Contro la riforma costituzionale
In Parlamento è in atto l’ennesimo tentativo di modificare la Costituzione. Purtroppo non si tratta di un opportuno aggiornamento di singoli articoli, ma del solito tentativo di una classe politica in grave difficoltà di usare la Costituzione come capro espiatorio delle proprie mancanze. Bastino alcuni esempi: invece di realizzare una drastica riforma fiscale antievasione (basterebbe rendere parzialmente deducibile ogni spesa per spingere tutti ad emettere regolare documento fiscale), anziché intervenire seriamente per ridurre il debito pubblico (il patrimonio dell’Italia vale cinque volte il debito accumulato), al posto di una efficace politica del lavoro rivolta soprattutto ai giovani (per esempio incentivando il part-time e quindi aumentando il numero degli occupati), il Parlamento prova a cambiare la Costituzione senza alcun dibattito nel Paese.
La Costituzione non è una legge qualsiasi, ma quella che fissa il patto di cittadinanza e orienta il senso del nostro essere una comunità nazionale aperta. Di conseguenza mi sembra grave che l’impianto costituzionale vigente sia diventato materia di compravendita (se mi dai l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, ti offro il Senato Federale …) tra i partiti. Non solo: si stanno cambiando norme molte diverse tra loro e in seguito – come prevede la Costituzione – è presumibile che si terrà un unico referendum confermativo, per tutte le modifiche inserite in un unico quesito. Ai cittadini si chiederà di dire sì o no a modifiche tra loro in potenziale contrasto e con proposte di riforma con finalità incoerenti. Una delle proposte di modifica annunciate prevede il ridimensionamento del ruolo del Presidente della Repubblica in particolare nelle situazioni di crisi istituzionale. Si tratta di un controsenso: è proprio nei momenti di difficoltà e incertezza che bisogna valorizzare il ruolo dei garanti che la Costituzione ha previsto proprio quando la divisione dei poteri non è più in equilibrio. E poi diciamocelo francamente: questa classe politica è davvero all’altezza di una modifica strutturale dell’impianto costituzionale ideato da persone come Dossetti, Moro, La Pira, Calamandrei, Basso, ecc.?
Don Giuseppe Dossetti scriveva: “Non lasciatevi neppure turbare da un certo rumore confuso di fondo, che accompagna l’attuale dialogo nazionale. Perché, se mai, è proprio nei momenti di confusione o di transizione indistinta che le Costituzioni adempiono la loro funzione più vera: cioè quella di essere per tutti punto di riferimento e di chiarimento”. Parole sagge che l’attuale classe politica dovrebbe ascoltare e accogliere, anziché tentare l’ennesima improvvisata avventura di stravolgimenti incoerenti della nostra straordinaria Costituzione.
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