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Per potenziare la lotta alle mafie

Di Vito Lo Monaco* il . Progetti e iniziative

Domani 12 giugno pomeriggio alla Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto si terrà un confronto aperto, leale e sicuramente proficuo, fra il ministro Cancellieri e le rappresentanze politiche e sociali dell’antimafia, dalla Cgil alla Confindustria e alle altre associazioni di impresa, dal Centro Pio La Torre all’Osservatorio sui beni confiscati, da Libera alla Fondazione Chinnici, dall’Associazione nazionale magistrati agli ordini professionali.Verranno poste alcuna priorità. La prima, squisitamente politica, prevede che Governo e Parlamento, prima dello scioglimento adottino misure per potenziare l’azione concreta di contrasto alle mafie come obiettivo connesso alle altre misure economiche e anticrisi. Per raggiungere obiettivi, anche parziali, è necessario che l’Agenda politica non consideri “altro” le proposte di miglioramento del c.d. Codice Antimafia e l’auspicabile conclusione positiva del dibattito parlamentare in corso sulla legge anticorruzione. Esse sono urgenti e prioritarie. La seconda, pone il tema di una nuova e più efficiente governance dei beni confiscati che preveda il rafforzamento dell’obiettivo prioritario posto dalla Rognoni-La Torre e dalla 109/96 sul riuso sociale dei beni confiscati e sulla loro restituzione alla società, coniugando obiettivi etici, occupazionali e di crescita economica e produttiva. 

Pur nella diversità dialettica di accenti, le varie espressioni professionali e sociali promotrici dell’incontro del 12 concordano che una nuova governance dei beni sequestrati e confiscati ha bisogno dell’apporto concertato del mondo del lavoro, dell’impresa e dell’antimafia sociale. Non solo per garantire consenso, ma per sciogliere nodi procedurali, gestionali e raggiungere traguardi produttivi. La gestione dei beni sequestrati e confiscati non può prescindere dall’esigenza di dimostrare che il bene immobile, l’azienda o i capitali sequestrati, poi confiscati alle mafie e passati attraverso l’amministrazione giudiziaria all’Agenzia unica, allo Stato e poi alla società, sia stato valorizzato, messo a frutto e non soltanto ben custodito. Questo presuppone iniettare nuove competenze ed energie manageriali nella gestione dei beni e non disperdere l’obiettivo prioritario della funzione sociale e rieducativa anche difronte alla giusta esigenza del giusto profitto. Ma guai se il perseguimento del profitto inaridisse o tralasciasse quell’obiettivo. Con queste premesse generali, sulle quali tutti i promotori del 12concordano, dobbiamo ottenere nell’ordine che la legge anticorruzione in discussione al Parlamento sia definita con norme precise affinché tutti i processi di corruzione arrivino a un pronunciamento di merito prevedendo che i termini di prescrizione decorrano dalla scoperta del reato; che si normino i nuovi reati di traffico di influenza illecita, la corruzione tra privati, quella nell’esercizio della funzione, l’autoriciclaggio e li si punisca duramente. 
Inoltre relativamente alla gestione delle aziende non sono rinviabili orientamenti da assumere anche per via amministrativa affinché le procedure siano semplificate sin dalla fase dell’immissione in possesso del bene sequestrato e siano rafforzatela tutela per i lavoratori e per la continuità dell’attività diimpresa. In questo contesto, auspicabile, di miglioramento dell’efficienza amministrativa e gestionale non si escluda che beni immobili e aziende confiscate possano essere messe in vendita sul mercato dopo aver esperito tutte le strade del riuso sociale. Escludiamo invece che la vendita diventi la soluzione principale della confisca per fare cassa, considerato i tempi dicrisi economica. Alla crisi economica si risponde con il rigore della spesa pubblica e con il rilancio produttivo che include anche il riuso sociale dei beni confiscati. Se lo Stato saprà praticare questa strada, indicherà anche una strada virtuosa a tutto il mondo delle imprese e del lavoro che dovrà essere coinvolto anche nella futura gestione dei beni sequestrati e confiscati. In conclusione competenze manageriali e sindacali dovranno affiancare gli amministratori; i piani industriali per le imprese sequestrate e confiscate andranno concertati; quanto ricavato dal settore andrà reinvestito sullo stesso; il Fondo unico Giustizia deve avere quale obiettivo priori obiettivo prioritario la continuità dell’attività produttiva dell’impresa, la rimozionedei maggiori costi di legalità, la tutela dell’occupazione. In questo quadro l’Agenzia dei beni sequestrati econfiscati dovrà diventare la cabina di regia dove le parti concertino i piani di gestione. Le proposte avanzate da varie parti sono state riportate nel presentenumero di A Sud’Europa, stampato grazie all’aiuto finanziario della Cgil. Esse prevedono misure di riforma alle quali pervenire con nuove leggi, ma anche adeguamenti e miglioramenti delle attuali disposizioni alle quali il Governo e le autorità amministrative potranno provvedere con decreti o direttive. Tutto ciò presuppone, è ovvio, che ci sia la volontà politica sia del Governo che della maggioranza delle forze politiche.

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