NEWS

Ecomafie, così i clan mettono le mani sul Belpaese

Di redazione il . L'analisi

Sono passati più di dieci anni dalla prima ordinanza di custodia cautelare emessa per traffico illegale di rifiuti nel nostro paese. L’operazione era la “Greenland” ed era coordinata dalla procura di Spoleto. Da allora i numeri della Rifiuti Spa raccontati nelle inchieste giudiziarie e nelle cronache giornalistiche sono in continuo aumento. Secondo il rapporto ecomafia 2012 presentato oggi a Roma al Nuovo Cinema Aquila (bene confiscato e restituito alla collettività) da Legambiente sono 33.817 i reati ambientali scoperti nel 2011, circa 93 al giorno, il 9,7% in più del 2010. A far lievitare queste cifre, rispetto allo scorso anno, da un lato l’intensificarsi delle attività investigative (con protocolli interforze) dall’altro la crescita dei reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e i beni archeologici. Triplicate, inoltre, le illegalità nel settore agroalimentare. Cifre e storie contenute nell’indagine annuale realizzata da Legambiente che non risparmia quasi nessuna regione del Paese. E che guarda anche all’estero: 23 i paesi esteri coinvolti nel traffico internazionale di rifiuti in partenza dall’Italia. 18 amministrazione comunali sciolte per mafie, spesso coinvolte in indagini su reati ambientali e 296 i clan coinvolti. A presentare il dossier di Legambiente, Enrico Fontana, responsabile Osservatorio nazionale ambiente e legalità, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il sottosegretario all’Interno, Carlo De Stefano, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. Inoltre, il presidente della Commissione parlamentare europea, Sonia Alfano, il vice presidente della commissione parlamentare antimafia, Roberto Della Seta per la Commissione Ambiente  del Senato e Marco Marchetti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
Le cifre del rapporto ecomafie 2012. «Ci misuriamo con un’Italia che vorremmo diversa – dichiara il responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità, Enrico Fontana – introducendo le storie e i numeri di questo rapporto annuale curato da Legambiente. E lo facciamo sempre con maggiore impegno e con il lavoro prezioso delle forze dell’ordine, che con nuovi strumenti e in maniera sempre più efficace sono preposte al contrasto delle illegalità ambientali: dal ciclo dei rifiuti a quello del cemento». Nel dossier di Legambiente i numeri: nel 2011 le forze dell’ordine hanno effettuato 8,765 sequestri, 305 areresti (incremento del 48,8% rispetto allo scorso anno) con 27.969 persone denunciate (7,8% in più rispetto al 2010). Le ecomafie si diffondono in tutto il Paese. Nella classifica delle illegalità ambientali è sempre la Campania a mantenere la prima posizione, seguita da Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio. Nelle prime posizioni (ottava e nona, rispettivamente) rimangono Lombardia e Liguria, seguite da Abruzzo e Emilia Romagna. La maggior parte dei reati, dunque, riguarda ancora una volta le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, simbolo  – commenta il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini –  «che le mafie sono più radicate dove più scarsa è la governance del territorio». «Quello che stiamo facendo in questi pochi mesi di governo – continua il ministro – è di riportare a livelli standard di buona e ordinaria amministrazione la governance nei singoli territori». L’ambiente, racconta nel suo intervento Clini, è spesso utilizzato come bacino elettorale, come luogo di consenso in cambio di posti di lavoro, e non si fanno gli interventi utili che servirebbero per risolvere i tanti problemi che non permettono il miglioramento dell’ambiente. E’ contrario, fa sapere il ministro ai commissariamenti straordinari «non vedo come le gestioni decennali straordinarie possano risolvere situazioni che l’amministrazione quotidiana e ordinaria non riesce a risolvere». Un problema di mafiosi, certo. Ma anche di corruzione e di nuovi mafiosi celati sotto l’aspetto di “professionisti” di settore. Lo ricorda nel suo intervento il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza affermando «vizi privati e relazioni pubbliche tendono a fondersi in unica zona grigia dove lecito e illecito  si mischiano e si sostengono a vicenda, spesso con la mediazione di figure interne alla pubblica amministrazione, grazie al collante della corruzione sempre più diffusa». In lieve flessione, secondo i dati di Legambiente, i dati inerenti al ciclo dei rifiuti e del cemento. 
