopo due decenni di silenzio e depistaggi, arriva una svolta nella ricerca della verità sull’agguato del 9 agosto 1991 in cui perse la vita a Piale, Villa San Giovanni provincia di Reggio Calabria, il giudice Antonino Scopelliti, ucciso, perché incorruttibile, da una pioggia di proiettili un mese prima del maxi processo a Cosa Nostra in Cassazione. La svolta ha il nome del pentito Antonino Fiume che nell’ambito dell’inchiesta Meta condotta dal sostituto procuratore della DDA reggina Giuseppe Lombardo ha attribuito l’agguato ad un commando di affiliati alla ndrina reggina dei De Stefano; commando incaricato, da Totò Riina e dai corleonesi minacciati dal processo ormai alle porte, di eseguire il delitto in cambio dell’intervento pacificatore dei siciliani tra i due cartelli reggini De Stefano – Tegano – Libri e Condello – Rosmini – Serraino – Imerti che insanguinarono le strade di Reggio con 700 morti durante la seconda guerra di mafia alla fine degli anni Ottanta.

Rivelazione, questa di Nino Fiume, che ha determinato la riapertura delle indagini per la quale la figlia del ‘giudice solo’, come Scopelliti è stato definito, Rosanna si è battuta da quando nessuna responsabilità fu accertata nei due processi finito senza responsabili in secondo grado negli anni Novanta. Lo stesso Salvo Boemi, magistrato che per decenni ha contrastato la criminalità organizzata, ha sempre ricordato che “negli anni ‘93 e 94 tra i tre processi che impegnavano la DDA di Reggio Calabria, insieme al processo Olimpia, sulla seconda guerra di mafia reggina, e al processo per la morte di Lodovico Ligato, vi era proprio il processo per l’assassinio di Antonino Scopelliti”. Nell’ambito di questo venne accertato l’asse ndrangheta – cosa nostra che nulla avrebbe avuto da guadagnare dalle condanne che quel maxiprocesso certamente avrebbe procurato e che dunque ha cercato e trovato dei validi alleati calabresi per l’irreversibile e sanguinoso disegno criminale.

Una tesi questa della committenza siciliana del delitto e dell’esecuzione del tutto irrituale dei calabresi, supportata dalle dichiarazioni rese da altri pentiti calabresi come Pippo Barreca e Giacomo Ubaldo Lauro negli anni Novanta, ma poi miseramente smantellate in appello. Un accordo, dunque, tra le più spietate mafie del Sud Italia per fermare nell’unico modo possibile, l’azione coraggiosa ed imperturbabile di un giudice onesto ed integro, quale Antonino Scopelliti è stato.  Un accordo che vide come prima tappa la località vibonese di Nicotera dove, nel giugno del 1991,solo due mesi prima dell’agguato, per la prima volta si riunì il gotha di Cosa Nostra e quello della ‘ndrangheta. Presenti i Corleonesi di Totò Riina dalla Sicilia ed i padroni di casa in Calabria i Commisso, Aquino, Pesce, Piromalli, Mancuso, Ficara, Latella, Tegano, Condello, Rosmini e Imerti. L’incontro definitivo pare sia avvenuto nel reggino, nella frazione Bosco di Rosarno, alcune settimane dopo. 

Presso il Tribunale di Reggio sono stati celebrati due processi: il primo contro Totò Riina e altri 13 boss della Cupola di Cosa Nostra sfociato nel 1996 in una sentenza di condanna in primo grado, poi capovolta in assoluzione in appello. Il secondo processo vedeva imputati Binnu Provenzano e altri 9 componenti della cosiddetta Commissione regionale siciliana, tra i quali Pippo Graviano e Nitto Santapaola. Anche in questo caso il verdetto di condanna comminata nel 1998, divenne di assoluzione nel 2000 per inattendibilità dei pentiti, tra cui Giovanni Brusca che azionò il telecomando a distanza nella strage di Capaci.  Adesso a sostenere quel disegno criminoso vi sono quei nuovi elementi attesi per anni che hanno consentito di aprire un nuovo fascicolo su un delitto rimasto impunito e su una irrinunciabile pagina di lotta alle mafie che rivendica Giustizia e Verità.

* da www.reggiotv.it

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link