Rivarolo Canavese sciolto per condizionamenti mafiosi
“Lo scioglimento del comune di Rivarolo Canavese oggi decretato dal Consiglio dei Ministri è l’ennesima conferma del radicamento della ‘ndrangheta nella provincia di Torino e del rapporto di questa con pezzi della politica locale. Come associazione Libera auspichiamo che inizi presto il pubblico dibattimento del processo Minotauro e che venga approvata la nostra presenza come parte civile per stare accanto ai testimoni che decideranno d’intervenire e per dire da che parte vogliamo stare. Siamo alle battute finali dell’evento Biennale Legalità, con cui commemoriamo le stragi di Capaci e via d’Amelio. A vent’anni da quei fatti, ribadiamo l’importanza della legalità nel nostro Paese. In questo senso, continuiamo a chiedere con forza ai partiti e alle istituzioni di avere il coraggio di compiere scelte di ordine etico e in favore della legalità democratica”. Così commenta la notizia Maria José Fava, referente regionale di Libera Piemonte.
da Narcomafie.it Dopo Leinì è il turno di Rivarolo a esser sciolto per mafia, il comune canavesano è il terzo nella storia del Piemonte, lontano antecedente fu Bardonecchia nel 1995. La notizia era attesa. Dopo una relazione del ministero degli Interni al consiglio dei ministri tenutosi oggi, si è deciso di procedere – com’era nell’aria già da tempo – allo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa “previa relazione del Ministro dell’Interno il Consiglio ha approvato lo scioglimento, ai sensi della normativa antimafia, del Consiglio comunale di Rivarolo Canavese, in provincia di Torino”. Il sindaco Fabrizio Bertot era stato lambito dall’inchiesta Minotauro che svelò la presenza della ‘ndrangheta in Piemonte. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti appalti e cantieri assegnati a imprese di diretta emanazione o finite sotto il giogo della criminalità calabrese in cambio di voti per candidati amici. Questa è la Rivarolo Canavese che emerge dai faldoni delle indagini seguite all’operazione “Minotauro”, integrate dalle informative delle forze dell’ordine e dall’esito degli accertamenti effettuati negli uffici di Palazzo Lomellini.
Un quadro inquietante in larga misura confermato dalla relazione della Commissione di accesso prefettizia. Nel territorio di Rivarolo «ricorrono elementi di prova circa l’esistenza di una ‘ndrina distaccata definita “bastarda” insediata sul territorio dei comuni di Salassa, Rivarolo Canavese, Castellamonte, Ozegna, Favria e Front e coordinata da Occhiuto Antonino». La Commissione Antimafia è intanto ancora al lavoro nel comune di Chivasso dove ha chiesto una proroga dei tempi di indagine che scadrà a luglio.
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