Botta e risposta sul “Sistri”. Gaetano Pecorella, presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti e Roberto della Seta, in momenti diversi durante il dibattito hanno sottolineato la necessità che si torni al progetto “Sistri” o comunque ad un sistema di tranciabilità dei rifiuti, progetto che aveva dato il via al discusso sistema nato sotto il Governo Berlusconi. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha precisato che «si tratta di un sistema che ha presentato due limiti. Uno dall’inefficienza stessa del sistema (in sostanza non distingue adeguatamente fra i diversi tipi di rifiuti) e l’altro – sottolineato anche dal presidente Pecorella – dalle modalità in cui è nato il sistema “Sistri”. Secondo Clini sono venute a mancare “trasparenza” e “efficienza” e dunque è il momento di valutare se mantenere questo sistema di tracciabilità dei rifiuti o se sostituirlo con uno nuovo. Il ministro, sottolinea inoltre che la cancellazione del Sistri (al momento solo in fase di valutazione e sulla quale si avrà presto una risposta definitiva) era stata chiesta trasversalmente da diverse forze politiche presenti in Parlamento. Come dire, uno strumento che non era la soluzione, forse,  ma che metteva già timore a molti. (Leggi qui approfondimenti sul Sistri a cura di Nello Trocchia)
Ecomafie, business internazionale.  «Abbiamo individuato – sottolinea il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, una serie di reati tipici del traffico di rifiuti e siamo oggi in grado di migliorare le attività di contrasto. C’è grande coordinamento interforze e scambio di documenti e buone pratiche. Serve però l’intervento anche delle altre nazioni, perché quando i rifiuti viaggiano dall’Italia all’estero diventa difficile rintracciarli». Sono 5.284 reati e 5.830 persone denunciate per il traffico o lo smaltimento illecito di rifiuti nel 2011 nel nostro Paese ma non solo. Nelle inchieste emergerebbe, con sempre maggiore evidenza,  il peso degli altri Paesi in questi traffici. 23 nazioni  tra Europa, Asia e Africa, coinvolti nelle inchieste. Un incremento del lavoro di indagine, frutto – sottolineano da Legambiente – del prezioso monitoraggio (riportato anche nel dossier 2012) dell’Agenzia delle Dogane, che permette ogni anno di documentare in maniera dettagliata i mercati globali dell’ecomafie. Materie prime sottratte ad aziende  e ai consorzi di riciclaggio legali che vanno ad arricchire le organizzazioni criminali: rifiuti in plastica e rottami ferrosi attraverso giri fittizi e falsificazioni di bolla d’accompagnamento finiscono interrati in strade, dentro piloni, in vecchie cave, in cantieri edili o siti oltre confine. Un allarme rilanciato durante la presentazione del rapporto anche dalla presidente della neonata Commissione antimafia europea, Sonia Alfano, che ha spiegato come il lavoro del nuovo organismo di Strasburgo stia procedendo mettendo fra le priorità i traffici illeciti e i reati di ecomafie, annunciando fra l’altro, che il prossimo 11 luglio proprio Legambiente sarà in audizione in commissione e
uropea antimafia 
La denuncia e la proposta. Come da tradizione Legambiente fornisce nelle oltre 400 pagine che formano il dossier la denuncia sui reati ambientali che si consumano nel Paese. Ma accompagna a questa analisi una serie di proposte. Alcune sono di tipo normativo. Durante il dibattito, Fabio Granata della Commissione antimafia e il collega Roberto Della Seta, in particolare, l’hanno ricordato: serve associare alle parole i fatti e portare avanti i disegni di legge che giacciono in Parlamento. Su tutte una legge quadro che riordini il sistema dei rifiuti nel nostro Paese al momento  oggetto di lavoro in Senato. «C’è bisogno – spiega Enrico Fontana – di stringere un vero e proprio patto per Ambiente e Legalità che abbia dentro una attenzione alla semplificazione normativa che va bene solo se i controlli di verifica sono efficienti e l’introduzione nel codice penale dei reati contro l’ambiente». Intensificare sempre più le buone pratiche già in corso nel nostro Paese nelle amministrazioni pubbliche, nelle imprese (primo avamposto di legalità o di illegalità a seconda della capacità di coniugare sviluppo e impresa) e nel sistema investigativo. A tal proposito, durante la presentazione del rapporto ecomafie Marco Marchetti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha presentato il frutto di una nuova collaborazione fra l’istituto e il corpo forestale dello Stato e altre forze dell’ordine preposte al controllo dell’ambiente. Se le mafie hanno “creatività” nel mimetizzarsi nella società civile e nelle imprese per fare affare anche la risposta antimafia usufruisce delle migliori intelligenze del paese che con l’ausilio della tecnologia sempre più avanzata prova a smontare questo sistema che gode soprattutto di una vasta area di sostegno, che grazie a corruzione e illegalità diffusa, rafforza il potere dei clan. E compromette ambiente e democrazia nel Paese. 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link