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Caso Orlandi, il corpo della tomba di Sant’Apollinare è di De Pedis

Di redazione il . Lazio

«Io non credo che in quella tomba ci possa essere, come qualcuno ipotizza, il corpo di mia sorella, ritengo in ogni caso  sia meglio  non lasciare niente in sospeso. Chiarire tutti gli aspetti di questa inchiesta». Così Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa il 22 giugno del 1983 a Roma, commentava nell’intervista  rilasciata a Libera Informazione il 5 aprile scorso, la scelta di riaprire la tomba del boss della Magliana, “Renatino” De Pedis, sepolto all’interno della Basilica di Sant’Apollinare a Roma. Emanuela Orlandi, 29 anni fa scomparve proprio nei pressi della Basilica, da allora questo caso è un giallo ancora irrisolto con indagini, complesse e oggetto di depistaggi.   L’esame è stato realizzato per verificare eventuali collegamenti con la scomparsa della ragazza, cittadina vaticana. 
Dopo l’esame del Dna avverà il trasferimento della salma di De Pedis, in altro luogo. Per tanti anni i fedeli  hanno chiesto “perché” il boss dell’organizzazione criminale che imperversò nella capitale negli anni Ottanta dovesse trovare sepoltura in un luogo sacro. La domanda è ancora senza risposta.
L’ispezione e l’inchiesta. L’atto istruttorio si svolge in accordo tra Vaticano e Procura nell’ambito dell’inchiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto Simona Maisto. Oltre ad ispezionare la cripta dove è sepolto Enrico de Pedis si procederà anche all’estumulazione. Dall’ispezione in corso si apprende che  la cripta contiene una tomba  costruita in modo analogo a quelle papali, probabilmente da uno dei marmisti che lavorò per la Santa Sede. Oltre a ciò, nella cripta, vi è un ossario, ove sono poste, senza alcuna identificazione, gli scheletri di soggetti che in precedenza erano depositati senza alcun criterio nello spazio sottostante la basilica (come si usava fare all’epoca). Il boss De Pedis la cui salma oggi verrà trasferita fuori dalla Chiesa  fu ucciso il 2 febbraio 1990 in un regolamento di conti a Campo de’ Fiori. Inizialmente era stato sepolto al cimitero del Verano in un loculo di famiglia, ma poi trasferito a Sant’Apollinare grazie al via libera dell’allora arcivescovo vicario di Roma, Ugo Poletti, ottenuto anche in relazione ad una dichiarazione scritta di monsignor Pietro Vergari, anch’egli già sentito dagli inquirenti in questi anni. La conferma che il corpo seppellito nella Basilica di San’Apollinare sia del boss della Magliana, “Renatino” De Pedis, è arrivata pochi minuti fa dall’esame delle impronte digitali.
I familiari di Emanuela Orlandi. «E’ l’inizio di una collaborazione tra Vaticano e magistratura nella massima trasparenza mi auguro. Cosa molto positiva. Non ci siamo mai fermati. E’ stata presa una decisione importante. Forse stavolta è stato deciso di fare chiarezza. E’ un dubbio che si doveva togliere. Già in passato troppe visite si sono fermate a metà. Questo è il primo passo per scartare almeno un’ipotesi» Così Pietro Orlandi, stamani ha commentato l’operazione di ispezione in corso. A Libera Informazione nell’intervista rilasciata dopo le dichiarazioni del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone (a seguito di una fuga di notizie sulle indagini) aveva  sottolineato come in questi anni si fossero verificati “una serie di episodi, di alcuni c’è traccia in intercettazioni telefoniche – dichiarava –  che mi hanno fatto capire quanto fondamentale sia stata la mancanza di collaborazione fra magistratura e Vaticano. Questo l’elemento che più di tutti ha giocato a sfavore della ricerca della verità». E infine aveva lanciato una speranza, che oggi alla luce di questi procedimenti giudiziari, sembra meno vana: « Io ritengo  – affermava – che il Vaticano debba essere il primo interessato a sapere la verità su Emanuela Orlandi perché era una sua cittadina. Ancora oggi mia madre vive in Vaticano, io ci vado spesso. I rapporti con i cittadini vaticani sono cordiali e affettuosi. I dialoghi avuti in questi anni con i rappresentati della Chiesa, quando ci sono stati, mi hanno fatto capire che c’è una parte del Vaticano che vuole la verità sulla scomparsa di Emanuela. La vuole, anche perché, permetterebbe di fare chiarezza al proprio interno. E la petizione che abbiamo lanciato nell’ottobre scorso per chiedere nuovo impulso nelle indagini conferma che altre 76. 000 persone la vogliono. La chiedono perché sono stanchi,  di non sapere a distanza di decenni da tanti fatti, tanti omicidi e stragi, la verità in questo Paese. Sono stanchi di storie sospese».

Aggiornamento

Appartiene a De Pedis il corpo della tomba di Sant’Apollinare

 La conferma che il corpo seppellito nella Basilica di San’Apollinare sia del boss della Magliana, “Renatino” De Pedis, è arrivata pochi minuti fa dall’esame delle impronte digitali (esame dattiloscopico). Dopo le verifiche odierne seguiranno altri accertamenti medici per fare chiarezza definitiva. I medici legali impegnati sono la dottoressa Cristina Cattaneo, nonché il gruppo Labanof dell’istituto di medicina legale di Milano e archeologi e antropologi forense. Durante l’ispezione sono state ritrovate della cassette con delle ossa (ossario).
I familiari. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è uscito dalla Basilica poco dopo le 13.30 e ha detto: «Non mi hanno fatto assistere alla riesumazione, so che hanno trovato il corpo in buone condizioni, che sono state fatte delle foto e dei prelievi. Non credo che entro oggi venga traslata la salma di De Pedis. Ripeto: è un primo passo verso la verità, un atto dovuto, era un dubbio che dovevamo toglierci. Mia sorella è stata rapita non perché era Emanuela Orlandi, ma perché era una cittadina vaticana»

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